10 aprile. Rottamare
Di fronte a De Gennaro le creste dei rottamatori si afflosciano, le code vanno fra le gambe.

10 aprile. Sette ragazzi norvegesi
Torleif Sanchez Hammer e i suoi amici, tutti di Fredrikstad, cittadina del sud della Norvegia, erano noti alle forze dell’ordine. I problemi sono cominciati quando la polizia ha smesso di vederli in giro: nel corso di qualche mese, uno dopo l’altro, Hammer (che non era nemmeno musulmano, bensì figlio di filippini, quindi cattolico) e almeno atri sei ragazzi, sono partiti per la Siria. Com’è possibile? Se lo sono chiesti i genitori, i vicini, la polizia, ma anche i massimi servizi di sicurezza nazionale. Tanto più che, a parte la vicinanza fisica, i ragazzi non avevano molto in comune: erano diversi per condizioni socio-economiche e perfino per religione: un filippino, un ceceno, un curdo; non avevano nemmeno grossi problemi in famiglia. Forse l’unica cosa che li accomunava era che non erano "funzionali” alla società. Fredrikstad è una cittadina fatta di piccole case in legno; un luogo pulito e ordinato. Alla fine a innescare la scelta pare sia stata l’influenza reciproca, una sorta di contagio rafforzato dall’esempio di Abdullah Chaib, un calciatore del posto molto popolare che poco tempo prima, a 23 anni, era partito per la Siria dove era stato ucciso il mese successivo.
Oggi non si sa quale sia stato il destino di Hammer. A dicembre del 2013 aveva detto alla madre di essere in partenza per la Grecia, ma l’ultima sua foto postata su Facebook lo ritraeva in tuta mimetica con una bandana nera e una pistola. Degli altri sei ragazzi partiti per la Siria, quattro sono stati dichiarati morti e due sono tornati in Norvegia; uno è in attesa di processo e l’altro s’è dato alla macchia.
(nytimes.com)

14 aprile. Muri e cannoni
Il "Great Firewall” è lo strumento con cui la Cina censura il web, impedendo l’accesso a siti o la ricerca di determinate parole. Ma non c’è solo la difesa: i ricercatori dell’Università di Toronto sospettano fortemente che la superpotenza si sia dotata anche di un "Great Cannon”, uno strumento capace di affossare siti web. Il "Grande Cannone” ha colpito per la prima volta a inizio aprile. Il primo bersaglio sono stati due siti "gemelli” Usa, GreatFire e GitHub, che permettono di accedere a siti bloccati da Pechino. Il cannone agisce convogliando il traffico di ignari utenti di tutto il mondo sui siti ritenuti "ostili” fino a farli crollare per il troppo traffico. Secondo i ricercatori canadesi, la prova della paternità governativa di questo Grande Cannone sarebbe nel suo codice sorgente, molto simile a quello del "Great Firewall”. (Fortune.com)

15 aprile. Reputazione.com
Greame Wood voleva riprendere i contatti con Phineas Upham, ex compagno di università, così è andato a cercarlo su Google. Sorpresa: Phineas aveva avuto guai con la giustizia per aver celato al fisco Usa 11 milioni di dollari. Greame ha attivato un "Google alert” per ricevere in automatico notizie collegate a quel nome. Appena qualche mese dopo, ha cominciato a ricevere strane notifiche: "Upham messo a capo della sezione finanziaria dell’ente X”, "Upham nominato filantropo del mese dalla rivista Y”, e altre simili. Con link a siti poco credibili. Cos’era successo? Phineas aveva assunto un reputation manager. Tempo fa ne ha parlato lo stesso Wood sul New York Magazine. Cosa fa un reputation manager? Non potendo sempre eliminare direttamente i risultati "ingiuriosi” invocando il "diritto all’oblio", il servizio si prodiga per creare nuove pagine che scalino i risultati delle ricerche, facendo scivolare in basso i risultati più imbarazzanti. Il trucco funziona perché, secondo uno studio del 2013, il 33% di chi cerca su Google apre solo il primo link, e meno dell’1% arriva a consultare anche la seconda pagina dei risultati. Il sito principale che offre questo tipo di servizio è Reputation.com, che però ha scelto di non mentire, né di "coprire” le storie di autori di crimini violenti, abusi sessuali, o frodi. Per questi ultimi ci sono altre società con meno scrupoli.

15 aprile. Samba e pizza
Era il 1991 e quel giorno Andrew Tridgell, studente ventiquattrenne del laboratorio di Computer Science a Canberra, Australia, si era incaponito a voler mettere in rete i suoi tre computer, un Pc con sistema operativo Dos, un Sun e una DecStation 3100 con Unix. Trafficando riuscì inaspettatamente a mettere le mani su Smb, il protocollo Windows, e quindi a condividere i ...[continua]

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