In apertura parliamo di papa Bergoglio con il teologo valdese Paolo Ricca,  che a partire da quella famosa frase: "Chi sono io per giudicare?”, la meno papale che si possa immaginare, ci parla di un papa che non sta semplicemente cambiando stile, ma che forse sta proprio reinventando il papato; anche quella formula della "diversità riconciliata”, usata nell’Evangelii gaudium fa molto pensare, poi però ci sono i silenzi, a partire da quelli sul celibato e sul sacerdozio femminile: come vanno interpretati?

Siamo stati a Melfi, alla Sata, dove si punta all’oro del World Class Manufacturing e si incrementa la produzione a livelli mai visti; intanto entrano i nuovi assunti, anche laureati, a fare gli operai. Ne abbiamo parlato con Vittorio Verrascina, delegato Cisl, che lavora in Sata dal ’93.

I batteri sono importantissimi nella nostra vita. Bianca Sclavi e John Herrick ce li raccontano in modo inedito, spiegandoci la loro capacità di reagire allo stress mutando più velocemente, abilità che li può rendere molto "pericolosi” se questo adattamento è riferito alla resistenza agli antibiotici. Attraverso la Teoria dei giochi ci parlano di una comunità di batteri fatta di individui solidali e da altri individualisti, e di come tutti comunichino costantemente anche, per esempio, per sapere quanti sono e se c’è abbastanza da mangiare per tutti. Sclavi e Herrick ci parlano infine di una recente scoperta relativa a come misurare l’età dei batteri.

Nel "fotoracconto” delle centrali Cristofero e Carmela, siciliani, ci raccontano la loro storia di emigrati in Belgio nel dopoguerra, del lavoro, durissimo, in miniera, ma anche della casetta con giardino concessa dallo Stato e della solidarietà degli italiani della Petite Sicilie; della decisione di andare in Inghilterra, del dolore di non sapere dove guardare quando il piccolo diceva: "Mum, look at the moon”, del nuovo lavoro in acciaieria e soprattutto dell’impresa di mettersi in proprio con una "ice-cream factory”, la loro "fattoria” del gelato che ha dato loro tante soddisfazioni e gli ha permesso di metter da parte i soldi per tornare in Italia, come sognavano.

È morto André Glucksmann. L’avevamo conosciuto negli anni Novanta durante l’impegno della rivista a fianco delle donne e dei democratici algerini nella lotta contro gli islamisti; nel corso del tempo l’abbiamo intervistato più volte. Lo ricordiamo pubblicando il discorso che tenne a Strasburgo nel novembre del 1998 proprio per denunciare il colpevole silenzio dell’Europa e la solitudine dei democratici algerini.

Il campo di Ravensbruck, situato a 90 km a nord di Berlino, è stato un campo di sole donne, dove peraltro le ebree erano una minoranza; è stato un campo di concentramento, ma anche di sterminio. Finito dietro la Cortina di ferro, è stato meno studiato di altre realtà concentrazionarie. Sarah Helm ha voluto raccontare la sua storia attraverso i documenti, ma anche con le testimonianze delle sopravvissute, ricostruendo la quotidianità di un luogo disumano, dove si fecero molti esperimenti medici, ma dove le donne riuscirono anche a costruirsi spazi di autonomia, amicizia, perfino convivialità; e dove ci furono una quantità di atti di ribellione e di protesta, spesso pagati a prezzo carissimo. Pubblichiamo in questo numero l’intervento di Sarah Helm al 900fest, con le introduzioni degli storici Marie-Anne Matard-Bonucci e Marcello Flores.

"Noi siamo i figli dell’epoca più caratteristica del vincolismo più spinto, dell’accentramento, del burocratismo, dell’uniformità e del regolamentarismo. Sentiamo sì, perché non possiamo non sentirlo al punto in cui siamo, che c’è un problema di libertà, e di autonomia da risolvere, la democrazia da realizzare. Ma il vincolismo è entrato nelle nostre abitudini. Abbiamo avuto, e abbiamo, un’educazione in senso autoritario. Le parole di libertà, di autonomia cambiano per noi di significato e di valore appena si tratti di tradurle nella pratica. La democrazia stessa, in ciascuno degli innumerevoli partiti che vi fanno richiamo, è intesa in senso opposto alla vera democrazia, come una posizione da conquistare per dominare e regolare di lì la vita dei cittadini e dello Stato”. Per il reprint, uno scritto di Oliviero Zuccarini del giugno 1945.