Cos’è la Social Street? Come siete nati?
Elena. Dopo la nascita della prima Social Street a Bologna, anche a Milano c’era una forte curiosità, si cercava di capire cosa fosse una Social Street. Ovviamente al cuore dell’idea c’era la conoscenza tra vicini. È partita Lucia creando una pagina Facebook, per provare a raccogliere un po’ le persone del quartiere, o meglio della strada, in questo caso. Ha trovato subito dei compagni di viaggio, cioè noi, quindi Riccardo, Veronica, Caterina, un bel gruppo di "lavoro”. All’inizio i messaggi che passavano su Facebook erano del tipo: "Ho un problema con il lavandino: c’è un idraulico nei paraggi che magari può darmi una mano?”.
Tutto è iniziato così: molto semplicemente. Abbiamo poi cominciato a stampare volantini, abbiamo chiesto alle persone di aderire alla pagina Facebook, di diffonderla. Abbiamo quindi creato un primo evento di conoscenza: dalla dimensione virtuale siamo passati a un primo incontro vero e inaspettatamente sono arrivate più di duecento persone! Così, finalmente, quella faccina che vedevi su Facebook l’abbiamo potuta vedere fisicamente.
A questo primo incontro abbiamo anche provato a chiarire chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare. Abbiamo chiesto a tutti i presenti di intervenire con delle richieste: c’era un’intera parete piena di post-it del tipo: "Sarebbe bello fare un picnic tutti insieme”, oppure "Creare un booksharing (uno scambio di libri)”. Erano tutte richieste finalizzate a uno stare assieme reale, fisico. E poi c’è stata l’iniziativa delle "Case aperte” per aprire davvero la porta di casa al vicino. C’è stato un gran numero di adesioni.
In sostanza, abbiamo chiesto, a chi se la sentiva, una disponibilità a ricevere dei vicini, organizzando delle attività all’interno delle rispettive case. In alcune case sono stati fatti dei laboratori con i bambini, in altre degli shooting fotografici o delle prove di cucina, proiezioni di film, letture di libri, percorsi di Milano attraverso la lettura delle cartoline antiche della città... è stato un grande successo!
Riccardo. Quasi subito è sorta l’esigenza di capire chi erano le persone che entravano nella pagina. Avevamo la necessità di gestire da un lato i giornalisti, dall’altro lato lo spam, che è un fenomeno ormai usuale: per spam intendo perlopiù quello commerciale oppure quello legato a messaggi devianti rispetto all’obiettivo della pagina; c’era anche la necessità di evitare l’ingresso di persone che potessero strumentalizzare, dal punto di vista politico prevalentemente, un bacino di utenza che oggi è arrivato a oltre mille persone.
Alessandra. A me piace questo aspetto che chiunque ha una proposta e fa parte degli iscritti oppure è della zona, può lanciarla. Per esempio, l’orto che abbiamo creato in piazza 8 novembre, in una grossa aiuola di viale Regina Giovanna, è diventato un punto catalizzatore, per cui si organizzano le semine, le coltivazioni, il raccolto; ci sono tutta una serie di momenti di incontro che ruotano intorno a questo orto. All’inizio erano cassette di polistirolo sgangherate, adesso sono stati realizzati dei bellissimi contenitori di legno gialli! Però è stata un’idea del tutto spontanea, non ricordo neanche più da chi è partita.
Riccardo. Il ruolo degli "amministratori” per come l’abbiamo inteso noi, è quello di "stare accanto”, aiutare, favorire. Per esempio, la signora Teresa non è su Facebook, però ha avuto il piacere di accompagnarci a fare delle visite di tipo artistico, l’ultima al Castello Sforzesco per vedere delle cose sull’arte lignea; lei è un’esperta di storia dell’arte...
Ma chi non frequenta i social network è escluso?
Irene. Ultimamente hanno convinto anche me a entrare in Facebook: digito poco, però guardo, seguo. Nella mia vita privata ho girato molto, vivevo in un posto solo per pochi anni e perciò ho sofferto molto della solitudine. Il mio lavoro era la decorazione, la pittura degli interni; ora, siccome è un lavoro che un po’ c’è o un po’ non c’è, quando ne sei sommerso va bene, ma quando cala ti ritrovi proprio abbandonata. Per me i bar erano essenziali, anche se non attaccavo bottone con nessuno perché sono timidissima, però il bar era un po’ il mio "Facebook”!
Pensavo anche a un altro fatto: anni fa si creavano delle cooperative nel mondo del lavor ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!