Patrizia, Fortuna e Maria per oltre 12 anni sono state le "mamme sociali” del progetto Chance.

Come avete vissuto quest’ultima vicenda e come avete saputo che eravate state tagliate fuori dal progetto?
Maria. Che c’è stato un terremoto, uno sconvolgimento, che Chance vero e proprio non c’è più, l’abbiamo assodato. Quello che si voleva far nascere era una nuova cosa che doveva somigliare alla vecchia, ma alla fine tutto era fuori che Chance.
Come faccio a dirlo? Perché anche stando fuori, ho visto com’è andata. Neanche dagli operatori alla fine siamo state minimamente considerate, perché alla fine non eravamo più nessuno... di tutte le buone cose, le buone pratiche sperimentate negli anni, alla fine non c’era più niente.
Patrizia. Io la vedo pure peggio. A me non è piaciuto proprio il modo in cui si è svolta la cosa. Prima di passare alla Regione si parlava di "o tutti o nessuno”. La cosa che mi ha fatto molto male è che non hanno speso neanche mezz’ora con noi, dopo aver saputo l’elenco di chi era entrato e chi non era entrato. Siamo stati tredici anni a lottare insieme, a fare il progetto, a condividere le cose, e poi alla fine, mah, niente. Nemmeno mezz’ora. Io sono arrabbiata, perché tante buone pratiche si sono perse, a Chance. Cioè, la vera delusione sono stati gli adulti. Prima tutti a dire: "O tutti o nessuno! E’ una cosa che facciamo insieme!” e poi… Per questo dico che non è più Chance, è un’altra cosa. Comunque, concluso il progetto, io ho chiuso tutto, alle mail, alle telefonate non rispondevo: stavo a casa e mi facevo proprio i fatti miei... sono stata male. Ora sto superando la cosa, ma tutto questo mi ha fatto male. Sai che dicono i figli miei? Che io sogno ancora: "Mamma ma quand’è che ti svegli, tu?”. D’altronde io mi aspettavo che gli adulti agissero diversamente: dopo tanto tempo insieme, una cosa così non me l’aspettavo. Dovevano spendere almeno mezz’ora per dirci: "No, non ci siamo tutti eccetera”, invece come hanno avuto la nomina, ognuno ha pensato solo alle sue cose. Io pensavo fossimo un gruppo, invece… Forse che non sono stata una buona educatrice? Un bravo genitore?
Come si è arrivati a questo punto?
Patrizia. Io non so come sono andate le cose, ma penso che ognuno abbia pensato a se stesso. Alle riunioni dicevano: "Se non entrano tutti facciamo qua, facciamo là... facciamo anche una giornata di lotta...”. Per carità, casomai non serviva a niente perché il risultato non si cambia, ma almeno potevi dire che si era lottato... Invece quando hanno avuto la nomina non hanno avuto nemmeno il coraggio di dire: "Io sono passato”. Ecco, lavori tredici anni assieme alle persone, gomito a gomito, condividi tutto, anche i contrasti e poi alla fine? Una delusione, guarda, esagerata.
Maria. Quando è subentrata la cooperativa, uno pensava che era un gruppo di lavoro... Invece alla fine ha pensato all’orticello, alle poche persone strette che facevano parte della cooperativa, il resto l’ha buttato via. Non si lavora così, se siamo un gruppo, lottiamo insieme, vediamo cosa possiamo fare. Come diceva Patrizia.
Patrizia. Eh, ma io sogno, la vita è diversa...
E adesso?
Patrizia. Mi mancano i ragazzi, anche il lavoro di gruppo... ma di più mi mancano i ragazzi.
Ma hai i tuoi figli e poi il quartiere è pieno di ragazzi...
Patrizia. Lo so, mi affaccio e li vedo per strada, ma vedo anche che ognuno passa indifferente ai loro problemi... pure per loro è stata una delusione, si è detto tanto, ma alla fine hanno abbandonato i ragazzi e hanno abbandonato pure noi.
Maria. Tra l’altro noi dovremmo anche giustificarci agli occhi dei ragazzi. Avrebbero diritto di sapere perché è successo questo: "Perché voi che ci credevate tanto, che avete fatto tanto per i ragazzi del quartiere, non ci siete più?” e noi a provare a spiegare. E sai che ci hanno detto: "E vabbuò, però hanno cacciato pure a voi”. Forse abbiamo pestato i piedi a qualcuno.
Patrizia. I miei figli mi rimproverano del fatto che non me ne faccio una ragione. Il fatto è che non mi so dare una spiegazione, per questo non sto bene. Pure persone che dicevano: "Io Chance non voglio farla”, son stati i primi a essere chiamati...
Maria. Gente che ci sputava sopra a questo lavoro... Alla fine dei conti pensavano solo ai soldi, a fare un lavoro giusto per farlo, non è più qualcosa fatto col cuore...
Patrizia. Questa cosa è uscita quando abbiamo fatto l’intervista a Report. Io stavo là perché ero invitata, e dicevo: il nostro lavor ...[continua]

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