Cari amici, il nostro nuovo governo usa la metafora della “luce del sole”: il pallido albeggiare della speranza, che va facendosi più forte -così parrebbe- man mano che questa nuova compagine si insedia al potere. Dopotutto, non sono proprio i raggi del sole che fanno azione di pulizia distruggendo, letteralmente, le molecole di diossina dall’aria? Forse andrà così anche in Inghilterra, e l’incompetenza, l’ingordigia e i fallimenti degli ultimi 14 anni potranno finalmente essere smaltiti. All’improvviso, e lo affermo con una certa cautela, sembra che le cose siano cambiate per strada, nei bar, nei pub e nei parchi; tutto è più luminoso, nonostante le piogge, e dilaga una luce naturale, che illumina il paesaggio sconfinato. Si intravede un po’ di cielo azzurro. Questo nuovo governo ci appare diverso, ci suona diverso, ha persino un odore differente, ma chiaramente non possiamo sottovalutare il compito che come collettività ci attende. L’economia del paese è in condizioni peggiori di quelle in cui ci trovavamo alla fine della Seconda guerra mondiale.
Ovunque si guardi, le condizioni sono critiche. Dal sistema sanitario all’assistenza sociale, dalle risorse idriche all’agricoltura, dalle amministrazioni locali ai servizi per gli alloggi, tutto richiederà una soluzione immediata. Un’altra di queste situazioni complicate è rappresentata dall’istruzione e dalla piaga che è calata su un’intera generazione di bambini lasciati in ombra, trascurati, che sono come scomparsi dalle nostre istituzioni scolastiche. Sempre più bambini che risultato frequentare la scuola arrivano a malapena a soddisfare i livelli minimi di apprendimento, una vera e propria “generazione perduta” in mezzo agli oltre nove milioni di ragazzi del Regno Unito in età scolare. Perché un conto è “essere iscritti a scuola”, un altro è “frequentare sul serio”.
La cosa che colpisce subito di A. è il suo sorriso, che le illumina il volto, e d’altra parte lei sorride sempre: ogni volta che le si rivolge la parola, si volta verso il suo interlocutore e si apre come un fiore. Il suo sorriso, così pensa sua madre, è però un problema, perché dato che sembra sempre allegra, le persone intorno a lei non riescono a capire che si tratta di una maschera per coprire i suoi stati d’ansia. Risulta iscritta a scuola, ma appartiene a quella categoria di studenti finiti in un cono d’ombra. Ultimamente andava a scuola una volta ogni due settimane, solo per frequentare le lezioni di arte, e il resto del tempo lo trascorreva a casa. Quando aveva 14 anni aveva cercato di adattarsi al meglio alla normalità del lockdown, ma alla fine questo aveva avuto un forte impatto su di lei. Con la pandemia e le restrizioni che ne erano derivate, la sua ansia non aveva fatto altro che aumentare. “Non è successo gradualmente”, dice sua madre. All’inizio, andare a scuola non era un problema, ma dopo un anno, e dopo che il carico delle lezioni e dei compiti si era fatto più ingente, tutto è diventato più difficile, e A. non è più riuscita a gestire il peso del programma. Così, ritrovandosi in una classe in cui era incapace di interagire, sempre più sola e abbandonata, nient’altro che l’ennesima ombra su una sedia, ha cominciato a sperimentare pensieri negativi. Man mano che la sua salute mentale peggiorava, altrettanto faceva il suo rendimento. Vedendola soffrire così tanto, era difficile per la madre continuare a mandarla a scuola, e d’altra parte non c’erano forme di sostegno a disposizione -non tanto perché alla scuola “non importasse”, ma perché non c’è proprio la capacità di aiutare ragazzini con bisogni tanto precisi. La madre di A. mi dice che avrebbe voluto una scuola più attiva, che si rivolgesse alla famiglia, che quantomeno ne autorizzasse le tante assenze, perché con una frequenza tanto ridotta i genitori rischiano pure una multa.
Ad A. è stata offerto di frequentare una classe più piccola. “Io però non ci volevo andare, perché con alcuni di quegli studenti non ero a mio agio”, racconta lei stessa. Sua madre avrebbe preferito un educatore che la seguisse personalmente, ma la scuola non poteva fornirglielo, così non le è rimasto che cercare altre cose da farle fare fuori dall’orario scolastico, per far sì che almeno imparasse qualcosa. Ora suona, recita in una compagnia teatrale locale e sogna di diventare artista circense. Perché, si domanda, dovrebbe invece preoccuparsi di dare esami?
Nei grafici, la curva dei ragazzi sospesi da scuola per motivi di condotta è uno di quegli indicatori in salita, tanto da assomigliare agli andamenti della febbre nei pazienti affetti da polmonite. Nello scorso anno, sono stati 787.000 gli studenti rimandati a casa o inviati in strutture specializzate, un aumento del 44% rispetto all’anno precedente. Il nuovo governo laburista ha dichiarato che si assicurerà di fornire a tutte le scuole l’accesso a professionisti della salute mentale e gruppi di sostegno che forniscano colazioni gratuite a tutte le scuole elementari, di modo che nessun bambino debba più essere costretto a imparare a stomaco vuoto. Inoltre, nell’affermare che verranno assunti 6.000 nuovi insegnati, ha specificato che offrirà un intervento tempestivo per sostenere gli studenti con bisogni specifici.
Mentre vi scrivo, manca un giorno all’inizio delle vacanze estive, e il clima è già incantevole. Con la chiusura delle scuole, almeno quei genitori che hanno un figlio che non ce la fa a frequentare subiranno minori pressioni; ma, per tanti bambini, le vacanze scolastiche significano il ritorno a periodi difficili, e talvolta a patire la fame. Ci siamo sempre vantati di essere una società evoluta, capace di permettere e anche comprendere il valore e il diritto di tutti di partecipare a manifestazioni nonviolente; un paese che ha sempre riconosciuto i sacrifici e il coraggio delle suffragette, che in nome del diritto di voto delle donne avevano scelto l’azione diretta.
Ciò non fa che rendere ancora più sconvolgente il decadimento della libertà di parola e di manifestazione. Prendiamo, ad esempio, l’ignoranza autoritaria di un candidato di “Reform Uk”, che aveva chiesto alla polizia di rimuovere un manifesto che non faceva altro che sottolineare la sua provenienza privilegiata, quella di un banchiere che ha frequentato le scuole private ed era residente in una contea centinaia di miglia più lontana dal povero villaggio costiero dove era candidato. La polizia, correttamente, gli aveva risposto che non era stato commesso alcun crimine, ma fa specie riscontrare che un parlamentare ne sappia così poco di cosa significhi la democrazia, e il fatto che costui abbia un ruolo nel nostro panorama politico lascia senza parole. Sono rimasta altrettanto scioccata e sorpresa nell’apprendere che cinque esponenti del movimento “Just stop oil” sono stati condannati a una pena dai quattro ai cinque anni per una conversazione tenuta in una riunione su Zoom che è stata considerata una “cospirazione volta a coinvolgere altri in un’azione di protesta”. Li si è messi a tacere perché avevano proposto una campagna nonviolenta per bloccare l’autostrada M25, che circonda Londra, al fine di attirare l’attenzione sulle conseguenze catastrofiche del global warming. Vengono incarcerati proprio ora, in un momento in cui, a causa del sovraffollamento delle carceri, tanti altri detenuti vengono rilasciati. Sono cose che gelano il sangue nelle vene; è in casi come questi che quel pallido sole di cui vi parlavo viene eclissato.
(traduzione di Stefano Ignone)