Nicoletta Dentico è una delle responsabili italiane della campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo.

Paradossalmente una delle caratteristiche più terribili di queste armi sembra essere quella di non essere mortali. Quindi comportano un problema di carattere medico, di assistenza...
L’aspetto sanitario -quello, cioè, della cura delle vittime- in società dove l’assistenza sanitaria è estremamente precaria, è un problema di dimensioni catastrofiche. Per fare un esempio, in Cambogia c’è un rapporto tra medico e paziente di 1 a 30 mila, quindi pensiamo cosa può significare avere dai 4 ai 7 milioni di mine disseminate nel territorio, praticamente una per abitante: la stragrande maggioranza di coloro che restano feriti muoiono per mancanza di soccorso.
Le mine sono un’arma che si abbatte prevalentemente sulle popolazioni civili, sono armi indiscriminate. E le mine italiane sono considerate particolarmente tremende, nefaste e micidiali, proprio per questo, perché non uccidono, perché sono fatte apposta per ferire, per mutilare, per rendere claudicante un’intera società. In tutti i paesi infestati da mine, in cui questa calamità colpisce le popolazioni, le mine italiane sono conosciute per essere fra le più micidiali che esistano.
La Vs50 della Valsella e la Sb33 della Bdp-Difesa e Spazio sono fatte apposta per ferire. Sono mine che saltano su pressione e provocano un’esplosione che in genere colpisce gli arti inferiori e i genitali, creando devastazioni enormi che non uccidono, cioè che anche in una logica militare non provocano una distruzione del nemico, né provocano la mutilazione grave. La Sb33, per esempio, è particolarmente micidiale perché dotata di dispositivi atti a contrastare chi riesce ad individuarla e vuole toglierla: esplode anche a un contatto gentile, esplode ugualmente, cosicché sminarle diventa un lavoro tremendo.
La logica è quella, ancora più perversa dell’uccidere, di rendere claudicante la società, di renderla zoppa.
Sembra un accanimento contro i civili...
Evidentemente. Oggi le guerre si abbattono prevalentemente sulla popolazione. Basti un dato: all’inizio di questo secolo solo il 10% della popolazione ferita o colpita dalla guerra erano civili, il 90% erano soldati. Oggi è esattamente il contrario.
Quindi quando si parla di guerre bisogna sapere che non si parla di eserciti, si parla di popolazioni che la guerra non l’hanno voluta, non l’hanno decisa, e comunque che sono solamente vittime sulla scena, ma non protagonisti delle dinamiche di una guerra.
Infatti è nel 900 che la guerra diventa guerra totale, indiscriminata, di sterminio delle popolazioni tanto quanto degli eserciti. Ma allora, uno potrebbe dire, perché una campagna contro le mine come armi specifiche? Non sono armi come le altre?
La mina, secondo me, ha un valore e una valenza simbolica enorme. Quando uno pensa alle questioni del disarmo, alle questioni delle distruzioni di massa, pensa in genere alle bombe nucleari e alle armi chimiche o batteriologiche, che hanno poteri nefasti enormi e colossali, però, fortunatamente, vengono usate in una misura estremamente ridotta.
Le mine invece sono pane quotidiano. Ogni mese secondo una stima delle Nazioni Unite confermata anche da quella di un rapporto del Dipartimento di Stato, pubblicato lo scorso luglio col titolo Hidden killer, “assassini in agguato”, sono circa 800 le persone che muoiono ogni mese, e 450-500 quelle che restano ferite. In realtà un’arma come la Sb33, così piccola, più piccola di un pacchetto di sigarette, apparentemente così innocua, che sta nel palmo di una mano, pesa 70 grammi, possiede un tale potere di distruzione e ad azione così ritardata, al di là dei tempi e degli scopi per cui gli ordigni sono stati collocati, da non aver nulla da invidiare alla bomba nucleare, alle armi chimiche o batteriologiche. Questa cosetta a cui nessuno attribuirebbe un valore micidiale non si toglie più, resta là, diventa perenne, e assommate l’una all’altra, e disseminate così diffusamente sul terreno comportano una devastazione dalle proporzioni enormi, veramente catastrofiche.
Si calcola che siano circa 100 milioni le mine presenti disseminate oggi, ma il vice segretario dell’Onu parla addirittura di 200 milioni di mine sparse in un terzo del pianeta.
A proposito dell’Onu non ti nascondo che nel far firmare questa petizione, quando leggevano nell’iscrizione che si chiedeva l’istituzione di un fondo governato e amministra ...[continua]

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