Felicetta Maltese, pensionata, è promotrice della proposta di legge “liberi subito” presso la Regione Toscana e coordinatrice della “Cellula Coscioni Firenze”.

È notizia di pochi giorni fa l’approvazione della legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito da parte della Regione Toscana, che però ha subìto una battuta d’arresto per le obiezioni del centro-destra.
Che dire? Mettere in dubbio il fatto che la Regione possa essersi arrogata il diritto di approvare una proposta di legge che non rientri nei suoi ambiti, significa mettere in dubbio la preparazione e la capacità dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di verificare che la proposta di legge rientrasse nelle sue competenze. Perché quando si presenta una proposta di legge, non viene accettata semplicemente: viene prima studiata, passata al setaccio, valutata in base allo statuto e alla legge 51/2010 della Regione, e se rientra nella competenza della Regione il presidente del Consiglio regionale comunica che la proposta è stata accolta e autorizza la raccolta di firme prevista.
Per esempio, se domani faccio una proposta di legge che prevede di mettere delle panchine in piazza della Signoria dove la gente può mangiare un panino, la Regione, come minimo dice: “No, non è previsto, perché c’è il vincolo delle Belle Arti”, e la boccia subito, ovviamente. Perciò la loro contestazione è come dire: “Noi non siamo convinti che abbiano lavorato bene”. È un’offesa nei confronti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Quando si parla di suicidio assistito in un Paese come l’Italia si alzano le barricate, anche se c’è stata una sentenza molto chiara della Consulta...
Appunto. Se avessero voluto contestare, avrebbero dovuto contestare la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale perché questa proposta di legge non si discosta dalla suddetta sentenza, si limita solamente a stabilire tempi e modalità per rendere fruibile un diritto che esiste già, ma richiede tempi lunghi perché non è regolamentato.
Quando si tratta di suicidio assistito le lungaggini della burocrazia sono proprio quello che andrebbe evitato...
Le lungaggini sorgono quando il paziente è costretto a ricorrere alle vie legali; questo succede ogni qualvolta viene avanzata la richiesta di verifica delle proprie condizioni per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita. L’Asl, che non ha nessun regolamento in materia che le impone tempi e modalità, fa finta di non sentire, non dà risposta. Sta nell’inerzia più totale. Intanto il malato soffre.
Chi può farlo ricorre ad altre vie...
Certo, c’è la Svizzera, che però ha un costo che non tutti possono affrontare, quindi c’è una discriminazione.
Ne hai esperienza diretta…
Ora non dovrebbe essere più necessario andare in Svizzera.
La Corte costituzionale, nella sentenza 242/2019, quella che ha emesso dopo la disubbidienza di Marco Cappato per il dj Fabo, ha stabilito che perché una persona possa essere aiutata a morire, deve avere una malattia irreversibile, con forti sofferenze, essere in grado di affermare questa sua scelta in modo libero e consapevole e dipendere da trattamenti di sostegno vitale meccanici, ovvero da un respiratore, dall’alimentazione artificiale o dall’idratazione artificiale.
Questi requisiti erano soddisfatti da determinate persone con determinate malattie; però i malati di Sla, i malati oncologici, cioè altri malati che non avevano bisogno di un respiratore, ma avevano la necessità di avere chi li puliva, chi dava loro la terapia o li imboccava, di chi li doveva girare perché le piaghe da decubito non peggiorassero; ecco, i malati che non si potevano muovere ma respiravano da soli, non potevano ricorrere al suicidio assistito. Così, in seguito alla mia disubbidienza di portare una persona malata di Sla e un’altra malata di Parkinson in Svizzera, la Consulta ha emesso una seconda sentenza, la 135/2024, con cui stabilisce che per trattamento di sostegno vitale si intende anche l’accudimento umano: una persona che non è autonoma nel soddisfare le sue esigenze fisiologiche ci rientra, non deve necessariamente dipendere da un trattamento meccanico. A questo punto non ci sarebbe più bisogno di andare in Svizzera.
Dicevi che i costi per andarci sono piuttosto elevati...
Io non ho mai visto pagamenti effettuati, però so quanto è cara la Svizzera perché ci ho dormito e mangiato. Un esempio banalissimo: una bottiglia da un litro e mezzo di acqua a tavola al ristorante ...[continua]

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