Cari amici,
ricordo l’eccitazione generata dalla comparsa, sui nostri vecchi apparecchi televisivi degli anni Settanta, di una coppia di alieni dalle teste di metallo (gli “Smash Martians”) che celebravano in maniera comica le meraviglie delle patate in polvere. Questo preparato arrivò nelle nostre cucine nel 1960 grazie a Cadburys, che conoscevamo come la ditta che allietava la nostra vita con il cioccolato. È stato solo nel 1974 che la pratica di aggiungere acqua calda alla fecola di patate in polvere ha preso piede; per questo possiamo prendercela con quella popolarissima campagna pubblicitaria che dalle nostre tv elevava la fecola di patate in polvere al rango di delizia da concedersi ogni volta che si voleva. In realtà non era così; per sfamare la nostra famiglia numerosa, mia madre, anche lei attratta da questa tendenza, necessitava di parecchie confezioni per preparare un singolo pasto. Quel fenomeno portò a relegare le patate vere in fondo agli scaffale delle verdure.
Quello del nutrirsi usando i prodotti confezionati è un fenomeno che è poi cresciuto nel corso degli anni, fino ad arrivare alla situazione attuale in cui alcune persone hanno perso del tutto la capacità di mangiare alimenti che non siano ultra-lavorati e non richiedano alcuno sforzo per essere preparati. In alcuni settori della società saper cucinare una vera patata sta diventando un’abilità rara.
Secondo l’importante rapporto “National Food Strategy” [Strategia alimentare nazionale] curato dallo chef e scrittore Henry Dimbleby e pubblicato nel luglio 2021, l’80% dei cibi processati che vengono venduti nel Regno Unito non è salutare. Si tratta di un mercato enorme composto da alimenti economici, il che rappresenta un problema grave per le fasce più povere della popolazione che non possono permettersi di acquistare cibo sano e sono sempre più in sovrappeso, con tutte le conseguenze che ne derivano per la salute.
A causa dell’aumento dei prezzi, l’enorme divario tra ricchi e poveri è sempre più tragico e sembra destinato ad ampliarsi. Anche se abbiamo attraversato una rivoluzione alimentare e ormai anche noi sappiamo ciò che voi italiani conoscete bene, e cioè gli influssi benefici della dieta mediterranea, questa consapevolezza è continuamente minata da una cultura alimentare che privilegia il cibo istantaneo e altamente processato. A ciò si aggiunge il costo più elevato dei generi alimentari sani, o talvolta addirittura la difficoltà ad avere accesso a frutta e verdure fresche, per non parlare della stessa conoscenza delle tecniche per cucinarle. Ciò di cui ci nutriamo, ciò che ci viene venduto, determina il modo in cui viviamo e la nostra aspettativa di vita, per cui è oltremodo vergognoso che il precedente governo conservatore abbia scelto di ignorare le sagge raccomandazioni di quel rapporto del 2021, raccomandazioni che erano volte a migliorare la nostra alimentazione e quindi la nostra salute, la nostra produttività e le nostre prospettive di vita.
Perché scrivo di cibo? Perché è uno degli elementi alla base della nostra salute sempre più in via di deterioramento, quel fattore che potrebbe invertire il sempre crescente tasso di mortalità e del numero di persone obese che non sono più in grado di lavorare. Quelle stesse persone che sono ora oggetto dell’azione del nuovo governo.
Il cibo è sempre stato un fatto politico (in particolare quando era carente); ora, però, il fattore politicamente importante è diventato la dimensione del girovita delle persone. Wes Streeting, segretario alla Sanità del partito laburista, sostiene che alle persone obese disoccupate dovrebbero essere somministrati farmaci per la riduzione del peso in modo da aiutarle a rientrare nel mondo del lavoro; una misura disperata per arginare il numero di cittadini in età lavorativa costretti ad abbandonare il mercato del lavoro a causa di condizioni di salute croniche, un valore che cresce sempre più da quando la pandemia ha colpito il Paese.
Naturalmente, le banche alimentari e le mense pubbliche sono sempre state a disposizione dei cittadini, anche se niente di ciò che abbiamo avuto in passato è paragonabile alla portata odierna del fenomeno. Il Trussell Trust, che non è certo l’unica rete di banche alimentari del Paese, ma è la più grande, nel solo ultimo anno ha distribuito 3,1 milioni di pacchi alimentari, di cui 1,4 milioni a bambini. Fame e obesità vanno di pari passo e colpiscono le fasce più povere della società, riportandoci a condizioni ...[continua]

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