Dov’è il Monte Giogo e in cosa consiste il progetto di produzione eolica che proponete?
Siamo nel Mugello e in particolare sul “crinale zero”, ovvero sullo spartiacque idrografico tra l’Adriatico e il Tirreno. Quindi è un luogo ricco di simboli e di significati. Il progetto prevede di installare, a circa mille metri d’altezza, proprio sulla linea del crinale, otto aerogeneratori per una potenza complessiva di 29 megawatt capaci, per la ventosità che caratterizza il sito, di produrre 80 gigawattora all’anno, cioè 80 milioni di kilowattora, il che corrisponde grossomodo al fabbisogno di energia elettrica ad uso civile di 100.000 persone. Si tratta di un impianto che è limitato nel numero di aereogeneratori ma che, grazie alla loro dimensione e alle caratteristiche del sito, è capace di dare un grande apporto alla transizione energetica del Paese.
L’iniziativa è allo stadio di progetto definitivo. Agsm è il proponente: ci stiamo lavorando da tre anni. Il progetto è stato presentato alla popolazione e così si è avviato l’iter autorizzativo.
Quanto alte sono le pale eoliche?
Ogni aereogeneratore sarà alto all’incirca 90-95 metri. Parlo dell’altezza della torre all’asse di rotazione delle tre pale, della lunghezza di circa 60-65 metri. Diciamo circa perché gli aerogeneratori verranno individuati con una procedura competitiva tecnico economica. L’altezza complessiva, alla punta della pala in posizione verticale, è di 150 metri o anche qualcosa di più. Pur non essendo i più grandi sul mercato, questi aerogeneratori si collocano nella fascia di grande taglia, il che consente di minimizzare l’occupazione di terreno a parità di generazione di energia.
Non conviene quindi fare molte pale piccole, che si può pensare siano meno visibili e impattanti?
Assolutamente no. Mentre nel fotovoltaico il pannello è uguale sia che si stia realizzando un impianto da tre kilowatt che un impianto da 30 megawatt, nell’eolico c’è una differenza sostanziale di performance, legata a due fatti: le macchine grandi garantiscono rendimenti che le macchine piccole non possono avere, ma soprattutto più si sale d’altezza più aumenta la ventosità. E, siccome l’energia prodotta è all’incirca proporzionale al cubo della velocità, salire del doppio di altezza vuol dire il più delle volte quintuplicare l’energia prodotta a parità di dimensione.
Oltre a ciò, gli aerogeneratori più piccoli presentano velocità di rotazione più elevate e a una quota inferiore: il mini eolico perciò non conviene né energeticamente né dal punto di vista ambientale.
I critici affermano che l’eolico è poco affidabile perché il vento è incostante. Si tratta quindi di una rinnovabile poco efficace?
È assolutamente vero che le fonti rinnovabili, con l’unica eccezione dell’idroelettrico dotate di invaso (le dighe, per capirci), non sono programmabili, ovvero producono quando c’è la risorsa (il sole, il vento...) e non producono quando tu desideri avere energia elettrica. Questa è una differenza sostanziale con il sistema elettrico come lo concepiamo da sempre, che si è formato sull’inseguimento della domanda: ciascun cittadino, ciascuna impresa chiede energia elettrica quando vuole e il sistema si organizza in modo da accendere il numero di centrali (principalmente termoelettriche sino ad oggi) sufficiente a soddisfare la domanda di energia in ciascun istante. Con la transizione energetica, che ci spingerà ad avere il 100% di energia elettrica da fonte rinnovabile, per arrivare poi al 100% anche dell’energia primaria (comprendente quindi i trasporti o il riscaldamento, ad esempio), dovremo organizzare il sistema in maniera diametralmente opposta. Bisognerà andare a consumare in maniera intelligente, ovvero quando la risorsa è disponibile. Questo implica un cambio di mentalità e un cambio di sistema: le tecnologie indispensabili oggi sono tutte a portata di mano.
Quali sono i punti cruciali: una distribuzione dell’energia elettrica smart, come si dice spesso? Un aumento della capacità di accumulare l’energia prodotta quando ci sono le risorse (sole, vento, ecc.) per usarla quando ci sono picchi di domanda?
Si tratta proprio di un nuovo paradigma. Diverse ...[continua]
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