Lino Lunardelli, artigiano, è titolare della La.Li confezioni abbigliamento, che ha sede a Nervesa della Battaglia, Treviso.

Voi lavorate nel settore dell’abbigliamento ormai da 25 anni. Quest’anno per la prima volta avete chiesto la cassa integrazione. Può raccontare?
Devo dire che non ho sempre lavorato in questo settore, ho iniziato con gli elettrodomestici. E’ stato intorno ai 40 anni che assieme a mia moglie abbiamo aperto un laboratorio di confezioni per conto terzi, nello specifico per la Benetton. La nostra è un’impresa familiare, ci lavoriamo io, due figlie, la moglie, e poi abbiamo quindici ragazze.
Abbiamo cominciato nell’86, nel momento del boom. Fino al 2006 il lavoro è andato a gonfie vele, poi negli ultimi 2-3 anni le cose hanno iniziato a peggiorare. Ormai in Italia rimane pochissima produzione, il lavoro è andato nei paesi a basso costo, prima l’Est Europa, poi Cina, India, adesso si stanno spostando in Bolivia, in Turchia. Poi c’è la Tunisia, che ha una buona qualità del lavoro, in particolare nella moda mare, nell’intimo, ecc.
Diminuendo la produzione di abbigliamento, ci siamo orientati sui controlli. Le commesse che arrivano dall’estero infatti sono soggette a controlli, se la qualità non è quella stabilita, le commesse vengono "recuperate”, capo per capo, di modo che al negozio arrivi un capo senza problemi. Cosa vuol dire "recuperare”? Vuol dire eliminare i difetti, le cuciture mal fatte, la sporcizia, le macchie, oppure ritoccare capi che indossano male, che hanno le maniche troppo lunghe, cioè cercare di rendere il capo vendibile. Ecco, un 30-35 % del lavoro che facciamo oggi consiste nel controllare e recuperare la merce che arriva da questi colossi mondiali, India, Cina, ecc.
Questi primi mesi del 2009, in effetti, ci stanno mettendo in difficoltà, nel senso che bisogna tener duro cercando di stare in piedi, per andare avanti. Ovviamente bisogna anche valutare che questa operazione non si riveli controproducente. Perché se ci si fa del male non ha senso.
Proprio in questi giorni ho aperto la cassa integrazione e tre ragazze sono a casa stabili.
Per fortuna noi abbiamo sempre accantonato il Tfr, così oggi abbiamo fermi 100-110.000 euro e questo mi ha permesso di proporre alle ragazze un anticipo, nel caso fossero in difficoltà. Mettere da parte regolarmente il Tfr è fondamentale, perché accantonare una certa cifra ogni anno, o ogni sei mesi, ha un peso, ma a tirarlo fuori tutto d’un colpo, beh, è un’altra faccenda. Le ditte che non si sono mosse con rigore adesso pagano cara questa leggerezza.
Certo è che nel settore dell’abbigliamento è proprio cambiata l’atmosfera: non c’è più quella voglia di investire, di rischiare… E’ venuto meno l’entusiasmo, da parte di tutti: siamo tutti tesi, sotto pressione, sia chi dà il lavoro, sia chi lo fa manualmente. D’altra parte, anche i datori di lavoro sono in difficoltà, non è bello dover prendere delle decisioni, avere il coraggio di dire: "Tu mi chiedi il lavoro, ma non ce n’è...”. Purtroppo la situazione è questa.
Voi siete monocommittenti, lavorate esclusivamente per la Benetton…
Fin dall’inizio abbiamo lavorato solo per la Benetton. Non abbiamo mai corso il rischio di lavorare per altri, o di provare a farci un marchio, perché è impossibile competere. Se vai nei grandi magazzini dei cinesi, nella zona industriale, ti porti via dieci magliette a un euro e novanta: come fai a competere?
Cioè per una maglietta colorata prendi a fatica due euro, se devi andare a prendere la commessa, metterla in lavoro, confezionarla, stirarla, imbustarla, metterci il cartellino prezzo… Non so come fanno quelli che si mettono in testa di crearsi un marchio. Probabilmente acquistano dai cinesi e poi mettono il loro nome!
Noi facciamo la confezione completa, consegniamo il capo pronto per andare in negozio. Non abbiamo grossi costi di gestione. Una volta entrati nel sistema, di solito quando si fa una consegna si è già portato a casa un nuovo ordine. L’importante è la puntualità: si può sbagliare la mezza giornata, non il giorno. Questo è l’ingranaggio, che è ottimo, perché quando le cose vanno bene non devi preoccuparti di cercar lavoro. A fine mese fai i conti ed emetti la fattura.
Beh, pensare solo a produrre è già un bel vantaggio. Ce n’è un altro: i pagamenti sono a 30 giorni, è una cosa che pochi fanno. Non sono così rare le ditte che quando sono in difficoltà trovano una scusa: "Non andava bene, hai consegnato in ritardo.. ...[continua]

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