La nostra cooperativa è nata nel 1986 da un gruppo di giovani. A 26 anni ero un lavoratore forestale della Comunità montana. Era un lavoro bello, mi occupavo principalmente di piantare alberi. Poi il lavoro è finito perché si trattava di finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno per le zone svantaggiate. Allora, siccome io ero al sindacato e c’erano persone valide, abbiamo pensato di creare una cooperativa, di buttarci in quest’avventura. All’epoca c’era una legge per l’occupazione giovanile, quindi per i primi tre anni ci hanno dato una spintarella. Molta gente è entrata e uscita e oggi siamo rimasti solo due dei soci fondatori. Ci siamo occupati di foreste, boschi, recinzioni, giardini, anche di un piccolo frutteto, di frutti di bosco, che era una mia idea, ma doveva stare appesa alle altre attività, e ora invece... Il fatto è che lo Stato e la Regione non investono nell’ambiente, tranne in casi di necessità urgenti. Adesso doveva partire il piano colturale 2007-2013 della Regione Abruzzo, ma a oggi non si è smosso nulla. E sembra che, comunque, per le foreste non ci sarà un centesimo. Quindi noi siamo destinati a scomparire, non per mia volontà, io ci avrei contato fino alla pensione, ma ci stiamo rimettendo. Ci riconvertiamo: lavoratori in nero.
Anche fare una cooperativa è diventato impossibile: le cartelle dell’ufficio delle entrate che ti arrivano di continuo... Io non ho mai chiesto di risparmiare un centesimo, ho pagato fino all’ultimo, poi ho detto al commercialista: "Ma perché, anche se pago, e pago pure te, mi arrivano tutti questi fastidi?”. "Ma si sbagliano”, mi dice. "Sì -gli dico- ma mi hanno fatto il fermo amministrativo del mezzo”. Adesso fanno così, passano subito la cartella a Equitalia e, se entro 90 giorni non metti a posto, fanno subito la visura di quello che hai e ti fanno il fermo amministrativo. Così tu devi pagare altri 80 euro per farlo riabilitare. A me l’hanno fatto al pick-up. E non è che puoi fregartene, perché se poi hai un incidente... Ti obbligano a fare il furbo, cosa che io non avevo mai voluto fare.
Tutti gli anni, poi, ci mandano una cartella per non aver pagato l’imposta sugli utili. Ma una cooperativa a fini mutualistici non paga le tasse.
Sono andato all’Inps sette volte per mettere a posto una pratica di cassa integrazione che poi non ci hanno concesso. Ho detto all’impiegato: "Di ‘sto passo sa quanto costerà un metro di recinzione? Un milione di euro”. Sette volte qui, il commercialista, poi un consulente, ma tutto questo chi lo paga? L’utente finale. Se io vado a fare un preventivo per una recinzione, io costo. Allora ho detto all’impiegato: "Ho sempre pagato, ma dall’anno prossimo lavoro in nero”. Quello mi ha guardato sbigottito.
Questa cooperativa era una cosa bella. Ho avuto dei ragazzi con grossi problemi. Purtroppo tre sono morti, uno era alcolista, uno tornato dal militare era andato fuori di testa, uno l’ho raddrizzato. Ogni anno facciamo lavorare 6-7 persone, anche con problemi, con una spesa di 120.000 euro che, invece, adesso se li rubacchierà qualcuno. Il parco doveva essere un volano per questa zona e invece... Io feci il bar del parco, nel ’93. Lo presi da un vecchietto per sette milioni con licenza, gestione, bar, tutto. Insomma, in due anni abbiamo moltiplicato 7-8 volte il valore iniziale. Poi, purtroppo, per disaccordi con la mia socia, che voleva rimanere socia senza occuparsi della gestione, abbiamo venduto e abbiamo preso 30 milioni.
In quel periodo, oltre al bar, avevo già la cooperativa e facevo pure il portiere di notte. Per sopravvivere in montagna devi fare più mestieri. Noi facciamo l’orto, le recinzioni, le potature. Qua non c’era un albero, fino al ’60 era tutto coltivato. Poi sono andati tutti via, verso la città. E la natura si è ripresa quello che l’uomo le aveva strappato secoli fa. C’erano delle terrazze, le vigne, le patate, i ceci, tutta agricoltura che non aveva bisogno d’acqua. C’erano grano e castagne che si scambiavano con i prodotti della valle, con l’olio, col granturco. Inoltre da noi venivano a fare le giornate dal mare. Anche il mio trisnonno, visto il cognome, sicuramente non era di qua. Venivano su a lavorare e casomai si sposavano qua e ci restavano. ...[continua]
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