21 marzo 2009. Turismo sanitario
Ogni anno almeno 85.000 americani si recano all’estero per sottoporsi a trattamenti sanitari che vanno da cure dentistiche, protesi all’anca e al ginocchio, sostituzione di valvole cardiache, bypass ecc. I costi all’estero possono scendere fino al 20% del prezzo dell’analoga operazione effettuata negli Stati Uniti.
Ben Schreiner è il tipico caso di “turista sanitario”, tema sul quale Walecia Konrad ha recentemente condotto un breve reportage sull’International Herald Tribune.
Ben, 62 anni, pensionato della Bank of America, ha scoperto di avere una doppia ernia. Troppo giovane per rientrare nell’assistenza di Medicare e uscito ormai dalla copertura assicurativa dell’azienda, ha indirizzato all’estero le sue ricerche della clinica adeguata. Tra le varie ipotesi -Tailandia, Turchia, ecc.- ha infine scelto la Costa Rica dove ha trascorso quattro settimane con la moglie, compiendo l’intervento senza alcuna complicazione e trascorrendo il resto del tempo in vacanza.
Costo: 3900 dollari. Negli Stati Uniti avrebbe speso 14.000 dollari. Nonostante le preoccupazioni per i disagi dovuti alla lingua, alla talvolta dubbia “certificabilità” delle cliniche, all’impossibilità di essere seguiti dal proprio medico, e all’inopportunità di intraprendere questi lunghi viaggi prima o dopo interventi importanti, questo tipo di turismo pare sia de­stinato a crescere. E non solo negli Stati Uniti. Tant’è che se finora questi viaggi riguardavano solo chi non era coperto (o non sufficientemente) dall’assicurazione, ora le stesse compagnie si stanno attrezzando.

25 marzo 2009. Iran, morire per un blog
Omidreza Mirsayafi era un blogger iraniano. Non scriveva di politica o contro il regime degli ayatollah ma solo di musica tradizionale persiana. E’ bastato questo per farlo arrestare, la prima volta il 22 aprile 2008. Dopo alcuni mesi di carcere è stato rilasciato dietro il pagamento di una cauzione di 72.000 euro.
Il 7 febbraio scorso era stato arrestato di nuovo. Nonostante le sue precarie condizioni di salute, in carcere gli sono state negate le cure specifiche. E’ morto in circostanze ancora tutte da chiarire.
(www.zeusnews.com)

26 marzo 2009. “Ghost Twitterers”

Con questo proliferare di social network pare stia nascendo un nuovo mestiere: il ghostwriter delle star. Noam Cohen ha recentemente raccontato la storia del rapper 50 Cent e dello “scrittore fantasma” che ha dovuto assumere per fronteggiare le circa 200.000 persone che lo seguono incessantemente per sapere cosa fa e cosa pensa.
Twitter, un tool per “microblogging” da non più di 140 caratteri a messaggio sta diventando un importante strumento di marketing per celebrità, politici e uomini d’affari che però, evidentemente, hanno altro da fare che aggiornare i propri pseudo-fan minuto per minuto. Ecco così che si deve ricorrere a scrittori esterni, dei “ghost twitterers”, appunto.
Chiaramente, essendo il fascino di questo strumento proprio l’idea di un contatto diretto, intimo, con la celebrità di turno, questo nuovo espediente viene tenuto il più possibile segreto. Anche se ormai si moltiplicano le persone famose che assoldano uno, se non due, persone per aggiornare il loro blog, o la loro finestra su Facebook.
Anche Obama, già da candidato, aveva dovuto assumere un vero team per tenere in piedi il suo social network.
Se è comprensibile che più di uno sia ricorso a dei ghostwriters per scrivere la propria autobiografia, certo suona assurdo assumere qualcuno per scrivere costanti aggiornamenti sulla propria vita quotidiana.
D’altra parte, non tutti possono essere come Shaquille O’Neal, stella del basket americano, che di questi aiuti non vuol sentir parlare, ed anzi è orgoglioso di far sapere che ai suoi 430.000 risponde personalmente, ben contento di poter bypassare i media tradizionali.
(Associated Press)

7 aprile 2009. I giovani moldavi e Twitter
Lo scorso martedì a Chisinau, capitale della Moldavia, si è materializzata, apparentemente dal nulla, una folla di 10.000 giovani per protestare contro la leadership del partito comunista; una manifestazione che è finita in scontri con la polizia e attacchi agli edifici governativi. La manifestazione è esplosa all’indomani dei risultati elettorali che hanno visto un’inattesa (almeno rispetto alle cifre) vittoria dei comunisti.
Molti di questi giovani sono rientrati in patria in questi mesi dopo aver perso il lavoro all’estero. Per l’occasione pare abbiano sfoggiato tutti i mezzi tecnologici a loro disposizione: sms, Facebook, Twitter, e i vari social network. E’ stato subito creato anche un tag rintracciabile su Twitter per facilitare l’aggregazione, ma anche per seguire gli sviluppi dall’estero. La parola magica era “#pman”, per indicare “Piata Marii Adunari Nationale”, la piazza centrale di Chisinau.
Quella stessa notte la sede del parlamento è stata assaltata, ci sono stati anche dei feriti, ma la polizia ha presto ripreso il controllo.
Dopo che centinaia di resoconti di prima mano erano stati fatti circolare in rete, le autorità hanno interrotto il collegamento internet nell’intera capitale. I giovani di questo piccolo paese, povero e disgraziato, rivendicano maggiore libertà, ma soprattutto la possibilità di entrare in Europa. Il presidente Vladimir Voronin, deciso a non cedere di un millimetro, si è limitato a definirli dei “fascisti intossicati di odio”.
Il collasso dell’Unione Sovietica non ha portato fortuna alla Moldavia, dove infatti a partire dal 2001 in molti hanno iniziato a rimpiangere i programmi sociali e il welfare dei comunisti.
Non così i giovani, che da tempo vedono nell’Occidente l’unica speranza di una stabilità economica, tant’è che in aperta opposizione a Voronin reclamano l’unione con la Romania.
Molti osservatori sono dell’idea che in realtà il loro non è un movimento anticomunista, bensì uno scontro generazionale.
Carroll Patterson non a caso ha parlato di “nonne contro nipotini”. L’uso delle nuove tecnologie effettivamente ha rivelato un gap straordinario con le generazioni precedenti. Mihai Moscovici, 25 anni, che si è occupato di tradurre in inglese gli aggiornamenti su Twitter per l’intera giornata, ha spiegato che quando internet è stato interrotto, è andato avanti mandando aggiornamenti col telefonino.
(www.iht.com)

9 aprile 2009. Una citazione
Nel 1915 un violento terremoto aveva distrutto buona parte del nostro circondario e in trenta secondi ucciso circa trentamila persone. Quel che più mi sorprese fu di osservare con quanta naturalezza i paesani accettassero la tremenda catastrofe. In una contrada come la nostra, in cui tante ingiustizie rimanevano impunite, la frequenza dei terremoti appariva un fatto talmente plausibile da non richiedere ulteriori spiegazioni. C’era anzi da stupirsi che i terremoti non capitassero più spesso. Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi.
Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l’uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie.
Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia per opera dello Stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni d’ogni specie cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale. A quel tempo risale l’origine della convinzione popolare che, se l’umanità una buona volta dovrà rimetterci la pelle, non sarà in un terremoto o in una guerra, ma in un dopo-terremoto o in un dopo-guerra.
(Ignazio Silone, Uscita di sicurezza, 1965)

10 aprile 2009. Licenziati

Sul sito del Wall Street Journal, da qualche settimana è stata aperta una sezione di blog di uomini e donne di varie età, ma di formazione elevata (hanno tutti un Master in Business Administration, Mba), che sono rimaste vittime della crisi e che periodicamente aggiornano sulla loro inedita condizione di disoccupati, ma anche sulla loro situazione familiare, talvolta singolare, specie quando padre e figlio si scoprono entrambi a cercar lavoro. Il nome del blog è poco accattivante, “laidoff”, ovvero messi fuori, ma le loro storie appassionanti.
C’è Geoff Hibner che ha perso la sua posizione di Cfo (“Chief financial officer”, ovvero manager responsabile della gestione generale delle attività finanziare) alla Banta Corp. quando la compagnia è stata venduta a un concorrente nel 2007. Prima era stato consulente indipendente, vice presidente e Cfo alla Timberland. Aveva preso il suo Mba alla Harvard Business School nel 1977. Oggi vive con la moglie a Neenah, Wis., e ha due figli grandi.
Matthew Vuturo, 27 anni, lavorava come “strategic planning manager” alla VR Mergers & Acquisitions. E’ stato “tagliato” all’inizio del 2008. Vive a Tampa e recentemente ha accettato un lavoro notturno alla FedEx mentre continua a cercare.
C’è poi Dawn Jordan, 39 anni, espulsa dalla Bank of America, lo scorso ottobre.
Karen Reid invece ha trascorso gli ultimi sei anni alla Citigroup, è stata “eliminata” a giugno; 38 anni e un Mba alla Los Angeles Anderson School of Management nel 2002, è anche lei alla ricerca di lavoro.
Rachel Levy, 37 anni, di Boston, era direttrice marketing presso i centri della Comunità ebraica della Greater Boston. La sua posizione è stata anch’essa “eliminata” a luglio 2008. Prima ancora era stata, tra l’altro, una manager della Kraft.
Karina Diaz Cano, 33 anni, era consulente alla PricewaterhouseCoopers a Washington D.C. E’ stata licenziata a luglio 2008. Precedentemente era stata al settore vendite e marketing della Sierra Nevada Brewery.
Spencer Cutter, 40 anni, New York, era invece un senior vice president alla Lehman Brothers Holdings Inc. Dopo otto anni è stato espulso la scorsa estate.
Poi c’è Michael Crehan, 54 anni, anche lui ha trascorso gli ultimi otto anni alla Lehman Brothers nel gruppo del rating. Prima aveva lavorato 14 anni alla Standard & Poor’s.
Ancora, c’è Amanda Sundt, 35 anni, sposata, un figlio, già senior marketing manager alla Orbitz Worldwide, ha perso il lavoro a novembre. Vive a Chicago.
Brian Murphy, infine, ha trascorso un anno alla divisione investimenti della Bear Stearns fino a che l’azienda non è collassata. Oggi ha 35 anni, ha fatto anche 10 anni in Marina durante i quali è stato inviato due volte in Iraq e una in Afghanistan. Dopo otto mesi di disoccupazione ha trovato posto in una banca d’investimento di New York.
Kevin Hudson, di Chicago, è stato invece quattro anni alla ServiceMaster come direttore finanziario. Quando la compagnia si è trasferita a Memphis nel 2008, Kevin, che ha 52 anni, ha deciso di non seguirli. L’impossibilità di trasferirsi in una certa fase della vita non è dovuta solo al fatto che non si è più giovani, bensì alla necessità di prendersi cura di genitori molto anziani e con salute precaria. In un suo post di gennaio ricordava quando era lui nella posizione di chi vagliava le domande di assunzione. Solo ora capisce quanto sia snervante attendere una risposta.
(http://blogs.wsj.com/laidoff)

19 aprile 2009
Il Financial Times ha dichiarato che l’80% degli oltre cinque milioni di posti di lavoro “perduti” dall’inizio della recessione sarebbero “maschili”. Il tasso di disoccupazione degli uomini è salito inaspettatamente all’8,8% distaccando di quasi due punti quello femminile, attestatosi al 7%.
Un tale ribaltamento, oltre a porre fine a un trend opposto, significa che presto le donne potrebbero superare gli uomini diventando la maggioranza della forza lavoro degli Stati Uniti.
Pare che gli uomini siano stato colpiti in modo “sproporzionato” perché erano loro a dominare i settori maggiormente in crisi: edilizia (nove uomini su dieci occupati) e manifattura ( sette uomini su dieci occupati).
Le donne invece occupano tradizionalmente settori più “stabili”: scuola e sanità.
Questo gap di genere nel tasso di disoccupazione significa anche che oggi molte famiglie americane vivono esclusivamente grazie alle entrate delle donne e siccome le donne guadagnano mediamente il 20% in meno degli uomini…
(www.ft.com)

20 aprile 2009. Waterboarding
Gli inquirenti della Cia hanno usato il cosiddetto “waterboarding” 266 volte su due elementi chiave di Al Qaeda: 83 volte nell’agosto 2002 contro Abu Zubaydah; 183 volte nel marzo 2003 contro Khalid Shaikh Mohammed, autodichiaratosi ideatore degli attacchi dell’11 settembre 2001.
Il waterboarding consiste nell’immobilizzare un individuo e versare acqua sulla sua faccia per simulare l’annegamento, cosa che produce il riflesso faringeo, facendo credere al soggetto che la morte sia imminente, benché non causi danni fisici permanenti. “La minaccia di morte imminente” è una delle definizioni legali di tortura secondo la legge statunitense - tratto da wikipedia
Il dato più triste e agghiacciante è che Abu Zubaydah non avrebbe rivelato nulla di nuovo in seguito a questo “trattamento”. Tant’è che una “nota a piè di pagina” di un memo del Dipartimento di Giustizia del 2005 considerava come questo metodo drastico si fosse rivelato “non necessario” in questo caso.
Il presidente Barack Obama ha sentenziato che questo sistema non verrà mai più usato.
(www.nytimes.com)