Dunque, l’Elki nasce come punto d’incontro, non per soddisfare le esigenze di chi non sa dove e a chi lasciare i bambini ogni giorno...
Monika. No, non è un luogo dove lasciare i bambini per andare a lavorare. Se il bambino già conosce il centro, la persona di turno può essere disposta ad accudirlo per qualche ora, ma il genitore se ne assume la responsabilità. Insomma, per le mamme, può essere un’occasione per andare dal parrucchiere, dal medico, a fare la spesa o semplicemente per starsene tranquille. Il costo di questo servizio è di 4 mila lire l’ora.
L’idea di fondo è sempre la stessa: essere un punto d’incontro per bambini e genitori, aperto a chiunque. I bambini giocano tra loro e i genitori si conoscono. Nel centro, così, inizia il processo di distacco del bambino dal genitore: in un ambiente accogliente e, in qualche modo, familiare, con i genitori presenti, il bambino non viene costretto ad un distacco drastico e traumatico, ma si rende autonomo giorno dopo giorno. Una grande cucina-soggiorno, due sale da gioco, un bagno comodo, una zona attrezzata per il cambio dei bambini, un ufficio; e ancora delle grandi sale per giochi al piano di sopra.
La posizione di questi locali è ideale perché ci si arriva comodamente con le carrozzine che si possono lasciare davanti alla porta.
C’è una ragione per cui una simile iniziativa nasce in un contesto tedesco? Forse una particolare sensazione di solitudine tra le madri?
Monika. Non credo, la sensazione di isolamento provata dalle madri credo sia un fatto universale, non austriaco o tedesco... Forse, può dipendere dal fatto che la famiglia allargata è in via d’estinzione, mentre in Italia esiste ancora: qui da noi è abbastanza frequente vedere i nonni che passeggiano con i nipoti, ma in Austria, questo è molto più raro. Oppure può dipendere dal numero di figli, dal fatto che le famiglie sono piccole; se si hanno uno, o al massimo due figli, probabilmente l’esigenza di incontrarsi e di avere compagnia aumenta rispetto a quando si ha l’asilo in casa. In Austria, da molti anni, c’è in media un figlio per coppia e quindi l’esigenza di farlo stare in compagnia è maggiore.
Come funziona l’Elki e quali servizi offre?
Monika. Due donne di turno si occupano del servizio di accoglienza per adulti e bambini: offrire un caffè, preparare le merende, accudire il bambino lasciato per qualche ora, dare informazioni, accogliere chi viene per la prima volta, rispondere al telefono. La cosa più importante è che è un punto dove le madri “rifioriscono”. Vengono qui, a volte sono molto frustrate, e riescono a riprendersi dal cambiamento che la maternità ha comportato. Gli amici, quando si hanno dei figli, appaiono su un altro pianeta: sono distanti ed è difficile riprendere i contatti. All’Elki si ritrovano persone nella stessa situazione, con gli stessi problemi. L’Elki, poi, viene incontro ad un’altra difficoltà: il distacco dei figli dai genitori. Questo processo viene in qualche modo accompagnato dai gruppi di gioco.
Sono nati, inizialmente, per la carenza di posti nelle scuole materne: molti bambini di tre anni non vengono presi oppure le madri ritengono che sia ancora presto per mandarceli regolarmente, anche se sarebbe ideale farli giocare almeno una mattina alla settimana con altri bambini. All’inizio c’era un solo gruppo, poi si è passati a due, a tre e così via. Oggi ci sono ogni giorno, mattina e pomeriggio, gruppi di gioco composti da 15 bambini che si trovano per due ore e mezza una volta la settimana. Un’altra attività molto importante sono i corsi di preparazione al parto destinati alle coppie: quelli organizzati dai consultori familiari e dalla Usl solitamente si tengono al mattina o al pomeriggio, per cui le donne sono costrette a frequentarli da sole. Per noi era molto importante che vi partecipassero anche gli uomini.
Un’iniziativa che portiamo avanti con successo sono i giovedì “a sorpresa”: teatro dei burattini, lettura di fiabe, teatro. Anche pensando alla mia esperienza personale e a quella dei miei tre figli più grandi che vanno a scuola, vedo che non bisogna esagerare: se hanno un paio di corsi e i compiti, sono già abbastanza impegnati. Devono avere anche del tempo ...[continua]
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