Viaggio in fungaia
Questo “viaggio in fungaia”, più che il resoconto di una realtà economica di medie dimensioni e con un futuro promettente, rappresenta la testimonianza di un’esperienza che, indubbiamente, prima ci ha entusiasmato, poi ci ha fatto riflettere. D’altra parte, quando ci siamo recate per la prima volta in questa azienda non sapevamo se avremmo trovato qualcosa di interessante. In realtà non sapevamo cosa cercare! Tuttavia, questo nostro modo di presentarci, alla fine, si è rivelato molto utile. Scevre da schemi mentali, ci siamo fatte guidare dall’entusiasmo del titolare dell’azienda, che, inaspettatamente, ci ha raccontato la storia della sua vita. Era un maresciallo dell’Aeronautica e lavorava a Treviso, in Veneto: è lì che per la prima volta ha visto delle fungaie ed è lì che ha cominciato a conoscere una coltivazione così particolare come quella nelle grotte (consentita grazie al clima fresco e umido). La cosa lo ha incuriosito e affascinato: ha lasciato l’Aeronautica, ha lavorato per un breve periodo in queste fungaie ed è tornato nella sua città natale, Scafati, per costituire un’azienda produttrice di funghi. Il primo problema è stato scontrarsi con una cultura e una mentalità poco inclini all’imprenditoria; è stato duro, infatti, far accettare alla moglie e alla madre la cosiddetta business idea: la madre, ormai soddisfatta di aver “sistemato” il figlio con un lavoro sicuro, la moglie, pur sempre la moglie di un maresciallo, trovatasi improvvisamente con un marito disoccupato e “con una strana idea di coltivare funghi”. La tenacia dell’imprenditore alla fine l’ha spuntata! L’azienda è stata costituita con un capitale di 50 milioni, speso per lo più per un’impiantistica particolare adatta alla coltivazione dei funghi (l’area da destinare al capannone era, ed è, il loro giardino). Ma quello che il nostro imprenditore ci ha raccontato in seguito ci ha lasciate praticamente esterrefatte! Sua madre e sua moglie sono diventate le sue più fervide sostenitrici e non perché credessero in questa idea imprenditoriale, ma perché al Sud, in particolare nei piccoli centri, quando un membro della propria famiglia intraprende un’iniziativa, le sue vicende ricadono sempre sul nucleo familiare e un eventuale fallimento comporta “scuorno”, vergogna, per tutta la famiglia. Ed è così che è stato coinvolto nell’impresa anche il fratello dell’imprenditore (con relativa consorte). Parallelamente a questa iniziativa imprenditoriale, è nata una simpatica organizzazione familiare: la nonna si è trasformata in baby-sitter, le due cognate si sono impegnate per accompagnare i loro figli a scuola e il pranzo è diventato non solo un’occasione per stare insieme, ma anche il momento della giornata più opportuno per parlare di lavoro. Naturalmente, i problemi tecnici non sono mancati: il clima di Scafati è molto diverso da quello veneto e, in più, bisognava trovare un mercato di sbocco, tenendo presente che l’area settentrionale italiana era già ampiamente soddisfatta. Soltanto l’esperienza, il rischio e qualche “buco nell’acqua” hanno mostrato il mercato calabrese e siciliano come quelli più opportuni. Le difficoltà iniziali hanno, però, aumentato lo spirito collaborativo e oggi l’impressione che l’azienda fornisce non è sicuramente negativa. Al momento, la fungaia impiega tre operai, di cui due percepiscono il sussidio all’agricoltura grazie alle 51 giornate lavorative, il terzo lavora ad ore. Lo stipendio si aggira intorno a 1.700.000 mensili e la lavorazione dura otto mesi (da settembre a fine maggio). In questo periodo, tuttavia, il lavoro è molto duro: i funghi, giunti al tempo di raccolta, non sono soggetti a riposo, per cui, all’occorrenza, si è costretti a lavorare anche nei giorni festivi: “Gli straordinari non mancano” -ci e stato riferito dalla moglie dell’imprenditore- “anche se in fondo abbiamo fatto tante cose, nessuna buona”. In realtà, visto che l’azienda è nata in uno scantinato, tutte le “serre” (o celle) che abbiamo visitato sono state costruite successivamente, man mano che i profitti venivano reinvestiti e per questo motivo non fanno parte di un progetto ordinato e prestabilito fin dall’inizio, come pure gli attrezzi, che sono stati riacquistati nel tempo, adeguandos ...[continua]
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