La Cecenia continua a dare l’impressione di un paese irraggiungibile, quasi impenetrabile... Come è nata l’idea di intraprendere un viaggio in treno Mosca-Grozny?
La curiosità per la Cecenia mi accompagna da tanto tempo. Antonio Russo, il giornalista di Radio Radicale ammazzato a Tbilisi, in Georgia, era un mio compagno di università, e ad ogni suo ritorno da questi posti pazzeschi, Kosovo, Balcani, Caucaso, ricordo i suoi racconti appassionati che mi avevano molto segnato in quel periodo della mia vita. Credo che allora stesse lavorando sui dossier riguardanti i pericoli radioattivi nel Caucaso. Era il 2000, ottobre. Senz’altro c’è stato questo dato personale, poi c’è stato il “dato russo”. Io allora vivevo a Mosca e sempre di più avevo la percezione che, vista da lì, la Cecenia fosse un vero e proprio tabù, proprio come quelli delle favole: le porte che non si possono aprire, il giardino segreto, la cosa di cui nessuno parla.
Questo inevitabilmente muove una curiosità profonda, radicale, così, con Lorraine, collega di “Libération” e vecchia compagna di viaggio (ci conosciamo dai tempi di Berlino) era da un po’ che rincorrevamo l’idea di andare in Cecenia, di vedere Grozny, anche perché in questi anni la situazione dei ceceni, e in generale dei caucasici, è precipitata.
Bettiza, nella prefazione a questo mio diario di viaggio, ricorda Ruslan Khasbulatov, il primo presidente della neonata Duma, il parlamento russo, un ceceno. Ecco, a distanza di non così tanti anni sembra impossibile che sia accaduto: oggi non ci sono deputati ceceni, e in questo è stato smarrito anche quel dato sovietico che vedeva comunque una compartecipazione di diverse etnie, di diverse repubbliche, di diverse provenienze territoriali. Oggi, il ceceno è il male.
In questo momento poi è in corso un’altra violentissima discriminazione, quella contro i georgiani: attualmente a Mosca essere georgiani è quasi come essere ceceni. L’anno scorso è iniziata una guerra commerciale. Io ero a Mosca e non riuscivo a credere ai miei occhi: ho visto circondare interi edifici con milizie armate fino ai denti, far scendere i georgiani, farli salire su degli autobus e portarli via…
Non si tratta di una questione meramente economica. Al solito i russi amano la strategia del “colpirne uno per educarne cento”. Nello specifico ce l’avevano perché la Georgia stava avviando questo percorso di avvicinamento alla Nato -credo che i collegamenti di treni, di aerei, siano ripresi adesso. Ma in quei giorni i bambini georgiani sono stati espulsi e rimandati a casa dalle scuole, gli atleti georgiani epurati dalle squadre nazionali, una cosa pazzesca. E’ vero che i georgiani vivono lì senza documenti, ma questo da sempre. Ecco, questo succede regolarmente fra i russi e il Caucaso. Direi che è stata questa la molla a partire, un po’ la curiosità, un po’ assistere a quella discriminazione terribile...
La formula “Thelma e Louise” è stata anche una scelta strategica…
Non si va in Cecenia da soli; in due donne, paradossalmente, è meglio. Tant’è che, per assurdo, il vero pericolo è stato andarci con Sergej, il mio assistente russo, quello è stato un vero errore. Il suo terrore procurava continui problemi, entrava in confusione ad ogni checkpoint. Per entrare in Cecenia bisogna riuscire a evitare di dover mostrare il tuo documento. Se Lorraine e io avessimo dovuto mostrare i nostri passaporti dell’Unione Europea sarebbe finita l’avventura. Ecco, in questo le donne sono fortunate perché sono meno controllate. Ai nostri colleghi uomini i documenti li controllano subito…
Quindi, l’altra condizione era “camuffarsi” da ceceni, che evidentemente pone a sua volta dei problemi. Noi comunque ci siamo sempre mosse con autisti, che è una cosa tipica: lì, le donne si spostano con qualcuno che le accompagna, non si muovono da sole, anche perché non ci si muove a piedi, in Cecenia. Senz’altro il fatto di stare dietro, in macchina, con l’aria il più possibile assente, era abbastanza credibile. Se ci avessero controllato, effettivamente sarebbe stato un bel problema… Devo dire che in ogni caso non siamo state spericolate, in queste zone va mantenuta una certa prudenza, in certi momenti abbiamo anche rinunciato a vedere delle cose che sarebbero state interessanti da un punto di vista giornalistico, proprio perché abb ...[continua]
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