La crisi demografica
La fine del regime sovietico ha coinciso con una profonda crisi demografica: collasso della natalità, collasso del sistema sanitario e della protezione sociale in genere, forte aumento della mortalità, soprattutto tra gli uomini, tumultuosi rientri di russi “etnici” dalle nuove repubbliche indipendenti. La popolazione ha smesso di crescere e ha iniziato un declino solo in parte contrastato dall’immigrazione e dall’annessione della Crimea nel 2014. A queste vicende si deve la tormentata distribuzione delle età del paese.
La Russia è il paese più esteso del mondo: oltre 17 milioni di chilometri quadrati, il 12% delle terre emerse del pianeta, con una popolazione che è meno del 2% di quella mondiale. Ma al contrario degli altri paesi territorialmente giganteschi (Canada e Stati Uniti, con quasi 10 milioni di kmq ciascuno, Brasile, con 8,5 milioni), che hanno confinanti amici, etnicamente simili e non conflittuali, la Russia ha un vicinato o troppo potente e popoloso (la Cina), o tradizionalmente in dura competizione e conflitto. Fin dall’epoca di Pietro il Grande, il rafforzamento dei confini dell’impero è stato una priorità dei governi, che hanno sostenuto sia il popolamento del sud della parte europea, sia l’insediamento nei territori semideserti oltre gli Urali, in Siberia, nel Grande Nord, nel Lontano Est. La crisi demografica, e le prospettive di una sensibile riduzione della popolazione nei prossimi decenni, ha dunque riportato in primo piano la questione demografica, sulla quale Putin ritorna con frequenza, l’ultima volta lo scorso 19 giugno al Congresso del Partito, come riporta l’agenzia Tass: “Le autorità del paese debbono concentrarsi nello sforzo di rovesciare la complessa situazione demografica… per una serie di fattori oggettivi, siamo di fronte a una trappola demografica… Una famiglia forte e prospera, con figli, è il futuro della Russia”.
Il “Capitale Materno”
Non solo retorica, però. Fin dal 2007, la Russia ha messo in atto una forte politica pro-natalista, della quale abbiamo dato notizia in passato. Si tratta di un pacchetto di misure che va sotto il nome di “Capitale per la Maternità e per la Famiglia”, comunemente detto “Maternity Capital” (MatCap). Esso consiste, essenzialmente, in una considerevole somma di denaro messa a disposizione delle famiglie che hanno un figlio, e che può essere spesa: a) per il miglioramento delle condizioni di vita: nella maggioranza dei casi, per spese di acquisto o ristrutturazione dell’abitazione, per l’accensione di un mutuo o per il pagamento dei ratei di un mutuo in essere; b) per l’istruzione dei figli; c) per costituire un fondo pensione per le madri.
Fino al 2019 il MatCap veniva assegnato solo alla seconda nascita (o nascita di ordine superiore), ma a partire dal 2020 anche i primogeniti fanno scattare il diritto al MatCap per una somma minore (che però viene integrata nel caso di una seconda nascita). Il MatCap, nel 2021, ammonta a 484.000 rubli annui per le madri che hanno un primo figlio, che al cambio corrente (15 luglio 2021, un rublo = 0,011 euro) equivale a 5.324 euro. Per le famiglie che hanno un secondo figlio (o un figlio di ordine più alto), il MatCap è di 639.000 rubli (€ 7.029). Si tratta di somme rilevanti, se si tiene conto che il reddito pro capite (nel 2020) è di circa 8.500 euro. Le autorità russe stimano che nel 2021 oltre un milione di famiglie usufruiranno del MatCap. Il MatCap può essere ricevuto solo una volta, viene indicizzato annualmente al costo della vita, può essere richiesto senza limiti di tempo, è esente da tasse. Altre provvidenze minori riguardano le famiglie a reddito più basso. Non c’è dubbio che si tratta di un forte incentivo che non ha paralleli nel mondo occidentale; gli effetti sono stati notevoli, anche se è tuttora in discussione se essi siano transitori o se abbiano determinato un cambiamento nelle preferenze riproduttive delle copp ...[continua]
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