Facevamo la seconda liceo classico e l’insegnante di lettere si ammalò, rimase assente per un certo periodo di tempo, e venne a scuola questo giovane laureato, che poi si rivelò essere Lamberto Valli. Dico si rivelò perché sappiamo come avviene con i supplenti, non si chiede neanche come si chiamano; i ragazzi sotto i sedici anni, a scuola, al classico non parliamone, poi, trattavano il supplente come uno che ti faceva perdere del tempo e col quale, quindi, ti potevi tranquillamente distrarre. Ecco, durante le sue lezioni però non si distrasse nessuno. Quando Lamberto cominciò a parlarci di letteratura il mondo cambiò, al punto tale che avemmo la classica reazione che hanno gli studenti quando hanno un supplente troppo bravo: si dolgono sempre del ritorno del titolare, che tra l’altro era un’ottima persona. Ma Lamberto era di un’altra classe, aveva una simpatia e una capacità di attrazione tutta particolare, tutta personale, un carisma vero e proprio.
Sì, era nato per insegnare, era nato per spiegare. Abbiamo appena visto il filmato dove spiega la Costituzione. Non dimentichiamo che oggi la Costituzione noi l’abbiamo interiorizzata, è diventata un patrimonio comune, ma in quegli anni non era così: la Costituzione era una carta scritta del cui significato si dubitava, tant’è che, lo ricorderete -forse i giuristi lo ricordano di più-, si diceva che la costituzione era una carta programmatica, non una carta che indicasse i comportamenti da tenere e come dovesse essere l’organizzazione dello stato. Ecco, Lamberto era capace di spiegarla nei dettagli (le libertà fondamentali, le libertà associative) ed era capace di far capire anche concetti astrusi, molto difficili. Era un grande "spiegatore”, un insegnante naturale.
Così iniziò la nostra conoscenza.
Poi finì la supplenza, e andammo in terza liceo, dove ci aspettava il mitico esame di maturità e le materie letterarie al classico non erano proprio una cosa da ridere. Noi ci eravamo appassionati talmente a sentire Lamberto parlare di letteratura e a parlare un pochino di tutte le materie che, non essendo molto soddisfatti dell’impostazione seria e onesta ma nozionistica con la quale veniva affrontata la letteratura italiana, concepimmo l’idea, un po’ rivoluzionaria, che credo non si sia mai verificata da nessuna parte, di chiedere a Lamberto di poter andare a ripetizione da lui. Ma non perché avessimo dei cinque o dei quattro, non c’era quel problema, semplicemente volevamo fare letteratura italiana in un altro modo, come lui ci aveva abituato nel tempo che era stato con noi. E Lamberto, uomo generosissimo, accettò. Così si verificò la situazione molto singolare di un’intera classe che, non ricordo più in che giorni della settimana, si trasferiva di sera nell’appartamento di Lamberto. Non era grandissimo, perché la sua famiglia non aveva grandi disponibilità finanziarie; avevano una casa, come si dice, decorosa, ma niente di più, una casa relativamente piccola, dove non c’era nessuna possibilità di stare tutti seduti, stavamo come si poteva, chi appoggiato con la schiena nel muro, chi seduto per terra, e così ci preparammo per l’esame facendo con lui la letteratura italiana. Per dirvi come ci aveva conquistato… A scuola solitamente si studiano i libri di testo, ma ciascuno di noi si era andato a comprare tutto quello che poteva sulla letteratura italiana -altre storie della Letteratura, monografie, ricordo che avevo sei-sette libri di letteratura italiana- non perché l’amassi particolarmente, ma perché mi aveva instillato il veleno nelle vene.
Questa è stata la nostra esperienza singolare, che, come tutte le esperienze singolari e anomale, è stata ovviamente punita quando si è arrivati all’esame, perché siccome al professore che ci esaminava avevano spiegato che avevamo ricevuto un insegnamento prevalentemente nozionistico, il che era vero per quel che riguardava la scuola ufficiale, lui per aiutarci ci interrogò in modo nozionistico, quindi per fare un esempio, non ci chiese della poetica di Foscolo, ma dove fosse nato Foscolo, quindi bisognava stare ben attenti, perché bisognava dire Zante o Zacinto. Bisognava cioè dimostrare una conoscenza profonda del problema, che arrivava al suo massimo quando uno riusciva a ricordare la madre di Foscolo.
Ecco, questo è stato il nostro approccio con Lamberto, un insegnante straordinario, un profondissimo educatore. Voglio solo ricordare le parole famose di Papa Giovanni XXIII sulla distinzione tra l’erro ...[continua]

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