In quella occasione i leader degli allora 27 paesi membri formalizzarono ai capi di stato di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina la proposta di approfondimento delle relazioni sul piano politico, economico, sociale e culturale. Non solo scambi commerciali, quindi, ma lo sviluppo di un percorso di integrazione che, per il momento, esclude la piena adesione all’Unione Europea. Dei sei potenziali partner solo tre, Georgia, Moldavia e Ucraina, hanno colto appieno l’offerta europea negoziando e sottoscrivendo un accordo di associazione. Due, Armenia e Bielorussia, hanno preferito orientarsi verso l’Unione Economica Euro-asiatica a guida russa, mentre l’Azerbaigian mantiene una posizione intermedia di equidistanza attiva fra i due blocchi.
Sono stati 173.396 i cittadini georgiani che da marzo a novembre 2017 hanno viaggiato in Europa sfruttando il regime di liberalizzazione dei visti. Il numero si è ulteriormente allargato a fine gennaio 2018 superando le 220.000 unità. A chi entra è consentito trattenersi per un massimo di 90 giorni per vacanza, affari occasionali, studio o qualsiasi altra ragione fatta eccezione il lavoro continuato.
Sono stati però, molti (a detta di qualcuno troppi), i georgiani che hanno fatto richiesta di asilo denunciando presunte situazioni di persecuzione e atti di violazione dei diritti umani nel paese di origine col solo scopo di prolungare surrettiziamente la permanenza. In particolare Svezia e Islanda hanno sollevato il problema nell’ambito del meccanismo di monitoraggio che riunisce periodicamente i ministri degli interni dell’area Schengen con la Commissione europea, che ha il compito di vigilare sull’applicazione degli accordi. Oltre a questo, ha subito un’impennata anche il numero di coloro che non sono rientrati in patria alla scadenza dei tre mesi di permesso finendo per gonfiare il sottobosco degli irregolari. Buona parte dei governi europei ha, così, deciso di inserire la Georgia nella lista dei cosiddetti "paesi sicuri”, ovvero quei paesi dove stato di diritto e libertà civili sono tutelate, per accelerare la procedura di esame delle domande di asilo. La Svezia, in questo modo, è stata in grado di respingere in tempi rapidi tutte le 963 richieste presentate ordinando il rimpatrio dei postulanti. Curioso e allo stesso tempo inquietante, invece, è il caso dell’Islanda che ha registrato un incremento vertiginoso in percentuale delle domande di accoglienza (700%), anche se si tratta in termini numerici di cifre risibili (da 5 a 40 poi raddoppiate nei mesi successivi). Perché mai un georgiano, con l’ampio ventaglio di opzioni disponibili, debba scegliere proprio l’angolo opposto e meno accessibile del continente, percorrendo distanze infinite per approdare in mezzo all’Atlantico, è l’interrogativo che hanno cominciato a porsi le autorità di Tbilisi allarmate dal possibile sforamento dei flussi. Dopo accurate indagini e a ...[continua]
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