Giangiorgio Pasqualotto insegna Storia della filosofia e estetica all’Università di Padova.

Sembra che, tanto in Europa che in America, ci sia una grande “voglia d’Oriente”, qual è il significato di questa voglia?
Capire il perché oggi molti si avvicinino al buddhismo è difficile, bisognerebbe andare a vedere quali sono le motivazioni e queste sono una diversa dall’altra. Anche parlando con coloro che si sono avvicinati a questa o quella scuola presente in Italia è difficile che emerga il perché: ci sono motivi palesi, manifesti, ma sono quelli meno importanti. Azzardando delle ipotesi su questo fenomeno, si può dire che il buddhismo ha un fascino che gli deriva dall’essere una visione del mondo basata sull’esperienza corporea, che, contemporaneamente, non trascura il mentale, lo psichico. Il buddhismo, anzi, è una delle forme di analisi psichica più profonde che siano state prodotte, almeno fino alla psicanalisi: questo mettere insieme l’attenzione ai livelli corporei, fisici, dell’esperienza quotidiana con l’analisi psicologica profonda, è una cosa che nella tradizione occidentale non abbiamo quasi mai avuto.
Questo è uno degli elementi che hanno determinato il successo del buddhismo. Poi ci sono anche elementi contingenti, come il fatto che in Occidente abbiamo prodotto una serie di teorie che ormai sono arrivate al fondo.
La stessa psicoanalisi, per esempio, è arrivata in molti casi a dei vicoli ciechi e non è un caso che gran parte degli interessi verso il buddhismo provengano da studiosi di psicologia o psicoanalisi in cerca di nuova suggestione.
Un’altra ipotesi che si può fare, e può essere anche abbastanza banale, riguarda la caduta delle ideologie e delle grandi tradizioni religiose occidentali. Queste sono state talmente implicate nelle vicende storiche e politiche da venire rovinate, contaminate, da queste vicende, per cui assistiamo, e assisteremo sempre di più, a un radicalizzarsi dei fondamentalismi che provengono da queste tradizioni e che mettono insieme religione, politica, storia. Ovviamente molti sentono disagio per questi fondamentalismi, che spesso conducono alla violenza; il buddhismo, almeno come appare modernamente, è del tutto immune dal virus mortale del fondamentalismo; anzi, in alcuni periodi storici questa mancanza di rigore dogmatico è stato ciò che ha procurato grandi svantaggi al buddhismo stesso. Un altro elemento che può attirare verso il buddhismo -anche se non è proprio solo di esso, ma è anche di altre religioni orientali come il taoismo- è l’interesse per i fatti, chiamiamoli così, della natura, per il pensiero ecologico, per il pensiero della interrelazione, per il modello a rete, per la visione olistica, per l’interdipendenza.
Nei fondamenti del buddhismo, sia nelle versioni indiane che in quelle cinesi e giapponesi, c’è sempre questo sottolineare che tutto l’universo è interrelato, che la psiche è interrelata col corpo, le menti lo sono tra loro, i corpi tra loro, eccetera e anche questo si lega alla grande tematica della non violenza. Poi, a parte la crisi delle ideologie e i fondamentalismi, si è percepito anche che il problema non è tanto della bontà delle teorie o delle ideologie che vengono proclamate, ma dell’attitudine mentale, del modo, con cui ogni teoria viene applicata. Forse, cioè, ci si è accorti che non è tanto importante definirsi “di destra” o “di sinistra”, ma vedere i soggetti, il loro funzionamento mentale, e anche i comportamenti che seguono le modificazioni mentali, che stanno alla base di chi si proclama di destra o di sinistra.
Molto probabilmente, comunque, sotto a tutte queste motivazioni ce ne è una più radicale, cioè il fatto che il buddhismo invita a riflettere ed analizzare quello che una volta si chiamava il “fondo dell’anima”, quel che è alla radice dei nostri comportamenti; qui l’elemento assolutamente originale -talmente originale da essere al limite dell’insopportabilità- del buddhismo è di decostruire, di scomporre, l’idea stessa di persona, di “io”, di soggetto, come centro portante di tutto un nostro modo di essere, idea che non muta anche se visto da destra o da sinistra con una teoria altamente formalizzata. Analizzando la storia della cultura occidentale si trova che, a parte pochissimi esempi, al fondo c’è sempre la coltivazione dell’io, la costruzione quasi ossessiva della personalità; anche Jung e Freud, massimi studiosi del fondo dell’anima, tuttavia non rinunciano assolutamente a questa idea forte c ...[continua]

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