Nel numero di giugno 1913 de l’Unità, rivista attiva dal 1911, a opera del suo fondatore e direttore Gaetano Salvemini viene pubblicato un articolo dal titolo, a dir poco intrigante, “La scuola ambulante in Italia con una postilla di Gaetano Salvemini”. Lo scritto è la continuazione di quello apparso nella stessa rivista, nel maggio dello stesso anno: “Le scuole dell’Agro Romano”, ove sono riportati stralci della “Relazione del Comitato delle scuole per i contadini dell’Agro“, a firma del suo direttore Alessandro Marcucci, relativamente agli anni 1909-1913. Evidente l’intento di far conoscere “l’opera di silenziosa bontà -sono parole di Salvemini- che si compie alle porte di Roma, nella grande campagna bella e desolata, grazie alla volontà, alla abnegazione, alla intelligenza di pochi uomini i quali non cercano nel loro penoso lavoro che la gioia del lavoro compiuto”. Gli “uomini” sono Giovanni Cena, poeta nonché educatore; Alessandro Marcucci; Duilio Cambellotti, pittore, Sibilla Aleramo, scrittrice. A essi si deve la nascita del Comitato delle scuole per i contadini dell’Agro romano del quale fecero parte anche i coniugi Angelo Celli e Anna Celli, da tempo attivi nell’applicazione della profilassi meccanica e chimica contro la malaria nell’Agro. Seguiranno altri articoli, sempre a firma di Salvemini, sui problemi della scuola rurale nell’Agro Romano e Pontino, così come delle scuole nel Mezzogiorno d’Italia, trattate all’interno della più ampia Questione Meridionale, cui il Nostro venne sensibilizzato non solo in virtù dell’insegnamento del suo maestro Pasquale Villari, ma anche per essere stata vissuta personalmente dal terribile terremoto di Messina del 1908 che decimò interamente la famiglia di Salvemini.
Quello delle scuole rurali, di primo acchito problema marginale trattandosi di una sottospecie della scuola elementare e/o popolare, occupa una posizione centrale nel pensiero e impegno politico di Salvemini, e per due ordini di considerazioni.
Esso risponde, per un verso, alla sensibilità socialista, impastata di sano concretismo, per il quale Salvemini era debitore di Stefano Jacini. In aperta polemica con la politica scolastica dello stato liberale, il senatore Jacini aveva denunciato il profondo gap che aveva portato alla netta divaricazione tra paese reale e paese legale, tra la scuola elementare promessa dalla legge e quella di fatto riscontrabile, ove esistente, nelle diverse realtà italiane. A questa impostazione di impronta chiaramente politica, si accompagna nel Salvemini un tema di taglio più istituzional-organizzativo. Ci si riferisce al tema della scuola media, per la quale, insieme a Galletti, egli elabora una proposta specifica di riforma. Ma prima di entrare in medias res è utile indagare più in profondità, il senso, l’origine e la portata storica della scuola rurale.
La scuola rurale
L’espressione “scuola rurale” compare per la prima volta nel D.L. 13 novembre 1859, n. 3725, più noto come Legge Casati, estesa, nel 1961, a tutta l’Italia (Regio Decreto n. 347 del 28 novembre del 1961). Il Capo III intitolato: “Stipendi, sussidi pensioni”, all’art. 338, specifica che: “Per determinare gli stipendi e le pensioni da assegnarsi ai maestri e alle maestre, le scuole elementari sono divise in urbane e rurali. Le urbane sono divise in tre classi, secondo l’agiatezza e la popolazione delle città in cui sono stabilite; le rurali sono parimente divise in tre classi, sempre secondo l’agiatezza del Comune e la popolazione dei luoghi per i quali sono stabilite”.
Sono urbane di prima classe le scuole istituite in località con una popolazione superiore ai 40.000 abitanti; urbane di seconda classe con popolazione superiore ai 15.000 abitanti; urbane di terza classe le scuole ubicate in località con popolazione superiore ai 4.000 abitanti. Di contro, le scuole rurali di prima classe si rapportano a una popolazione che eccede i 3.000 abitanti; quelle di seconda classe a una popolazione oltre i 2.000 abitanti, quelle di terza classe con una popolazione di oltre 500 abitanti. Relativamente alla tipologia (urbana o rurale) e alla classificazione della scuola, varia lo stip ...[continua]
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