Dall’inizio di quest’anno, vi state autotassando per aiutare una famiglia in difficoltà a causa della crisi. Potete raccontare intanto del vostro gruppo?
Maurizio. Si chiama "gruppo coppie” e si inquadra in un’esperienza religiosa, nel senso che siamo nati nel 1993 nell’ambito di una parrocchia di Bassano. Del nucleo originario, negli anni si sono aggiunte altre persone e oggi siamo una decina di coppie.
Nel corso di questo percorso, 7-8 anni fa, abbiamo deciso di intraprendere una strada un po’ diversa, che chiamiamo "lettura esperienziale”, una lettura credente della vita che parte da episodi che ci riguardano e che, di volta in volta, scegliamo e scandagliamo non solo per interrogarci -personalmente e come coppia- sulla nostra coerenza, ma anche, se possibile, per vedere cosa è possibile fare per cambiare e cambiarci.
Nel tempo, infatti, accanto alla valenza, se vogliamo intellettuale, di analizzare il fatto, trovarne le motivazioni più recondite, è emersa un’urgenza a concretizzare un determinato tipo di cambiamento.
Ecco, in questo contesto circa un anno fa, una delle coppie del gruppo ha vissuto in presa diretta la problematica della crisi del lavoro, avendo il marito perso il suo posto. Fin da subito poi era emerso che a livello di coppia il problema non era semplicemente un ridimensionamento del reddito disponibile, ma che era venuta meno la normalità di una vita quotidiana connotata da un certo tipo di stabilità intellettuale, emotiva, legata al fatto che uno si alza al mattino, va a lavorare, fa la sua settimana, poi torna a casa il fine settimana e così via. Questo è venuto a un certo momento a mancare. E così lo scorso anno questo è stato scelto come il "fatto” da indagare, tanto più che, seppur in maniera meno drammatica, la crisi del lavoro vedeva coinvolte anche altre persone del "gruppo coppie”, che si erano viste investite dalla perdita di quello che consideravamo tutto sommato un certo tipo di stabilità.
Sviscerata la questione, la domanda che era emersa con prepotenza era: "Bene, ma adesso noi cosa possiamo fare?”. L’esito più scontato sembrava quello di un sostegno materiale. La coppia in questione però ci ha spiazzato dicendo: "No, ci sono sicuramente delle situazioni peggiori della nostra e delle persone che versano in condizioni più critiche”.
Non solo, nel giro di qualche mese, il marito ha trovato un’occupazione, pur sempre con questi contratti a termine che durano poco più del giro del sole.
Contemporaneamente, a fine 2009, la Caritas vicentina aveva lanciato la proposta dei "sostegni di vicinanza”, proponendo a chi non è toccato dalla crisi di ripensare il proprio stile di vita al fine di rinunciare a qualcosa a favore di chi era meno fortunato.
A quel punto, abbiamo deciso di aderire a un’iniziativa più vasta e strutturata, che tra l’altro ci rendeva le cose più semplici sotto tanti punti di vista. Aiutare un "vicino”, un amico, porta infatti con sé una serie di implicazioni non facili da gestire.
Giovanni. All’interno della mia famiglia, quest’iniziativa è stata lo stimolo per una riflessione, per certi versi, opposta.
Cioè sia io che mia moglie, essendo statali -mia moglie è insegnante- non abbiamo assolutamente sentito l’arrivo della crisi. Una volta che ce ne siamo resi conto non è però che ci siamo detti: "E’ una cosa che non ci tocca e quindi chissenefrega”. Ci siamo sentiti investiti anche noi della questione. E allora ricordo che una sera con tutta la famiglia, figlie comprese, ci siamo trovati attorno al tavolo e, spento il televisore, abbiamo cercato di focalizzare la situazione e in effetti ci siamo detti, prima: "Ma quanto siamo fortunati!” e subito dopo: "Beh, visto che siamo esonerati, rimbocchiamoci le maniche”, insomma, diamoci da fare. La perdita del lavoro può essere drammatica perché si polverizzano equilibri anche di coppia, cioè è un disastro, e quindi visto che abbiamo questa stabilità economica, questa stabilità di coppia, di famiglia, abbiamo il dovere di darci da fare. Mi ricordo che quella è stata una bella serata, ci siamo messi a parlare seriamente, guardandoci in faccia.
Giovanna. Per me questa vicenda è stata l’occasione per un forte richiamo, anche all’interno della famigl ...[continua]
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