1.400 uccisi in Israele da Hamas con circa 200 ostaggi; 5.000 uccisi e migliaia di feriti nei bombardamenti di ritorsione israeliana sulla Striscia di Gaza, sottoposta a starvation da Israele. Sono atti che da entrambe le parti contravvengono alla Convenzione di Ginevra del 1949 che tutela i civili in caso di guerra e occupazione. Colpire in massa e indiscriminatamente i civili: che cosa, se non questo, è terrorismo? O da questa fattispecie criminale sono preservate le ritorsioni di Stato? “Terrorismo” è un’accusa da usare ad arbitrio nella propaganda contro un nemico, o è una fattispecie criminale che ha una sua consistenza di fatto e giuridica indipendentemente da quale entità o istituzione la pratica?
Martedì 24 ottobre il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres ha tenuto al Consiglio di Sicurezza un discorso in cui ricordava che tra le vittime civili dei bombardamenti di Gaza ben 35 persone lavoravano per l’Agenzia di soccorso dell’Onu. Del suo discorso riporto qui alcuni punti salienti:
“Ho condannato in modo inequivocabile gli orribili e inauditi atti di terrore compiuti da Hamas il 7 ottobre in Israele. Nulla può giustificare l’uccisione, il ferimento e il rapimento deliberato di civili, o il lancio di razzi contro obiettivi civili. Tutti gli ostaggi devono essere trattati umanamente e rilasciati immediatamente e senza condizioni […]. È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono venuti fuori dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza, la loro economia soffocata, la loro gente sfollata e le loro case demolite. La speranza di una soluzione politica alla loro situazione svanita. Ma le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.
Guterres concludeva chiedendo un cessate il fuoco e proponeva di riprendere la prospettiva politica di “Due popoli, due Stati”.
Il punto cruciale del discorso di Guterres è questo: “Gli attacchi di Hamas non sono venuti fuori dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione.”
Il governo di Israele è subito insorto, avendo interesse a fraintendere una spiegazione dei fatti compiuti da Hamas come fosse una loro giustificazione. Ma spiegare non è giustificare. Forse che spiegare il nazismo vuol dire giustificarlo? Piuttosto, il rinunciare allo sforzo di spiegarlo vuol dire accontentarsi di sublimarlo nella categoria metafisica del “male assoluto”, che come tutti gli assoluti non dice niente del fenomeno storico e di come affrontarlo nelle sue resilienze. A essere onesti, Guterres dice il vero: se da Israele e da Hamas non fosse stata lasciata aperta a suppurare per decenni la ferita palestinese, Hamas e Jihad non l’avrebbero ora a disposizione come argomento, non già per l’autodeterminazione dei palestinesi, ma per la mobilitazione di alleanze geopolitiche volte a scalzare Israele e gli Usa dal Vicino Oriente. Perché è questa l’intenzione di Hamas e dell’Iran, e non una soluzione positiva del conflitto israeliano-palestinese. E ha fatto bene Guterres a spostare, con la sua spiegazione delle condizioni in cui il terrorismo di Hamas ha potuto maturare e colpire, dalla sfera metafisica del “male assoluto” alle responsabilità politiche (di Israele, degli Stati Uniti, dell’Europa, dei palestinesi stessi) che con la loro inerzia hanno offerto a Hamas l’occasione operativa e alla responsabilità di una svolta per una soluzione politica e umana.
A fronte della posizione di Guterres, ben diversa la bozza approvata dall’assemblea generale dell’Onu il 27 ottobre; bozza presentata dalla Giordania a nome dei paesi arabi a favore di una tregua su Gaza e dell’ingresso di aiuti nella Striscia, dove non si condanna per nome l’azione di Hamas e non si parla della questione degli ostaggi. Per questo la bozza è stata rifiutata da Israele e dagli Usa e l’Italia si è quanto meno astenuta:
“Manca la condanna inequivocabile degli attacchi di Hamas a Israele, manca il riconoscimento del diritto di difendersi di ogni Stato sotto attacco, in questo caso Israele, e non menziona la richiesta del rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi del 7 ottobre”, ha detto l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!