Giuseppe Savini è addetto alle attività culturali della Fondazione Cassa dei Risparmi di Imola. Massimo Ortalli, editorialista e saggista, da decenni è impegnato nello studio dei movimenti libertari e dei suoi protagonisti; firma storica di "A/Rivista Anarchica”, è responsabile dell’Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana (F.a.i.); lavora come farmacista a Imola.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Imola ha recentemente acquisito la biblioteca di Luigi Fabbri fra le raccolte del Centro Studi. Potete raccontare?
Giuseppe Savini. Il Centro studi di storia del lavoro e delle comunità territoriali è nato una ventina di anni fa e inizialmente si occupava di storia del lavoro, economia, agricoltura, mondo operaio, ecc. Via via ha un po’ deviato la sua rotta continuando a seguire le tematiche relative al lavoro ma estendendo il proprio interesse alle comunità territoriali e ai beni culturali. In questi anni sono stati organizzati convegni, ma anche attività editoriali e in generale di studio e ricerca. L’ultimo importante lavoro è stato un dizionario biografico, in cinque volumi, dei soprintendenti, direttori generali, bibliotecari, architetti, storici dell’arte; ogni voce curata da un redattore. Un lavoro ciclopico, fatto in collaborazione col Ministero, quindi anche con tutta una serie di difficoltà organizzative; un lavoro bello e importante.
Quando è nato il Centro studi, nel 1995, c’era anche l’idea di creare una biblioteca specifica sulle tematiche della storia del lavoro. All’inizio acquistavamo sia pubblicazioni correnti che del mondo antiquario. Negli anni, anche per problemi di spazio, abbiamo rallentato l’acquisto del corrente, ma abbiamo mantenuto una certa attenzione al mercato antiquario.
La Fondazione ha una proiezione nazionale, ma, anche se ci siamo separati dalla banca, statutariamente si deve occupare di quello che viene chiamato "territorio di tradizionale radicamento”.
Certo non ci si aspetterebbe che una fondazione bancaria acquisisca il fondo di un anarchico.
Giuseppe. In effetti penso che siamo l’unica Fondazione in Italia e però per noi non è una cosa straordinaria. La Fondazione eroga annualmente un piccolo fondo al circolo Errico Malatesta. C’è dunque una sorta di "consuetudine” che ha radici antiche. Basti pensare che il bisnonno del nostro segretario generale, Lambertini, era un anarchico, lo zio del presidente era un costiano della prima ora... Le storie dell’Anarchia e quelle di Imola si intrecciano sovente e come tutte le vicende della nostra città anche questa è per noi di indubbio interesse.
Massimo Ortalli. Questa peculiarità nasce da un tessuto di relazioni ormai secolare: la presenza del movimento anarchico a Imola risale al 1870, cioè dalla Prima internazionale, e non ha mai cessato di essere presente nella città in forma organizzata, quindi fa proprio parte del tessuto sociale della città.
Anche durante il fascismo, naturalmente clandestinamente, operava un gruppo anarchico. Nel dopoguerra facemmo parte del comitato di liberazione nazionale. C’è stata sempre una socializzazione, non dico degli obiettivi, che sono differenti, però delle pratiche quotidiane di gestione della società, per cui anche questo rapporto con la Fondazione nasce da una serie di circostanze un po’ irripetibili. D’altra parte quando una fondazione come questa di Imola si occupa così attivamente del territorio, beh, nel territorio ci sono gli anarchici, la tradizione socialista...
Parliamo dunque di questa biblioteca che ha avuto una vicenda avventurosa, come avventurosa è stata la vita di Luigi Fabbri.
Massimo. La storia nasce nel 1926. Luigi Fabbri, l’allievo prediletto di Malatesta, una delle figure più lucide del movimento anarchico internazionale, fa il maestro a Corticella. A un certo punto, in quanto dipendente comunale, gli viene richiesto di fare il giuramento di fedeltà al regime fascista.
Gli universitari che dieci anni dopo rifiuteranno il giuramento sono dodici. I dipendenti comunali invece sono solo due: Luigi Fabbri e un testimone di Geova del meridione. Il rifiuto comporta il licenziamento.
Maestro, con due figli e la moglie allora casalinga, si trova presto in difficoltà. Tra l’altro questo rifiuto lo rende ancor più oggetto delle attenzioni poco benevole dei fascisti.
Decide dunque di espatriare.
Luce Fabbri, la figlia, ricorda che il cruccio più grosso del padre era la separazione dalla biblioteca. Fabbri è stato un bibliofilo appa ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!