Vincenzo Dottorini, 39 anni, nel 2002 ha fondato Ineltec, ditta materana che realizza impianti elettrici.

Come ha cominciato?
Studiando e lavorando. Ero iscritto a un Istituto tecnico professionale, il Leonardo da Vinci di Matera, e a quindici anni ho deciso di fare un’esperienza lavorativa estiva da un impiantista elettrico materano. Questo mi ha stimolato anche nello studio, perché vedevo le materie scolastiche applicate al mondo del lavoro. Così ho proseguito anche dopo l’estate: la mattina andavo a scuola, al pomeriggio ero sul cantiere, alle sei rincasavo e la sera mi mettevo a studiare. Quando ho preso la maturità avevo già consolidato un’attività lavorativa. Il lavoro mi rendeva orgoglioso di quasi ogni giornata: imparavo sempre qualcosa di nuovo, e anche grazie al binomio con la scuola riuscivo a essere più pronto e preparato persino di chi mi forniva il lavoro.
Nei primi anni Novanta non esistevano gli stage aziendali. Sono io che ho voluto utilizzare il tempo libero per crearmi una professione. Così, dopo il diploma, finito il militare, sono rientrato nell’impresa in cui lavoravo, anche se alcuni compagni me l’avevano sconsigliato: "Lavori da elettricista semplice pur avendo un titolo da tecnico?”.
Arrivato a 23 anni, in effetti mi è venuta voglia di fare qualcosa per conto mio. Il primo progetto era di trasferirmi a Bologna e provare ad aprire lì un’attività. Però, poiché avevo lasciato in giro dei curricula, ho ricevuto una chiamata dal consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, un ente parastatale, che mi avvisava che era in preparazione un bando pubblico; ho partecipato, risultando vincitore. Così sono stato assunto nel reparto elettromeccanico. Insomma, il progetto di andare a Bologna è sfumato. Per strada i conoscenti mi facevano i complimenti. A loro dire "mi ero già aggiudicato una pensione”. Dopo un po’ però ho capito che quel lavoro non faceva per me.
In cosa consisteva?
Gestione di impianti di sollevamento, di cabine elettriche, di impianti per la bonifica delle acque e dei territori. Cose per cui, per diversi anni, ho girato per tutto il comprensorio. Però non mi sentivo soddisfatto, non trovavo quegli stimoli che avevo nei lavori precedenti. Allora, visto che col titolo di studio da installatore professionale non potevo fare la progettazione elettrica degli impianti, ho deciso di re-iscrivermi a scuola, questa volta all’Istituto tecnico per periti industriali. Dopo il secondo diploma, sono andato avanti con la specializzazione conseguendo il titolo per iscrivermi a un albo e iniziare a progettare impianti elettrici. Tutto ciò mentre lavoravo... Per non farmi mancare nulla, ho fatto anche tre anni di Ingegneria.
La laurea breve.
Che però non ho conseguito. Sono rimasto un po’ deluso dall’università, non me la sentivo di ciondolare per mesi nei corridoi della facoltà in attesa di dare un esame.
Un po’ sconfortato, ho lasciato Ingegneria; tanto, pensavo, come perito elettrotecnico ero già in grado di progettare impianti fino a una sottostazione di cabina Enel, quindi avevo un’alta gamma di possibilità lavorative. Sempre insoddisfatto del lavoro al Consorzio, ho deciso di mettermi in società con altri per creare un’impresa di installazione di impianti elettrici. Siccome non potevo generare conflitto di interessi col mio ente, chiesi un anno di aspettativa non retribuita. Passato l’anno, visto che l’azienda stava sulle proprie gambe, pensai che con un mio maggiore impegno avremmo potuto avere anche più mercato; a quel punto diedi definitivamente le dimissioni dall’ente per mettermi a fare l’imprenditore.
Una scelta coraggiosa.
Sì, i miei amici mi dicevano: "Sei matto!”, "Hai mollato il posto fisso!”. Non le dico anche in famiglia. Dopo che un genitore vede un figlio lasciare il posto in un ente che è in piedi da cinquant’anni... Però anche loro lo vedevano che non ero felice. Ho fatto questa scelta a sei mesi dal matrimonio, quindi mi sono confrontato anche con mia moglie. Per me il rischio più grosso sarebbe stato restare in un posto che sapevo mi avrebbe fatto perdere l’entusiasmo per il lavoro. Così ho avviato in modo più concreto la vita imprenditoriale dell’azienda, e i risultati si sono visti. Man mano abbiamo preso commesse più importanti, con clienti più facoltosi, il personale è cresciuto fino a quattordici dipendenti, così il fatturato, e ci siamo trasferiti in una sede più grande. Abbiamo sempre reinvestito tutto nella società per farla ...[continua]

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