Ogni volta che il Sud ha la possibilità di votare senza condizionamenti, ha scritto Pino Aprile, vota in modo compatto. Fu così per il referendum del 2006 sulla riforma costituzionale nordista e per quello del 2016 sulla riforma costituzionale renziana; è stato così alle politiche del 4 marzo 2018. Un gigantesco NO, sintetico e onnicomprensivo, a come va l’Italia e a come la vogliono quelli che comandano. Poi magari il razzismo dei media si inventa file di meridionali pronti a chiedere i moduli per il reddito di cittadinanza; boutade presto rientrata.
In un Paese come il nostro, dove la manipolazione delle statistiche non fa scandalo ed è normale fornire dati truccati, sarebbe velleitario attendersi considerazione, dai media che contano, per il lavoro empirico sui dati delle differenze tra le due Italie, che venga da divulgatori battaglieri come Aprile o da istituti serissimi come Svimez. Dal 26 novembre scorso il Banco di Napoli, decapitato nei primi anni Novanta per un indebitamento che in realtà non c’era, è stato definitivamente assorbito da una nota banca torinese che invece i debiti li aveva, e pesanti. Conserverà il logo storico fino al 2020, e solo in parte del Sud: ne hanno parlato a novembre 2018 Gigi Di Fiore, in un documentatissimo articolo, e poi Isaia Sales. Sul "Mattino” di Napoli, nell’indifferenza generale.
Il Sud fa notizia solo per fatti di colore: la donna coperta di insetti all’ospedale di Napoli conta molto di più della moria di neonati in locali forse non tanto bene sterilizzati dell’Ospedale di Brescia, della cui possibile deriva clientelare parlava nel 2010 Alberto Statera. E, certo, solo ai medici del Nord coinvolti in malasanità i media consentono un contraddittorio, nel quale spiegano quanto sono bravi e scrupolosi.
L’ultima finanziaria, per dire, ha elevato da 40mila a 150mila euro l’importo entro il quale un appalto può essere dato da una pubblica amministrazione senza gara e senza certificazioni antimafia. La norma serve alle amministrazioni del Nord non ad aiutare la criminalità organizzata (è da tanto che lì la ‘ndrangheta è bella forte), ma ad escludere dal mercato le imprese sane del Sud che vogliano competere. Lo ha detto Raffaele Cantone, napoletano sì ma ancora presidente dell’autorità anticorruzione ("Fatto quotidiano” del 28 dicembre 2018) e non se l’è filato nessuno.
Nonostante i suoi NO giganteschi, nonostante solo con i suoi voti si governi un Paese altrimenti ingovernabile (la Lega il 4 marzo andò bene, la coalizione di cui faceva parte proprio no), il Sud continua a non contare. I parlamentari cinquestellati a volte se ne accorgono, ma nella sostanza sono al rimorchio della deriva nordista. Anche per mancanza di un’idea chiara su che cosa sono e che cosa vogliono essere: per anni, del resto, sono stati "impostati” da un ex-comico genovese e da un ex-visionario milanese, i quali non avevano e non hanno né gli strumenti né l’interesse a capire il Sud che vota.
La cifra di questo strano governo gialloverde, al di là di ciò che ne dicono i talk-show o ne pensano i protagonisti, è nel tentativo, l’ultimo possibile, di tenere unito un Paese che va in pezzi: una sorta di "compromesso storico” tra Nord e Sud, in cui l’aggettivo conta molto più del sostantivo. Ma è arduo un compromesso tra due parti, una delle quali si considera tanto superiore all’altra.
È da tanto, ormai, che decine di migliaia di giovani cresciuti e scolarizzati in famiglie del Sud (e mai che i media parlino male di un liceo di Napoli o di Catanzaro, per spingere i ragazzi ad anticipare l’emigrazione: non conviene...) vanno ogni anno a frequentare le università del Nord iperfinanziate e mitizzate da Corriere, Sole 24 Ore e Repubblica, sempre mantenuti da genitori ormai convinti dai professionisti dello scoraggiamento che giù non c’è più niente e niente più ci potrà essere. Alla fine rimangono su, arricchendo il Nord e tornando giù per qualche mangiata e un po’ di mare: un’enorme spoliazione che non suscita la ­preoccupazione che si ha magari per il depauperamento dell’Africa o della Siria causato dall’emigrazione di massa (come spesso accade, preoccuparsi del prossimo lontano può essere un ottimo modo per disinteressarsi del prossimo vicino). Tanto, dice Briatore da Cuneo, quelli bravi dal Sud se ne sono andati tutti, e gli altri stanno sul divano in attesa del reddito di cittadinanza.
Un’ultima notazione. Campioni di sci cresciuti a Bari o a Napoli possono esserci, certo; an ...[continua]

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