Quella sera stavamo passeggiando lungo il mare.
I visi abbronzati dei ragazzi splendevano di gioia. Ridevano tutti. Si parlava allegramente, di amicizia, innamoramenti, simpatie.
Finita la passeggiata ci siamo tutti sistemati sulla terrazza. C’erano anche ragazzi che non appartenevano al nostro gruppo. Ognuno faceva ciò che gli andava di fare in quel momento: qualcuno ascoltava della musica, qualcuno ballava e qualcuno cantava anche…
C’era un gran chiasso in terrazza quella sera e per sentirci l’un l’altro dovevamo urlare. A un certo punto si è avvicinata al gruppo Milena. In mano aveva una chitarra. Stava cercando di accordarla, spiegandoci che è una cosa molto difficile. Tentava, tentava, ma senza successo. Le ragazze la osservavano e guardavano quello che stava facendo. Anche Nermina la guardava. Seguiva ogni suo movimento. Come se in quel momento per lei esistessero solo le mani di Milena e la sua chitarra.
“Sai, mio padre aveva due tamburi -iniziò a raccontare Nermina- lui prendeva per mano me e mia sorella Merima. Ci portava fuori, davanti alla nostra casa e suonava per noi. Qualche volta cantava pure. Davanti alla casa c’era un prato, con l’erba e gli alberi, in realtà c’era più erba verde che alberi. Me lo ricordo bene. E’ l’immagine più bella della mia infanzia rimasta impressa nella mia mente. Lui amava molto me e mia sorella. Mentre lui suonava per noi, mio fratello giocava con altri bambini davanti alla casa. Mio padre cercava di insegnargli a suonare il tamburo. Ma lui non amava suonare. Preferiva giocare a pallone con i compagni.
“E tua madre?” ho chiesto alla ragazzina.
“Lei stava in casa a cucinare. Una volta finito usciva e stava con lui”.
All’improvviso aveva smesso di parlare. Continuava a guardare Milena e la sua chitarra. Piano piano abbassò le mani e accarezzò dolcemente le corde. Alzò gli occhi verso Milena e si allontanò velocemente.
Un ambiente bello, un’atmosfera piacevole ed una chitarra avevano riportato Milena alla sua infanzia, richiamando i ricordi di momenti belli, trascorsi con il padre scomparso, ma portando con sé anche la tristezza.
E io non ci sono da nessuna parte
“Io sono molto arrabbiata con la mia nonna. Io non ci sono da nessuna parte, capisci, non ci sono da nessuna parte. Come se io non esistessi nemmeno…”, parlava veloce la ragazzina.
Alla domanda del perché fosse arrabbiata con la nonna non ha risposto subito. Ha fatto un respiro profondo, si è tolta i capelli dagli occhi e ha continuato:
“Mio padre è morto durante i combattimenti e mia madre… non è tornata e nessuno sa nulla di lei.
“Com’è successo?”, ho chiesto.
“E’ successo durante la guerra. Mia nonna racconta che non c’era nulla da mangiare. Non solo per noi, nessuno aveva da mangiare. La mamma era allora costretta ad andare a cercare del cibo. Lei ci andava spesso, e poi tornava, mi ha detto la nonna. E quasi sempre tornava con qualcosa da mangiare. Un giorno è andata e non è più tornata. E nessuno sa nulla, solo che lei non c’è più. Dicono sia scomparsa. Come se qualcuno potesse scomparire così, senza che nessuno sappia niente. Ancora oggi non si sa nulla di lei. E lei non c’è, non c’è. Ma ora sono molto arrabbiata con la mia nonna. Quest’estate lei ha fatto una lapide a mio padre. E io non ci sono da nessuna parte. Capisci? Non ci sono da nessuna parte, come se non esistessi”.
“Come non ci sei da nessuna parte?”.
“Ti sto dicendo. Mio padre è morto in combattimento durante la guerra. Ora mia nonna gli ha fatto una lapide. Ma io non ci sono. Ha scritto sulla lapide che gliel’ha fatta lei. Ha messo solo il suo nome. Come se io neanche esistessi. Sulla lapide di mio padre non c’è il mio nome - non c’è, come se io non lo volessi. Come se io non esistessi”.
Un cuore di bambina ferito.
Ripete di nuovo:
“Lo capisci ora, io non ci sono. La lapide a mio padre è stata fatta. L’ha fatta fare la mia nonna, ma io non ci sono. Come se io non l’avessi voluto fare per mio padre”, ripete la ragazzina.
Lungo il suo viso scorrevano le lacrime.
“Io non ci sono, come se io non soffrissi per mio padre. Così sembra che solo mia nonna soffra per mio padre, e io niente…”.
“Lo capisci ora? Non c’è il mio nome sulla lapide, come se io non fossi niente, come se io non esistessi nemmeno. E’ per questo che ora sono molto arrabbiata con la mia nonna. E’ come se io non esistessi, come se io neanche ci fossi. Ecco, è per questo che sono arrabbiata”.
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Oggi, con i ba ...[continua]
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