Tanti hanno vissuto l’ultimo esito elettorale come una grande sconfitta elettorale per la sinistra. Ma non era prevedibile? Non è da tempo che la maggioranza del paese non si riconosce nel centrosinistra?
Mi ha colpito molto il modo in cui la sinistra ha reagito, parlando di catastrofe, di débâcle, di tracollo, perché in queste elezioni, secondo me, non è successo quasi niente di nuovo. Una linea di tendenza si è forse un po’ accentuata, ma senza alcun cambiamento improvviso e radicale.
L’impressione è che i responsabili della sinistra non si siano resi conto che la situazione era già compromessa dal ’94. In realtà le cose andavano malissimo da tempo: noi non avevamo la maggioranza nemmeno nel ’96, quando il Polo si presentava senza la Lega. Se sommiamo i voti del Polo con quelli della Lega, la situazione del 1996 risulta identica a quella di oggi. Una maggioranza schiacciante al nord che, proiettata nelle politiche, non ti permette di vincere neanche un seggio.
Si confrontano due interpretazioni: alcuni dicono che l’elettorato è molto volatile, altri vedono più stabilità. Io tendo a vedere più stabilità: mi sembra che dal ’94 a oggi la situazione non sia cambiata molto. Da quando c’è stato il rovesciamento, con l’arrivo di Forza Italia, grosso modo la distribuzione dei voti è sempre stata la stessa. L’unica cosa che cambia è la collocazione della Lega: quando è alleata al Polo la coalizione vince tutto nel nord, quando non è alleata allora si compete. Quindi non si può dire: "abbiamo perso il nord", perché il nord era già stato perso in maniera clamorosa molto prima.
Anche i risultati istituzionali parlano chiaro: eravamo nove regioni a sei, adesso siamo otto a sette, però va ricordato che fra le nove regioni vinte dal centrosinistra nel 1995 ce n’erano tre, Lazio, Abruzzo e Molise, "rubate" quasi. Bastava uno spostamento veramente minimo di voti, e già allora ci saremmo trovati nella situazione di oggi. E’ come se non ci fossimo ancora abituati a ragionare sui risultati elettorali col maggioritario. Il maggioritario forza le cose. Allora se noi parliamo del nove a sei, di queste tre in ballo, ne abbiamo perse due e abbiamo mantenuto il Molise, che però è molto piccolo, e comunque l’abbiamo tenuto per un pelo; poi noi abbiamo preso la Campania a loro e loro hanno preso la Liguria a noi. E la Campania è sicuramente più importante della Liguria. Ripeto, dal punto di vista elettorale, non è successo quasi niente, men che meno un cataclisma. Tra l’altro, in questo "nove a sei", le loro sei regioni nel ’95 avevano già più popolazione delle nostre nove. Adesso con le otto regioni, loro hanno circa il 60% della popolazione, quasi due terzi, perché, fatta eccezione per la Campania, hanno le regioni più popolate.
Qual è invece il segnale che più ti ha colpito?
Il dato più sorprendente, a mio avviso, è che le perdite maggiori della sinistra e i successi maggiori del Polo sono avvenuti nelle regioni rosse. Se fai il confronto col ’95, le zone in cui la sinistra (per sinistra intendo Ulivo più Rifondazione, per destra il Polo più Lega) ha perso di più sono proprio le regioni rosse. E questo è veramente preoccupante. L’effetto ancora non si vede perché il margine era talmente alto che si continua a vincere, però se è così, vuol dire che Guazzaloca non è stato affatto un incidente, ma il segnale di una tendenza profonda. Probabilmente la sinistra è ancora in grado, per un po’ di tempo, di godere della rendita del vantaggio di partenza, però dai dati sembra che lì stia succedendo qualcosa.
Dall’altra parte, è confermata la ripresa della sinistra nel sud. Tuttavia anche questa era una tendenza in atto già nel ’94, quando si vide benissimo che la destra vinceva al nord e la sinistra nel sud, il che allora era abbastanza clamoroso. Adesso si registra un aumento della sinistra veramente notevole in Campania e in Basilicata, però il fatto che complessivamente la sinistra diventi una forza più centro-meridionale non è affatto una novità.
Quali considerazioni politiche ne trai?
Innanzitutto che questa alleanza Polo-Lega è riuscita. Questo è un dato politico vero, più che elettorale se vogliamo. In fondo, una delle scommesse della sinistra era che quell’alleanza avrebbe provocato una ripulsa al sud e nel Lazio: non è successo niente. La sinistra certo è cresciuta in ...[continua]
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