Oggi c’è stato l’incontro conclusivo, con un confronto serrato tra i due gruppi rispetto ai tre eventi indagati, la Dichiarazione di Balfour, il ’48 e l’Intifada. Voi avete seguito gli insegnanti nelle varie fasi della realizzazione del progetto. Qual è il bilancio?
Eyal. Io sono assolutamente soddisfatto, direi addirittura sorpreso di come gli insegnanti hanno affrontato questo impegno con grande serietà. Credo che l’elemento più positivo sia stato scoprire che i partecipanti non hanno avuto paura di discutere anche le questioni più delicate. Perché è molto più facile attivare strategie di evitamento, per non affrontare i temi più dolorosi; dire: “Tralasciamo questi argomenti…”, quando invece le questioni rimangano là, aperte, perché se non ne discuti, semplicemente le allontani dalla tua vista, ma queste torneranno per qualche altra via. Se al contrario abbiamo il coraggio di confrontarci, come è avvenuto in particolare oggi, allora davvero si cominciano ad affrontare i problemi. Del resto questi episodi della nostra storia sono stati scelti, non per far prevalere l’una o l’altra versione, ma piuttosto per avviare un dialogo; ecco, questo io lo trovo un tentativo estremamente interessante, e spero anche promettente per i futuri sviluppi.
Adnan. Premetto che io non ho mai partecipato a esperienze del genere. Credo che ci troviamo nel mezzo di un processo straordinario. Oggi durante il confronto tra le due versioni approntate, non ci sono state critiche; piuttosto ho percepito un sincero coinvolgimento nella narrazione dell’altro, con casomai alcuni commenti e sollecitazioni molto garbati. In sostanza è emerso uno spirito volto all’oggettività e alla comprensione reciproca. Ci si è ascoltati con attenzione e generosità, anche rispetto ai reciproci suggerimenti, che appunto non erano critiche, solo perplessità: “Forse si potrebbe aggiungere questo, abbreviare quel resoconto, chiarire quel punto…”.
Davvero è stata un’esperienza straordinaria per me; per la prima volta ho proprio realizzato la potenzialità di questa idea di coinvolgere storici e insegnanti che, seduti attorno a un tavolo, discutano e parlino di questi temi.
Io ho partecipato a molte conferenze, e regolarmente la premessa era: “Non parliamo del passato”. Si teme sempre che parlando del passato si entri in una discussione senza fine. Ma oggi è stato completamente diverso: si è visto come invece sia possibile narrare la propria storia cercando, al contempo, di capire la versione dell’altro, anche se non la si condivide. Voglio dire, va bene così. Io ho ascoltato la narrazione degli israeliani e loro hanno ascoltato la nostra. Credo sia stato un passaggio importantissimo.
Eyal. Ora infatti stiamo valutando la possibilità di un’eventuale “esportazione” di questo modello, di questa esperienza, ad altri settori della società palestinese e israeliana. Io ho fiducia assoluta nel team di insegnanti che ho scelto, perché li conosco personalmente, e sono certo che una volta che rientreranno nelle loro classi con gli studenti si impegneranno a portare avanti questa esperienza, con lo stesso spirito. So anche che lo stesso discorso vale per Adnan.
Certo è una goccia, ma è comunque un contributo importante, necessario. L’unica via per aprire un vero dialogo è creare delle relazioni. Dopodiché affrontare questi problemi resta difficile, non lo sto negando; è difficile cercare di spiegare la propria prospettiva e poi cercare di comprendere anche quella degli altri...
Adnan. Però davvero è l’unico modo. Il dialogo è il primo passo, poi la strada è lunga, bisognerà incontrarsi ancora; in due settimane conto di riunire il gruppo di insegnanti palestinesi per fare il punto su quanto abbiamo fatto e per andare avanti, perché questo booklet richiede ancora molto lavoro e fatica. E poi tutto questo materiale verrà presentato gli studenti, e lì affronteremo la vera sfida.
Come è stato per voi ascoltare l’altro gruppo commentare la vostra narrazione? C’è qualcosa che vi ha particolarmente colpito?
Eyal. Sul piano intellettuale devo dire che ero preparato alla maggior parte delle questioni poste. E tuttavia affrontarle direttamente è stato davvero emozionante. Sul piano dei conten ...[continua]
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