Cari amici,
non lontano dal punto dal quale vi sto scrivendo un uomo in pensione si sta costruendo un’Arca di Noè in un parcheggio. Si trova di fronte al complesso residenziale per anziani in cui vive, un edificio in cui non ha intenzione di rimanere. Ogni giorno se ne sta sul tetto di quello che era, quando ha iniziato i lavori, nient’altro che il guscio esterno di un camper. Se non è impegnato ad aggiustare le finestre -che occupano intere pareti, finestre che si aprono in diverse direzioni, con diverse angolature- è occupato a inchiodare tra sé pezzi di legno di ogni forma e misura. È una creazione meravigliosa, costruita quasi interamente con materiali trovati. È abbellita da grandi vasi di ortensie, ha un camino che spunta dal tetto, proprio sopra al lucernario del camper che dà sul piano rialzato in cui andrà il suo letto. Da quella posizione, di notte riuscirà ad ammirare il firmamento e potrà contare le stelle prima di addormentarsi. Le persone vengono a parlare con lui, affascinate dal modo in cui questa improbabile costruzione viene messa insieme. Dopotutto è una “casa da sogno”, un’ambizione fantastica, una roba da film, dove il nostro eroe della porta accanto sta tirando su una casa degna di un’avventura. Quando la casa sarà completa, l’architetto di questa meraviglia la farà portare su un camion con il pianale fino in Scozia. Lui lì non conosce nessuno, ma questo non lo fermerà di certo. Prenderà posizione di fronte a un laghetto scozzese, oppure troverà rifugio in una valle, ma una cosa è sicura: vivrà in libertà. Almeno questo è ciò che va dicendo ora. Tutti noi curiosi vogliamo che riesca a partire, così come anche i proprietari del complesso residenziale dove viveva -anche se per motivi completamente diversi.
Ci sembra importante che quest’uomo riesca a realizzare la sua ambizione e a coronare i suoi sforzi. Crediamo nel suo sogno, temendo al contempo l’ignominia che lo coglierà se dovesse fallire, così come lo strazio della delusione che potrebbe assalirlo.
Può sembrare strano che interpretiamo l’opera di questo anziano come eroica, ma è perché ci lasciamo trascinare dalla sua impresa mentre noi stessi abbiamo ormai abbandonato l’idea di poterci costruire i nostri castelli, farci le nostre regge; piuttosto, siamo intrappolati in un mercato degli alloggi disfunzionale e crudele. Quell’uomo intento a costruirsi l’Arca vuole cercarsi un posto ai margini della società. È un’impresa solitaria, anche se ha generato intorno a sé una specie di comunità di curiosi che si radunano ogni giorno per guardarlo lavorare.
Philip Pullman, autore della trilogia “Queste oscure materie”, ha definito una gerarchia dei bisogni primari: “Dopo il cibo, un tetto e una compagnia, ciò di cui abbiamo più bisogno sono le storie”. Questa casa magnifica è il teatro ideale per delle avventure, ma ancora adesso, mentre agosto lentamente lascia il posto a settembre, c’è una crisi degli alloggi reale e perdurante, e ovunque le persone in difficoltà cercano le soluzioni più insolite per il loro problema. Già in passato avevo scritto delle persone che vivono nei camper in mezzo ai campi perché non possono permettersi l’affitto di una casa vera e propria. Anche quello fa parte della necessità urgente di modalità alternative per trovare posti in cui vivere.
Questo cambiamento del modo in cui scegliamo di vivere viene evidenziato anche da un sempre crescente desiderio di formare comunità abitative, ma queste sono costose, perché spesso richiedono alle persone di acquistare immobili. Uno dei primi progetti di eco-living è l’Hockerton Housing Project della contea di Nottingham, cominciata con appena cinque abitazioni ecosostenibili nel 1993. Ma queste sono case che i partecipanti devono acquistare, e molte volte si parla di un bel gruzzolo. Le comunità abitative, d’altra parte, offrono ben più di quattro mura e un tetto: cercano di costruire una coesione sociale, di unire le persone in uno scopo comune -ma al momento, per accedere a questa terra promessa servono i soldi.
Ai vecchi tempi esistevano comunità lasche di persone, comuni e case occupate (squat). Negli anni Ottanta, a Londra, l’occupazione di case era un atto diffuso e spesso politico. Esistevano enormi comunità di giovani che occupavano immensi edifici in aree prestigiose della città: Piccadilly, il West End, Bloomsbury e Hanover Square. Lo scopo, all’epoca, era trovare spazi economicamente accessibili dove artisti, musicisti, registi e scrittori trovassero lo spazio per praticare le loro arti di cui avevano tanto bisogno. La metà delle volte agli occupanti bastava entrare in edifici lasciati aperti e incustoditi. C’era un certo ottimismo, un’ingenuità, riguardo tutta la faccenda -inoltre era un reato da codice civile.
Gli sfratti erano frequenti e rapidi: la norma, per un’occupazione nel centro di Londra, era che ci si poteva aspettare di essere sgomberati entro tre settimane. Ma quei tempi sono finiti da un pezzo. Nel 2012, l’occupazione di un edificio residenziale è diventato un reato penale.
Lo squatting è una pratica antica; era in voga durante la rivolta contadina del 1381, e anche dopo la Seconda guerra mondiale, quando in tanti erano senza casa e la pratica dell’occupazione era di nuovo popolare. Fu però negli anni Sessanta e Ottanta, due decadi attanagliate dalla crisi degli alloggi, che lo squatting assunse l’aspetto rivoluzionario, gioioso, colorato dei giovani che lo praticavano. Potremmo anche considerarlo una valvola di sfogo per quei periodi in cui il mercato degli alloggi non riesce a soddisfare la domanda. Ora però questa valvola non c’è più.
Secondo “Action on Empty Homes”, ong che pubblica i dati più precisi sugli alloggi sfitti nel Regno Unito analizzando dati del governo, nel 2022 erano 250.000 gli alloggi vacanti da tempo. E ci sono ben più di 250.000 persone cui serve un posto dove dormire. Come dice “Action on Empty homes”, il problema delle case vuote incide.
Ma perché si riesca a cambiare la situazione bisogna che il governo faccia qualcosa. Chiediamo alla ong “Generation Rent”, che ha già stilato un programma di come agire: si comincia con un congelamento degli affitti, con la fine della discriminazione nella selezione degli affittuari, con l’abolizione della Section 21, che ha dato ai padroni di casa il diritto di sfrattare gli inquilini senza motivo -i cosiddetti “sfratti no-fault”. La crisi del costo della vita ha reso sempre più difficile ottenere e tenersi un alloggio. Trovare casa è un incubo, così come tenersene una. Strutturalmente, il nostro mercato immobiliare ricorda più un castello di carte.
Dunque, costruirsi un’Arca e trasferircisi in un posto meraviglioso in Scozia sembra un’impresa importante non solo per l’uomo con il martello, ma anche per tutti noi che osiamo avere il sogno di una casa.
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