Dopo il referendum sulla Brexit, che ha visto ogni villaggio e città della Scozia votare per la permanenza nell’Unione europea, l’amarezza per un esito che non rispetta la propria volontà nazionale e che riporterà sul tavolo anche la questione dell’indipendenza, contro la quale, paradossalmente, molti scozzesi avevano votato per rimanere in Europa. Un paese grande, ricco di risorse e accogliente, che chiede di non essere lasciato solo. Intervista a Alyn Smith.
Alyn Smith, eurodeputato dello Scottish National Party, è membro del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea.
Al referendum sulla Brexit, la Scozia ha votato prevalentemente per rimanere in Europa, come si spiega?
Noi abbiamo un diverso atteggiamento verso l’Europa. In parte per motivi politici, in parte per motivi geografici: l’Inghilterra è sempre stata tradizionalmente più anti-Eu e siccome noi non vogliamo essere come loro… Come sapete, a volte poi i popoli si definiscono in relazione ai loro vicini. Abbiamo anche un diverso atteggiamento verso la politica, tendenzialmente siamo più politicizzati. Il referendum per l’indipendenza del 2014 è stato un valido esercizio: la cittadinanza si è molto informata, si è attivata. Le persone, in quell’occasione, hanno studiato, hanno impegnato del tempo per migliorare le proprie conoscenze su come funziona l’economia, su come funziona la democrazia. L’eredità del referendum del 2014 ci ha lasciato con un dibattito politico molto vivace. La nostra è una cultura politica pluralista, siamo anche pragmatici; non siamo ideologici sulla questione europea: abbiamo la Norvegia accanto, l’Islanda, insomma sappiamo che ci sono altri modelli di relazione con l’Europa. E poi abbiamo l’Irlanda proprio lì.
Semplicemente vogliamo tutelare i nostri interessi da una prospettiva nazionale. Per noi un’adesione all’Unione europea come stato indipendente è la soluzione migliore. Tanta gente nel 2014 ha votato "no” all’indipendenza proprio per la questione europea e ora ci sta ripensando…
Hai fatto un discorso molto forte al Parlamento europeo all’indomani del referendum sulla Brexit…
Ero molto emozionato, ma soprattutto quando ho visto che Nigel Farage voleva essere la "voce” del Regno Unito, mi sono ribellato, non volevo lasciare che fosse lui la nostra voce, non potevo accettarlo. E visto che lui parlava alla gente a casa, io ho parlato alla gente in quella sala, ai deputati, chiedendo di non lasciarci soli.
Tu ti sei dichiarato orgogliosamente scozzese e orgogliosamente europeo. Le cose possono stare assieme?
La Scozia è il prototipo di uno stato europeo. I giorni dell’Impero sono finiti. Senza l’Europa, gli stati sarebbero molto più piccoli e impotenti davanti alla minaccia del cambiamento climatico, al problema del crimine organizzato, della sicurezza alimentare, della protezione dei dati, con la Russia, Trump…
Negli ultimi trent’anni in Scozia abbiamo esaminato la situazione con attenzione: siamo a favore di un mondo multilaterale, con le organizzazioni internazionali per i diritti umani, il Wto, la Nato, l’Eu, ecc. Siamo convinti che i nostri interessi siano meglio rappresentati all’interno di questo mondo interconnesso. Io non vedo l’Unione europea in contraddizione con l’indipendenza. Noi vogliamo essere indipendenti non per separarci, ma semplicemente per poterci sentire rappresentati.
Quello che sta succedendo con la Brexit spiega molto bene quale sia il problema. Non a caso ora in Scozia molta gente ha cambiato posizione rispetto all’indipendenza. Proprio a causa della Brexit!
All’interno del Regno Unito noi abbiamo espresso un voto molto chiaro. Basta guardare la mappa: parla da sola. Le nostre città, le nostre campagne, le nostre isole, il nord, il sud, hanno tutti votato per il "Remain”. Ma non essendo noi uno stato indipendente, ai negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, siamo stati rappresentati dal governo inglese. Questo di fatto ha ignorato la nostra democrazia, le nostre istanze. Se guardiamo all’Irlanda, oggi ha le mani libere nei rapporti con Londra ed è per questo che ora è al centro dei negoziati. Ma l’Irlanda ha le mani libere perché è un paese indipendente all’interno della Ue e quindi, giustamente, può ricevere solidarietà, può contare nel sostegno e nella cooperazione con gli altri paesi. L’Irlanda è pure un paese più piccolo della Scozia, ha anche meno risorse; non ha petrolio, gas, ecc.
Ancora nel 2014, cioè molto recentemente, agli scozzesi era stato detto che se volevano rimanere nell’Unione europea dovevano votare per restare nel Regno Unito. Il fatto è che, come ha ben spiegato il nostro segretario di stato, David Mundell, la Scozia non è un partner del Regno Unito, ma è una parte del Regno Unito: c’è una bella differenza! Oggi si parla del deficit democratico dentro l’Unione europea, ma per noi il deficit democratico è dentro il Regno Unito.
Mentre parliamo, Theresa May è a Glasgow
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