Guido Calogero è oggi conosciuto quasi soltanto dai cultori di filosofia classica, mentre la sua biografia intellettuale, ricca e variegata, è legata anche alla politica, in particolare al liberalsocialismo…
Il fatto che Guido Calogero -nato a Roma nel 1904, dove anche morì nel 1986- sia oggi principalmente conosciuto da chi si occupa di cultura classica è sicuramente dovuto alla sua straordinaria figura di cultore delle discipline umanistiche ed in particolare ai suoi studi, fondamentali, sulla filosofia greca. Calogero non solo conosceva benissimo la storia e la cultura dell’antichità greca e romana, ma conosceva anche il Greco e il Latino perfettamente -era in grado di leggerli, tradurli e parlarli speditamente- e già prima di laurearsi si era messo in luce per queste sue doti, che poi trovarono concreta manifestazione negli scritti profondi ed illuminanti su Aristotele, Socrate, Platone, sulla logica aristotelica e sulla filosofia delle origini, in particolare sull’eleatismo. Queste sue doti di classicista, ed il successivo interesse per la filosofia tedesca, furono il motivo per cui il suo maestro Giovanni Gentile decise di chiamarlo ad insegnare Storia della filosofia a Pisa, alla neonata Scuola Normale Superiore. Fu proprio lì che Calogero cominciò ad interessarsi al pensiero politico e giuridico e a maturare le sue concezioni politiche -segnate dai concetti fondamentali della filosofia greca, ma anche da questioni molto ‘moderne’-, passando, a partire dal 1935, all’organizzazione antifascista militante. Due dei suoi principali allievi (ne ebbe tantissimi), come Gennaro Sasso, che di Calogero è anche genero, o Claudio Cesa, quasi rimpiangono che la militanza politica e culturale, lo possa aver distolto dalla sua ‘missione’ principale, impedendogli di completare in modo sistematico questi stessi studi, ed è certo vero che Calogero iniziò (durante i periodi di confino tra il ‘43 e il ‘44) delle opere importanti, come ad esempio una storia della logica antica, che restano incompiute. Nell’ambito degli studi specificamente filosofici, Calogero -che fu sicuramente influenzato non solo da Giovanni Gentile, ma anche da Benedetto Croce, anche se poi criticò le concezioni filosofiche di ambedue- non si occupò solo di filosofia greca, ma si interessò a fondo anche di Hegel e di filosofia tedesca, tant’è che subito dopo la laurea, tra il 1927 e il 1928, si recò in Germania, ad Heidelberg, dove studiò con Karl Jaspers, Ernst Hoffmann e Heinrich Rickert. Calogero, fra l’altro, aveva un talento particolare nell’apprendimento delle lingue (Bobbio nella sua testimonianza ricorda questo aspetto con straordinaria ammirazione) e dopo il soggiorno tedesco fu in grado di tradurre anche opere complesse, come appunto Le lezioni sulla filosofia della storia di Hegel. In ogni caso, comunque, fu nell’ambiente pisano che Calogero giunse a maturare le sue concezioni teorico-politiche, incentrate sul liberalsocialismo, le quali, com’è ovvio, lo portarono ad un netto distacco da Gentile. Quest’ultimo, che come noto dominava le istituzioni universitarie pisane, aveva grandissima stima di Calogero, ma tendeva a volerlo limitare agli studi classici, certo anche a causa dei sentimenti antifascisti sempre più decisi di questi. Calogero sempre più sentiva, invece, la necessità di uscire da quell’ambito per spaziare nell’intera storia del pensiero e soprattutto per svolgere un’opera di vigorosa “resistenza” culturale oltre che politica. Qualche suo allievo ricorda che, nonostante Marx fosse all’epoca proibito, egli portava in aula i testi di Marx in tedesco e li traduceva, commentandoli e discutendoli con gli studenti. In sostanza Calogero, partendo dai filosofi antichi, dalla centralità di Socrate -interpretato come un maestro di democrazia-, faceva emergere tutti quegli aspetti etici, morali e politici, che avevano una immediata attinenza con la situazione di quegli anni ...[continua]
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