A.M.: Il sacro, come sosteneva Eliade, non scompare mai, semmai si degrada. Indubbiamente il cammino della modernità può essere letto come cammino della degradazione del sacro, ad esempio in ideologia. Le ideologie moderne, di destra, di sinistra o di centro, si pongono come un a priori assoluto, fondato su se stesso, non hanno bisogno di nessuna fondazione razionale, di nessuna verifica.
Quindi c’è una “sacralità”, dietro ogni costruzione sociale, semplicemente perché nulla si può costruire senza un a priori dato. Anche nella scienza si è scoperto che non esiste nessun modo di stabilire la realtà di un assunto attraverso una verifica razionale. Si va per esclusione, nel senso che, nella migliore delle ipotesi, si riesce a capire che non c’è nessun’altra possibilità, ma non si può sostenere: questa è l’unica vera. Indubbiamente l’uomo è congegnato in maniera tale per cui il concetto di verità gli è consustanziale, non ne può fare a meno, e questa è una eredità di tipo religioso. Per cui il sacro resta uno dei grandi collanti sociali, ma può anche non essere l’unico: l’egoismo o la convenienza possono essere benissimo altri.
A.P.: Definire il sacro è comunque molto difficile e solo riassumendo le definizioni del sacro si potrebbe andare avanti all’infinito. Oggi tutti si interessano del sacro e da un certo punto di vista è positivo, il pericolo è che rimanga un interesse di tipo intellettualistico o emozionale, cioè l’avere presente un sentimento che deve però tradursi in qualcosa. Per usare una definizione di Walter Friedrich Otto, è il sentimento di un qualcosa di “totalmente altro”, un mistero che trascende tutte le attività della sfera propriamente umana, ma che, proprio per questo, la compenetra, la significa. Nel sacro non si esprime qualcosa di aggiuntivo, ma ciò in cui l’uomo crede, ciò per cui ha la massima venerazione. Il problema è se sia necessario distinguere tra ciò che è il sacro e ciò che, invece, è il religioso.
Quindi questa apertura alla sacralità è intrinseca all’essere umano?
A.P.: Sì, sicuramente, altrimenti non si spiegherebbero tutte le creazioni della cultura umana, anche non religiosa (nel senso di “confessionale”). Nell’ambito del romanticismo, per esempio, tanti autori hanno avuto molto spesso un atteggiamento di contrasto nei confronti della religione, ma, nonostante questo, hanno espresso, dal punto di vista della poesia, dei contenuti autenticamente religiosi. Perciò è importante capire questa spinta che viene data all’espansione del profondo, all’animo che crea letteratura, poesia, cinema. In ogni caso vi è una domanda, un bisogno, e bisogna investigare su questa domanda, cercare delle risposte. Tutto questo deve anche far riflettere sulle forme che lo spirito religioso assume, nelle religioni e in una data cultura.
A.M.: In Italia, ad esempio, non c’è il minimo dubbio che il centro essenziale di resistenza delle classi popolari nei confronti di quei processi di egemonizzazione borghese che hanno portato all’unità d’Italia, non sia stato un processo ideologico, ma sia stato l’identità religiosa. Dalle Alpi alla Sicilia, tutte le insorgenze hanno avuto come unico collante, come tema comune, questa identità.
Ma questa identità è ciò che ha giustificato in passato l’espansionismo aggressivo ed oggi giustifica gli integralismi...
A.M.: L’integralismo è la tipica risposta ideologica moderna alla crisi. E’ tipico dei ceti e dei popoli subalterni e nelle strutture mi sembra molto simile ai movimenti di liberazione che in passato usavano il marxismo come oggi usano l’Islam. A questi popoli l’integralismo serve, ed ha un’utilità che da un punto di vista sociale è difficilmente negabile, per affermare nell’unica veste che il totalitarismo mondialista oggi lascia, cioè con la rivolta violenta, la propria identità. Da questo punto di vista la questione algerina mi sembra un caso esemplare. Ma vi sono altre forme di integralismo più morbide, che non ammazzano nessuno, come lo spiritismo che sta rinascendo in Brasile. Tutte però condividono questi aspetti di rivalsa sociale e di difesa di ceti e popoli subalterni nei confronti di una macchina stritolante.
Ma questi, francamente, mi sembrano aspetti completamente dentro gli orizzonti della modernità. Secondo me il grosso rischio è che si arrivi a delle imitazioni ideologiche del sacro.
L’int ...[continua]
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