A Tunisi ogni equilibrio resta precario. Ormai quasi ogni venerdì si rincorrono le voci di una manifestazione di protesta contro il governo, senza specificare le ragioni del dissenso che continuano ad essere molteplici tanto che diventa difficile ogni volta doverle esplicitare tutte. Venerdì 15 luglio, essendosi sparsa la voce di un assembramento di gente alla kasbah dopo la khutba, la preghiera del venerdì, la polizia ha pensato di anticipare i manifestanti e farli desistere dal loro intento sparando lacrimogeni direttamente nella sala della moschea in cui i fedeli stavano pregando.
Si è assistito così a qualche minuto di panico che ha acuito le reazioni dei manifestanti piuttosto che placarle. Per cinque ore, poi, i poliziotti hanno lanciato ininterrottamente lacrimogeni sulle persone che affluivano gradualmente alla kasbah, più per vedere cosa stesse accadendo che non con propositi bellicosi. In serata, è tornata di nuovo la calma, ma nelle strade di Tunisi, soprattutto in centro, si continua a respirare una strana quanto fastidiosa aria di repressione da parte della polizia, come se a nulla fosse servito quel che è accaduto in gennaio.
Il Primo Ministro, dal canto suo, è di nuovo apparso in tv per parlare alla nazione ma non ha fatto altro che ripetere frasi già sentite con lo stesso tono minaccioso con cui Ben Ali invitava i cittadini ad interrompere le proteste altrimenti sarebbe scattata la repressione violenta. Corsi e ricorsi storici, li definirebbe Vico. Nella notte tra sabato 16 e domenica 17, sono anche state date alle fiamme numerose stazioni di polizia in tutto il Paese, come già era accaduto in gennaio prima che le proteste arrivassero a Tunisi, tanto che si prospettava l’inizio di una "kasbah 3”, ossia una terza fase di occupazione della piazza del Primo Ministero. Nei giorni successivi, però, si è tornati alla normalità.
Da qualche giorno e fino al 2 agosto, ci si potrà iscrivere alle liste elettorali per votare per l’elezione dell’Assemblea Costituente prevista ancora per il 23 ottobre prossimo. È difficile poter dire quanti elettori si stiano effettivamente iscrivendo, ma sembra che solo nella giornata di sabato 23 luglio si siano registrati 104.000 elettori facendo così salire a 567.000 il numero degli iscritti. Non è chiaro, però, se i numeri siano reali o se si tratti di mera propaganda per convincere i tunisini, piuttosto restii, a registrarsi. Nonostante i buoni propositi degli osservatori elettorali stranieri già giunti in Tunisia, sembra che il governo stia giocando sporco anche per quel che riguarda le elezioni, cercando in ogni modo di contrastare gli islamisti per decidere chi potrà votare e come. Insomma, anche sul versante elezioni, la faccenda è piuttosto ingarbugliata e da profana mi chiedo: se alle liste elettorali si iscriverà solo una minoranza dei potenziali elettori, cosa molto probabile, si voterà comunque, ignorando il peso politico che potrebbero avere coloro che non votano?
Questioni politiche a parte, la popolazione sembra dondolarsi come su un’amaca tra le uscite al mare nelle giornate calde, soprattutto nei fine settimana, e l’organizzazione dell’ormai imminente mese di Ramadan, il nono mese del calendario lunare islamico, mese del digiuno (sawm) durante il quale Maometto ricevette la prima rivelazione coranica. Come di consueto, sembra sia scattato il conto alla rovescia accompagnato da una buona dose di panico da approvvigionamento di cibo e bevande perché se è vero che durante il giorno non si può né mangiare né bere, è altrettanto vero che la rottura del digiuno prevede una vasta gamma di piatti e pietanze tipiche del mese che si appresta ad arrivare. L’inizio del Ramadan, quest’anno previsto per il primo agosto, dipende dall’avvistamento della luna e la tradizione vuole che esso avvenga scrutando il cielo come si faceva ai tempi del Profeta Maometto. In questi giorni è già molto difficile trovare casse d’acque nei supermercati a causa della carenza di plastica distribuita in grande quantità ai vicini libici durante l’inizio dei disordini nel Paese.
Dulcis in fundo, per la festa della repubblica, prevista per oggi 25 luglio, sembra che il presidente ad interim M. Foued Mebazaa, quasi completamente sconosciuto e per il quale sono state addirittura create delle pagine su facebook, abbia firmato un decreto speciale per l’amnistia di numerosi detenuti e per la diminuzione della pena di altri, sarà vero?
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