Ginevra Bompiani e Roberta Einaudi, nel 2002, assieme ad altri amici, hanno dato vita alla casa editrice nottetempo (www.edizioninottetempo.it).

Com’è nata la casa editrice nottetempo?
Roberta Einaudi. Ginevra era da un po’ di tempo che mi parlava di questo suo desiderio, anzi direi di questo suo programma preciso, in cui voleva coinvolgermi. Devo dire che io ero molto restia, anche perché, a differenza sua, questo mestiere non l’avevo mai fatto.
Ma alla fine, più dei discorsi di Ginevra, quello che mi ha convinto è stato mio figlio Andrea, dicendomi una cosa che lui nega di aver mai detto. Io all’epoca ero tornata a vivere a Milano ed ero spesso dai miei genitori. Insomma, un giorno lui m’ha detto: "Lo sai, mamma, che da quando sei tornata a Milano e vai sempre dai nonni, ti sta imborghesendo?”. L’ho presa come un’offesa velenosissima, e tra me e me ho pensato: "Va bene, adesso ti faccio vedere io se mi sto imborghesendo”. Così ho telefonato a Ginevra e ho detto: "Accetto. Per quello che so fare, che posso fare... accetto volentieri”. Era il 2002 e lo spauracchio di invecchiare così, malamente, tristemente, giocando a bridge (si fa per dire visto che non so giocare a carte) mi ha spinto ad accettare di partire con quest’avventura, che si è rivelata molto appassionante.
La scelta di avere una sede romana com’è venuta?
Ginevra Bompiani. Originariamente eravamo sei soci, di cui tre romani, e tra questi la persona che stava in ufficio, quindi la scelta è venuta da sé. L’altra ragione era che Roma stava diventando la città della piccola editoria e questo comportava dei vantaggi. A Milano il destino era di essere sopraffatti dai grandi gruppi editoriali...
Roberta. A Roma all’epoca era in cantiere anche la Fiera dei Piccoli Editori, la giunta Veltroni stava prestando molta attenzione ai piccoli editori... Milano ormai è il regno dei giganti, Mondadori, Feltrinelli, Adelphi, Bompiani. Roma no.
Ho letto in una vecchia intervista a Valentino Bompiani questo aspetto del divertimento nel fare l’editore. Anche tu ti diverti?
Ginevra. Moltissimo! Malgrado le misure, naturalmente molto diverse, mi diverto quasi altrettanto. Diciamo che lui si divertiva in grande e io mi diverto in piccolo, però ci divertiamo tutti e due allo stesso modo.
Una cosa che Eco racconta sempre (cui ho assistito anch’io perché ho lavorato con lui) è che mio padre aveva un suo ufficio, dove però non stava mai. Davanti al suo studio c’era la segreteria, una grande stanza quadrata con un tavolinetto da una parte; ecco, lui stava sempre su quel tavolino e con le forbici faceva le copertine, che è il più grande divertimento che ci sia nell’editoria! Anch’io mi diverto a fare le copertine: se un grafico non me le lascia fare io non gli lascio fare il grafico... Oggi si fanno col computer, mio padre invece le faceva proprio con le forbici, ritagliava e incollava, dopodiché -una cosa assolutamente antieconomica- chiamava tutta la casa editrice a guardare la copertina che aveva fatto e a dirgli se andava bene. Io più o meno faccio la stessa cosa, col grafico ci divertiamo molto a far la copertina, poi la stampiamo e la facciamo vedere a tutti. E’ proprio una cosa che si fa perché ci si diverte, dato che le copertine usualmente le fanno i grafici, potrei anche non occuparmene...
Comunque nell’editoria ci sono parecchi aspetti divertenti e direi che l’editore tende a occuparsi di quelli. Tra il publisher, colui che oggi fa l’amministratore delegato dei grossi gruppi, e il redattore, in mezzo c’è questa figura che si diverte, che è l’editore.
Chi è invece il vostro amministratore?
Ginevra. Sarei sempre io…
Ma allora?
Ginevra. In effetti quella parte è un pochino lasciata da parte perché io preferisco divertirmi, e divertirsi vuol dire per esempio inventare...
In una piccola casa editrice c’è parecchio da inventare.
Ginevra. Continuamente: inventi le collane, inventi i titoli... Noi abbiamo anche inventato l’impaginazione.
Cioè?
Ginevra. Beh, la nostra impaginazione è unica, perché è tutta pensata per leggere comodamente a letto.
Questa casa editrice è nata dall’immagine del lettore in una certa posizione (che poi sarebbe la mia), la sera a letto, quando legge comodamente quello che gli piace, e allora ha bisogno di appoggiare il libro sulla pancia, c’è poca luce, non ha vent’anni, se no sarebbe in discoteca, e quindi i caratteri devono essere grandi… Noi poi abbiamo adottato un’impaginazione particolare, che viene da Bod ...[continua]

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