A breve saranno trecento giorni di protesta in Georgia. Giorno dopo giorno, con uno straordinario coraggio, la società civile georgiana sta lottando per la libertà. E questo nonostante la violenza dei processi, la brutalità della polizia e la repressione che, purtroppo, sta crescendo. Com’è la situazione nel Paese?
Le manifestazioni sono ancora in corso, nonostante tutto. Se venissi a protestare con noi stasera, date le dimensioni e l’atmosfera, penseresti: “Ok, è una cosa da poco: forse la gente non è più scontenta, forse la protesta è morta”. Ma il fatto è che, come hai detto, siamo quasi a trecento giorni di protesta consecutivi. E in questi trecento giorni, come è ovvio, sono iniziate le defezioni. All’inizio c’erano molte decine di migliaia di manifestanti, soprattutto dopo che il primo ministro ha annunciato il ritiro della Georgia dal processo di integrazione europea. È stato questo a innescare le ultime proteste, che da allora non si sono mai fermate.
All’inizio, il governo pensava che se avesse usato la violenza contro i manifestanti e i media, la gente si sarebbe spaventata e non sarebbe scesa in piazza così di frequente. Ma quel che è successo è che più persone venivano torturate e arrestate, più la rabbia della gente aumentava e la resistenza era più forte. Così, dopo un po’, Sogno Georgiano -il partito al governo- se ne è reso conto e ha fatto diverse cose per mettere pressione. La prima e più immediata è stata vietare i fuochi d’artificio, come quelli che i manifestanti usavano contro la polizia antisommossa, durante le azioni di dispersione. Sono scomparsi in un giorno. Hanno vietato l’importazione di questi prodotti, chiuso i negozi che li vendevano, fatto irruzione nei magazzini dove venivano conservati. Questa è stata la reazione immediata, qualcosa a cui abbiamo assistito direttamente, perché per dieci o dodici giorni c’è stata questa battaglia tra i manifestanti e la polizia con i fuochi d’artificio, poi i gas lacrimogeni, gli idranti e gli altri mezzi usati dalla polizia antisommossa. Molto presto, hanno vietato i laser, le maschere facciali e altre cose che i manifestanti usavano per proteggere la propria identità durante la protesta. Questa è stata la prima ondata, ma poi sono arrivate le repressioni più dure. Il governo ha inasprito le sanzioni. Di solito usano due articoli del codice penale contro i manifestanti che partecipano alla protesta: disobbedienza alla polizia e teppismo, ma ora la pena è aumentata. Ora, per la detenzione amministrativa, la pena massima è di sessanta giorni, il che è folle. Credo che nemmeno la Russia abbia pene così lunghe. Hanno anche aumentato le multe, introducendone di nuove. Ad esempio, se si blocca il traffico nelle strade, si pagano 5.000 lari al giorno, ovvero oltre 1.500 euro. Io, per esempio, ho già quattro multe, anche se sono una giornalista. Le multe e gli altri tipi di sanzioni si riflettono sulla protesta. Non ci sono così tante persone in strada, eppure ogni giorno il corso Rustaveli, nel cuore della capitale, viene bloccato. Ci sono proteste più grandi, una o due volte al mese. L’ultima è stata circa una settimana fa. Quel giorno, migliaia di persone sono scese in piazza solo per dimostrare che la protesta è qui per restare. La gente è ancora arrabbiata, continua a pensare che questo governo non sia legittimo. Vogliono chiedere elezioni anticipate, e anche il rilascio di tutti i prigionieri, i manifestanti che sono stati arrestati nell’ultimo anno e mezzo. Ci sono più di sessanta persone in carcere in questo momento: manifestanti, una giornalista, insegnanti, medici, un sacco di gente.
Le proteste ci sono, ma in questo momento ho la sensazione che la tensione stia aumentando perché ci stiamo avvicinando alle elezioni locali, anche se non ci sono aspettative sulle elezioni in sé. Perché saranno truccate, proprio come lo sono state le elezioni parlamentari. In secondo luogo, la maggioranza dei partiti di opposizione, tranne due, le sta boicottando.
Quindi, l’aspettativa è che Sogno Georgiano vinca. Quello che posso dire è che ci sarà sicuramente una protesta molto forte, ma non so se questa protesta porterà a qualcosa. Perché abbiam ...[continua]
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