Leggendo il libro colpisce la tua storia personale, e soprattutto la caparbietà con la quale hai cominciato a cercare la fossa comune in cui si trovava il corpo di tuo nonno. Puoi raccontare?
Tutto è nato dal mio desiderio di raccontare la storia di mio nonno. Nel 2000 decisi di andare a El Bierzo, il paese nel quale era vissuto, con l’intenzione di cercare della documentazione sulla guerra e il dopoguerra e di contattare persone che mi potessero raccontare episodi relativi a quel periodo. Fu così che conobbi Arsenio Marcos, la persona che mi indicò il luogo in cui si trovava la fossa di mio nonno, e Santiago Macías, un giovane che, senza avere alcuna relazione con questo tema, andava di paese in paese a parlare con gli anziani. All’epoca lavoravo come giornalista e pubblicai un articolo sulla Crónica de León in cui scrissi: “Anche mio nonno è un desaparecido”. Alla fine dell’articolo lasciai il mio numero di telefono attraverso il quale venni contattato da un archeologo, Julio Vidal, che si offrì di realizzare gli scavi. Per pura casualità sua madre era dello stesso paese di mio nonno.
Io stavo cercando la soluzione ad un problema personale, in altre parole volevo riparare a quello che era successo alla mia famiglia; però, durante gli scavi, molte persone vennero a chiedermi aiuto e questa coincidenza trasformò un problema personale in un problema collettivo. Così, alla storia della mia famiglia si unirono molte altre storie simili. Assieme a Santiago e ad altre persone che partecipavano agli scavi decidemmo di creare l’associazione. Inizialmente i mass media fecero molta resistenza. Il primo reportage venne trasmesso da una televisione tedesca, poi da una olandese. Sul luogo degli scavi vennero molti corrispondenti stranieri, ma si presentò solamente un giornalista spagnolo che, lavorando per un giornale locale, non poteva non accorgersi di quello che stava accadendo. Poi nel 2002 organizzammo un campo di lavoro con il servizio civile internazionale e, allo stesso tempo, contattammo le Nazioni Unite per portare il caso ad un gruppo che si occupava di sparizione forzata. Fu così che il nostro lavoro cominciò ad avere un’eco mediatica che ha raggiunto il proprio apice la scorsa estate . Questa visibilità ha spinto molte famiglie a contattarci, e non solo per reclamare la scomparsa dei propri cari, ma anche perché volevano organizzarsi per creare nuove associazioni. Inoltre il “rumore mediatico” che si è prodotto ha fatto sì che si aprisse uno spazio nell’agenda politica tanto che per la prima volta una commissione ha approvato all’unanimità una risoluzione di condanna alla dittatura; un fatto straordinario nella storia di questo paese. Da allora abbiamo continuato a scavare.
Il nostro obiettivo, comunque, non è la ricerca fisica dei desaparecido, e neppure che si racconti solamente la loro storia; noi vogliamo dare un riconoscimento alle persone che costruirono la prima democrazia di questo paese. Nel 2004, a Rivas, abbiamo organizzato il più grande omaggio ai repubblicani spagnoli che sia mai stato realizzato in questo paese: abbiamo riunito 741 repubblicani, quasi tutti ottuagenari, e sono venute 25 mila persone, una cosa impressionante. Due settimane dopo il governo ha annunciato la creazione di una commissione interministeriale sulle vittime della guerra civile e della dittatura franchista. Tutto questo movimento, cioè, ha aperto uno spazio e creato un dibattito inediti.
Nella storia recente della Spagna, però, il tema delle esumazioni non è una completa novità…
Negli anni Settanta ci furono molte esumazioni. Bisogna ricordare che nel 1979, nel corso delle prime elezioni locali, alcuni partiti di sinistra riuscirono ad aggiudicarsi alcuni municipi molto importanti, come Madrid. Per i familiari delle vittime questo rappresentò una svolta radicale: coloro che erano stati clandestini e perseguitati durante la dittatura, cioè, toccavano finalmente il potere politico e anche se i partiti di sinistra non riuscirono a vincere le elezioni generali, la gente capì che le cose stavano cambiando.
In una comunità spagnola, La Rioja, ci furono molte esumazioni tra cui alcune che vennero accompagnate addirittura da manifestazioni davanti alle case degli assassini. Si innescò quasi un movimen ...[continua]
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