Da tempo studia la sostenibilità dei sistemi di welfare in Europa e in Italia, con particolare attenzione ai servizi offerti a chi vive in condizione di non autosufficienza.
I paesi che abbiamo analizzato sono Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Se leggiamo il nostro paese in controluce rispetto a questi altri contesti, emergono una serie di tratti caratteristici. Il primo è il tratto del "quanto” investiamo. Noi investiamo circa 7.000 euro pro capite, il Regno Unito circa 7.300 euro e Francia e Germania superano i 9.000 euro pro capite. Parliamo di investimenti sul welfare nel suo insieme, quindi politiche per la cosiddetta "long term care”, l’assistenza a lungo termine, ma anche politiche per la famiglia, il lavoro, la sanità, la previdenza. Ecco, mettendo insieme questi capitoli noi arriviamo a 7.000 euro.
Quindi non è vero che noi spendiamo più degli altri.
Il mito che noi abbiamo una grandissima spesa di welfare è appunto un mito. E non è l’unico; si dice anche che noi facciamo programmazione del welfare quando in realtà abbiamo una base dati su cui fare ragionamenti programmatori molto debole. Poi c’è il mito che il nostro sia un sistema di welfare locale mentre invece la maggior parte delle risorse sono gestite dall’amministrazione centrale. Comunque il primo punto è che abbiamo una dotazione di risorse inferiori. Dopodiché va detto che questa dotazione di risorse ha anche un mix molto differente. Per esempio, noi siamo l’unico paese che trasferisce in termini finanziari più del 50% delle risorse dedicate alla long term care. In Francia, in Germania e anche nel Regno Unito la quota dei soldi trasferiti direttamente ai cittadini è inferiore. Questo spiega il dimensionamento di badanti, unico in Europa. Un trasferimento monetario così importante contribuisce anche a creare un sistema molto frammentato.
Il mix dei nostri 7.000 euro rispetto ai 9-10.000 euro degli altri paesi è disallineato anche su altri versanti, in particolare il rapporto tra peso dell’amministrazione centrale e peso dei livelli locali è completamente sbilanciato a favore del primo.
Per questo parlavo del mito del welfare locale: noi abbiamo un dettato costituzionale che trasferisce alcune funzioni e fa tutta una serie di ragionamenti sui livelli locali, abbiamo anche una legge, la 328, che ci dice quanto sia rilevante la programmazione locale, dopodiché però le risorse sono pressoché tutte al centro. L’indennità di accompagnamento da sola sfonda tutta la partita della spesa comunale.
Da anni si discute sull’equità di un’indennità data a tutti a prescindere dal reddito e in qualche modo dalla gravità delle condizioni.
Anche qui la comparazione è interessante. Se prendiamo in esame il numero degli utenti non autosufficienti e quanti tra questi sono in carico ai soggetti deputati nei differenti paesi, scopriamo che il sistema italiano ha in carico pressoché tutti gli utenti che noi stimiamo essere non autosufficienti: difficilmente qualcuno resta fuori dal radar. Negli altri paesi le maglie sono molto più strette, nessuno si avvicina alla copertura quasi universalistica del modello italiano. In realtà, se poi dividiamo questa copertura quasi universalistica per il numero degli utenti in carico, otteniamo mille euro pro capite. Se invece andiamo a dividere per gli utenti la copertura degli altri paesi, il risultato vale più di tremila euro pro capite. Quindi, sostanzialmente, noi abbiamo un sistema che non dice di no a nessuno ma dà pochissimo in modo distribuito. Altri sistemi tendono a essere più selettivi e però le risorse per gli utenti individuati sono maggiori.
Abbiamo provato a fare un’analisi comparativa tra due regioni italiane, da cui è emerso che sia Emilia-Romagna che Lombardia la quota di utenti non autosufficienti, sia anziani che disabili, in carico ai servizi oscilla tra il 25% e il 30%. Questo significa che il 75% delle persone in condizione di non autosufficienza casomai avranno tutti l’indennità di accompagnamento, ma non sono in carico al sistema di servizi. E, attenzione, qui quando diciamo "presa in carico” parliamo di due ore medie di intensità di assistenza domiciliare. Se vado a parlare con un provider tedesco, mi spiegherà che hanno tre fasce e sulla fascia più alta forniscono tre accessi giornalieri sette giorni su sette. Parliamo ...[continua]
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