Come dobbiamo leggere i recenti risultati elettorali? Ti aspettavi la vittoria di Pisapia?
Certamente non mi aspettavo una svolta così radicale, una vittoria di queste proporzioni.È vero, il quadro non appariva molto positivo per la maggioranza di centro-destra. I segni del cambiamento erano visibili da mesi: la rottura con Fini, le vicende di Berlusconi, i processi, il presentarsi sulla scena dei Responsabili.Dai sondaggi emergeva una certa caduta di fiducia nel governo e in Berlusconi in particolare. E anche uno spostamento di attenzione dalle tematiche che erano state forti nel biennio 2008-2009 -sicurezza e immigrazione- a questioni più prettamente economiche, come l’occupazione, i salari, ecc. I segnali di un clima che stava cambiando rapidamente c’erano tutti da questo punto di vista.Tuttavia, per tradurre il cambio di clima in un cambiamento anche di comportamento elettorale, il quadro che ho delineato non bastava: occorreva verificare lo stato di salute, non solo delle forze di maggioranza di governo, ma anche di quelle alternative, se erano dinamiche, attive, se proponevano qualcosa di interessante. Per dire, in un paese come la Spagna, il malcontento ha fatto perdere le elezioni ai socialisti, ma non ha orientato l’elettorato chiaramente verso un altro partito.Quindi, per sintetizzare, il malcontento per i problemi non risolti e una certa sfiducia verso il governo erano da tempo percepibili, ma la traduzione di questo malessere in comportamenti elettorali rimaneva problematica. Anche perché -cosa ben nota a chi si occupa di elezioni- per quanto la scelta di voto non sia come la fede o il tifo calcistico, esiste comunque una certa tendenza a mantenerla. A meno che non succeda qualcosa di molto importante.In quest’occasione la prima novità è stata che le forze alternative si sono mobilitate in modo un po’ diverso dal solito. Un secondo elemento di novità è che a una crisi del partito di Berlusconi non ha corrisposto questa volta una capacità di recupero della Lega, come era accaduto nel 2010 alle regionali o nel 2009 alle europee. Queste sono un po’ le premesse.
Dicevi che la vittoria, quindi, non è stata dovuta solo alla perdita di fiducia per il governo, ma anche a un nuovo modo di presentarsi dell’opposizione...
Anche se la novità, soprattutto all’inizio, è passata un po’ sotto silenzio, tra i candidati dell’opposizione si è visto un cambio di strategia rispetto alla gestione tradizionale delle campagne elettorali. I casi più significativi, anche se diversi fra di loro, sono stati Milano e Napoli. In entrambe le situazioni il partito maggioritario del centro-sinistra non è riuscito a esprimere un candidato: a Milano l’esponente del Pd è stato sconfitto alle primarie; a Napoli addirittura al primo turno, e molto pesantemente.Quindi in situazioni importanti, anche strategiche per il Nord e per il Mezzogiorno, il candidato del maggior partito dell’opposizione non è stato bene accolto dagli elettori che volevano proporre un’alternativa a Berlusconi. Sono stati invece privilegiati candidati sindaci che si proponevano in modo diverso e si impegnavano a rapportarsi con gli elettori sul territorio gestendo pratiche che i principali partiti non usavano più da tempo.Nel corso della lunga campagna (sia per le primarie sia per il ballottaggio), Pisapia non ha puntato sui media, ma si è distinto andando in giro per i quartieri, creando dei comitati, instaurando un rapporto positivo anche con gruppi di giovani che avevano manifestato la volontà di appoggiarlo, ma che volevano farlo a modo loro. Una ricetta in fondo molto semplice, fondata sull’ascolto e sulla partecipazione, cose a cui la gente non era più abituata. Il sistema ha funzionato: infatti alle iniziative c’era sempre più gente.A Milano comunque non ha pesato solo la caduta di consenso per il governo: in città c’era anche uno specifico malcontento verso la Moratti che non ha fatto grandi cose e, a detta di molti, ha dato troppo spazio all’industria edile. Infatti si diceva che il vero sindaco non fosse la Moratti, ma Salvatore Ligresti, l’imprenditore immobiliare.Ma torniamo al nuovo volto dell’opposizione. Ecco, a Milano come a Napoli non abbiamo visto il solito partito un po’ ingessato che cerca di conquistare il potere con le alleanze. Questa volta la strategia è stata abbastanza diversa, anche se, ripeto, a rigor ...[continua]
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