Il cinquantennale del Sessantotto è stata un’occasione per riparlarne a lungo e il riferimento agli Stati Uniti è stato fatto spesso. Lì, però, era cominciato ben prima…
Gli storici, quando parlano del Sessantotto, in genere specificano che non intendono occuparsi del singolo anno, ma discutere di un periodo in cui è avvenuto un grande sommovimento di idee e di pratiche. Per gli americani il periodo comincia nel ’61-’62 e finisce all’inizio degli anni Settanta. Anche per gli italiani si tratta di un momento lungo. Oreste Scalzone, per esempio, dice che con il termine "sessantotto” intende una serie di eventi che partono nel 1962, cioè dai moti di Piazza Statuto a Torino, e finiscono nel 1979, con il trionfo della repressione, cioè con il "Caso 7 Aprile”, l’arresto in massa dei leader di Autonomia operaia, fra i quali lui e Toni Negri. Ma la differenza fra il Sessantotto americano e quello europeo non sta nella cronologia, ma nelle caratteristiche di quanto accadde negli Stati Uniti rispetto a quello che successe qui da noi. E ci sono molte differenze anche all’interno dell’Europa. Per esempio, solo noi italiani abbiamo avuto più di dieci anni di lotta armata e terrorismo, col coinvolgimento di tante persone, molte di più che in Germania o in Francia.
Anche negli Stati uniti, fra fine degli anni Sessanta e primi anni Settanta, ci fu però un po’ di lotta armata: il Symbionese liberation army (Sla) e soprattutto gli Weathermen...
Questo ci porta a una delle convergenze di fondo. Gli Weathermen, infatti, sono uno dei terminali di un’onda lunga che comincia quando anche negli Usa si diffonde il "marxistese”, cioè un tipo di linguaggio e una serie di modalità interpretative che traggono ispirazione dalla buccia del marxismo, con epidermici inni alla rivoluzione, alla lotta di classe, al ruolo guida della classe operaia, e via dicendo. In questo senso, la lettura della situazione che incoraggia la lotta armata non passa per il marxistese dei partiti comunisti -gli Usa hanno il loro, ma è piccolo e poco influente- bensì per il maoismo, poi per la rivoluzione culturale, oppure per il guevarismo, il tutto coniugato con le varie lotte terzomondiste. Il fenomeno ha luogo un po’ ovunque, anche in Europa.
Tuttavia, essendo le condizioni di partenza diverse, diverso sarà anche l’esito. Negli Usa, gli Weathermen o lo Sla coinvolgono poche persone, abbastanza isolate. Fanno qualche azione eclatante, soprattutto gli Weathermen, ma non riescono a radicarsi da alcuna parte e implodono abbastanza velocemente.
Comunque, se dovessi indicare l’anno in cui cominciano a muoversi le cose in Italia, non partirei da Piazza Statuto, ma da metà del decennio, non con le manifestazioni operaie, quindi, ma con i capelloni, il caso Braibanti, il processo alla Zanzara. Una serie di eventi e fenomeni che attestano come la società italiana stia affrontando un processo di modernizzazione che riguarda i costumi sessuali e i rapporti interpersonali, ma anche la relazione col politico, con il modo in cui si immaginano i rapporti con lo Stato, i suoi enti, i suoi rappresentanti. Anche in Italia, quindi, il 68 comincia un bel po’ prima del ’68, anche se è indubbiamente vero che l’anno specifico in questione è il momento in cui si costituiscono nuovi soggetti politici, il principale dei quali è lo studente contestatore, che però, con l’"autunno caldo” del ’69, ben presto si accorpa all’operaio. In ogni caso, in Italia e in Europa, tra ’66 e ’67 cominciano le contestazioni universitarie -le quali, bisogna ricordarlo, sono anche ribellione sociale, generazionale, sessuale- che nel fatidico ’68, con l’emergere di nuove culture e nuovi soggetti, coagulano cambiamenti socio-culturali decisivi. Negli Stati Uniti la situazione è radicalmente differente: non solo perché il percorso di costituzione di nuovi soggetti, nuove pratiche e nuovi immaginari è già giunto a piena maturazione, ma anche perché in quell’anno si succedono una serie di eventi che ne segnano una trasformazione radicale e, almeno in parte, anche l’inizio della parabola discen ...[continua]
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