Insegnate tutti da molti anni. Come avete visto cambiare i ragazzi nel tempo?
Annalisa. Io insegno scienze dall’83. Devo dire che questo cambiamento così netto che tutti denunciano non lo vedo. Sicuramente aver fatto un percorso di insegnamento contemporaneo alla crescita dei miei figli per me è stato utilissimo, perché mi ha permesso in qualche modo di affinare un metodo, che non era mai del tutto pianificato, perché sono una persona molto istintiva, però in qualche modo quello che imparavo cercando di educare i miei figli lo utilizzavo poi a scuola e viceversa.
Per me al centro c’è sempre stata la disciplina, il rigore e il rispetto, tutte cose che ho cercato di insegnare attraverso l’esempio e la coerenza. Cioè quello che dico lo faccio e questo vale per la puntualità, le scadenze, le interrogazioni, ma anche per gesti che sembrano solo di forma, il salutarsi, l’avere con sé il materiale necessario, io questo l’ho sempre preteso. Non basta parlare, i ragazzi fanno soprattutto tesoro di quello che fai. All’inizio per farsi rispettare ci vuole un po’ di energia e anche una volta che si è costruito un rapporto, il lavoro è tutt’altro che finito (in questo la classe è davvero come un figlio).
Tornando alla domanda, devo ripetere che io non li trovo così cambiati, non nel profondo almeno. A me i ragazzi piacciono, li trovo simpatici. Quando ho cominciato a insegnare ero così giovane che mi rivedevo un po’ in loro e questo in parte mi è rimasto: quando dico delle cose, immediatamente mi immagino cosa pensano, e li accetto nella loro complessità. Mi diverto con loro e il fatto che io sia severa e però pronta a scherzare quando c’è l’occasione è qualcosa che loro apprezzano. A me non sembra che vent’anni fa fossero così diversi e comunque siccome i nostri ragazzi vivono in una società che non hanno fatto loro, ma che abbiamo fatto noi, i cinquantenni, semmai è colpa nostra. Cioè il Grande Fratello non l’ha fatto mica un ragazzino di 18 anni…
Gianpiero. Se qualcosa è cambiato è che oggi la famiglia è poco presente.
Annalisa. Quello sì, decisamente...
Gianpiero. Oppure interviene solo per difenderli.
Laura. La stragrande maggioranza li difende sempre e comunque. Quelli che non li difendono, che capiscono, spesso sono a loro volta insegnanti.
Comunque, tornando a quello che diceva Annalisa, sono d’accordo sull’importanza della disciplina e del rispetto, però dipende anche molto dal carattere. Lei, ad esempio, è energica di carattere. Io invece ho difficoltà a impormi con la forza, a stabilire delle regole. Le regole una volta nascevano dal rispetto del ruolo. Oggi è più difficile, non c’è il rispetto automatico. Ad esempio, io non riesco a ottenere che quando entro in classe mi salutino, proprio non riesco, ognuno continua a fare quello che stava facendo. E’ frustrante. La psicologa, che viene due volte la settimana, sostiene che neanche se ne accorgono. Io però ci rimango male. Comunque, al di là dei ragazzi, sono peggiorate anche le condizioni nostre. In passato avevo classi di 15-20 ragazzi, adesso sono tutte classi di 25, anche di 29 alunni.
Annalisa. E’ colpa dei tagli. Un tempo i sindacati sostenevano che non ci dovevano essere più di 20 alunni per classe.
Chiara. La legge diceva 25. Io ho due handicappati in classe e ne ho 24.
Laura. Stamattina sono andati quasi tutti a Ferrara per l’orientamento universitario, così in classe avevo solo tre ragazzi. Uno di loro ha proposto "Guardiamo qualcosa?”, un’altra ha detto: "Perché non parliamo?” e così, inaspettatamente, abbiamo trascorso due ore piacevolissime, abbiamo parlato delle loro letture, poi mi hanno fatto delle domande anche sulla mia vita, sulla mia scelta di insegnare. Io ero così felice, non ci potevo credere, allora ho chiesto: "Ma perché quando leggiamo qualcosa, dopo dieci minuti non riuscite più a seguire?”, "Perché son cose che non ci interessano, perché il Tasso non ci interessa...”. Io cerco sempre di far vedere come questi autori affrontino argomenti che riguardano anche noi oggi, perché parlano di sentimenti, della guerra, della pace, e però evidentemente il linguagg ...[continua]
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