Il sistema carcerario inglese è in crisi: nei primi giorni di novembre, 200 prigionieri hanno inscenato una rivolta in un penitenziario di Bedford; due prigionieri sono evasi da Pentonville; lo stesso giorno, un’altra rivolta ha interessato il carcere di Exeter.
Non siamo più agli allarmi sui rischi, ma alla cronaca del disfacimento. La fase degli allarmi c’era già stata: a fronte di una popolazione carceraria raddoppiata negli ultimi vent’anni, l’austerity ha colpito i bilanci degli istituti e portato al dimezzamento del personale. Ma chi, come più volte fatto dal sindacato delle guardie penitenziarie, provava a mettere in guardia sui potenziali rischi, veniva tacciato di allarmismo. (theguardian.com)
10 novembre. Perché l’America no?
Ma perché ciò che negli ultimi cinquant’anni è successo in settanta paesi in tutto il mondo, cioè una donna a capo dello Stato, non è ancora accaduto negli Stati Uniti? Secondo gli storici dietro alcuni precedenti ci sono circostanze eccezionali: mogli di grandi leader autoritari che alla loro morte ne prendono il posto; accordi parlamentari, soluzioni temporanee... Poi c’è chi sostiene che altrove lo Stato, generoso erogatore di welfare, avrebbe un che di materno, dunque una donna alla sua guida non sarebbe cosa tanto strana, per l’elettorato; e invece, secondo Laura A. Liswood, segretario del Consiglio delle donne leader della Fondazione dell’Onu, l’America "è vista come poliziotto globale, e c’è una visione di genere su questo ruolo”.
E se forse Hillary non è stata "non votata” solo in quanto donna, ma in quanto emblema dell’establishment, va rilevato che il problema non riguarda solo la Presidenza: nella classifica di rappresentatività del genere femminile il Congresso Usa si classifica 97esimo su 193 parlamenti di tutto il mondo.
In "Out of the Running”, studio della ricercatrice Shauna Shames, si evidenzia come pochissime "millenials” donne siano interessate a candidarsi a cariche pubbliche. "Sanno che rischiano di essere discriminate, dunque non ci provano neanche”, commenta l’autrice.
(New York Times)
17 novembre. Tempo ben speso
Tristan Harris è un giovane informatico che lavorava a Google. Quando ne è uscito ha fondato l’onlus "Time Well Spent” (Tempo ben speso). Tristan ritiene che gli sviluppatori di software dovrebbero smettere di creare programmi che inducono gli utenti alla dipendenza. Già, perché se spesso ci incolpiamo di trascorrere troppo tempo su certe applicazioni, dobbiamo considerare che si tratta di un effetto cercato dagli sviluppatori. Il vicedirettore di "Time Well Spent”, Joe Edelman, sostiene che l’atteggiamento dei colossi dell’informatica rispetto al fenomeno della dipendenza dai loro prodotti gli ricorda il modo in cui i giganti dell’industria del tabacco si relazionavano alla salute dei loro clienti prima che venisse dimostrato un collegamento diretto tra nicotina e cancro. (theatlantic.com)
23 novembre. Dopo Jo Cox
"Ogni volta che parlo di diritti delle donne o di minoranze etniche vengo inondato da centinaia di messaggi che vogliono mettermi a tacere o spaventarmi. Non ho dubbi: Internet viene utilizzato per radicalizzare giovani uomini bianchi arrabbiati in tutto il mondo nello stesso modo in cui, come si è visto, viene usato per radicalizzare giovani musulmani arrabbiati. L'omicida di Jo Cox, Thomas Mair [anch'egli un giovane bianco di destra, radicalizzatosi sul web), sia di avvertimento per tutti noi: la radicalizzazione è tanto pericolosa e violenta quanto il fondamentalismo islamico”. Così Jess Phillips, deputato laburista inglese, in un post apparso sul sito del "Guardian”.
(theguardian.com)
24 novembre. L’1% della porta accanto
"Se possiedi 2.200 dollari tra conto in banca, investimenti e patrimonio immobiliare, al netto dei debiti, probabilmente non ti consideri particolarmente fortunato” esordisce un breve pezzo dell’"Economist” pubblicato oggi. E invece dovresti sapere, continua il settimanale, che sei più ricco della metà della popolazione mondiale (Global Wealth Report del Crédit Suisse Research Institute). Se poi hai più di 70.000 dollari sei nel 10% al vertice della piramide. E se addirittura il tuo patrimonio supera i 750.000 dollari allora sappi che fai parte di quell’1% contro il quale si stanno scagliando gli elettori di tutto il mondo.
(economist.com)
28 novembre. Morire di carcere
Il 20 novembre un detenuto italiano del carcere di Carinola (Caserta) ha tentato il ...[continua]
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