Padre Antonio Santini è frate servita e vive attualmente a Trieste.

Lei ha vissuto diversi anni al fianco di Padre Camillo...
Ho vissuto con Padre Camillo dal 1980 al 1985, e poi ho sempre mantenuto un rapporto di grande amicizia con lui segnato anche da visite frequenti alla sua comunità di Tirano, e in particolare negli ultimi anni, quando di fatto è rimasto da solo in quella comunità con la presenza di una signora come badante. Diciamo che lo andavo a trovare circa una volta al mese e lo sentivo al telefono quasi quotidianamente. Sì quindi...
E come lo ricorderebbe?
Beh, innanzitutto come un grande amico fraterno. Tra l’altro, se posso dire, lui è stato uno che per tutta la vita ha fatto il tessitore di amicizie. Aveva la grande capacità non solo di coltivare amicizie, ma di metterle in circolo, creando una vera rete. Quindi lo ricordo innanzitutto come un grande amico.
Poi vorrei segnalare la sua grande capacità, che definirei maieutica, proprio in senso socratico, di sollecitare gli amici a riflettere sugli eventi della storia contemporanea mettendoli sempre in relazione con la fede. Aveva, cioè, una straor­dinaria capacità di coniugare fede e storia contemporanea. Queste sono le due cose che mi hanno colpito di più.
Un terzo elemento è la sua capacità di stupirsi. Io l’ho sentito più volte, ascoltando la parola di Dio nella celebrazione eucaristica, sobbalzare dicendo: "Che bello!”, come se l’avesse sentita per la prima volta. Quella parola risuonava in lui in quel momento in maniera particolare... Questo stupore poi lo manifestava in tante piccole cose. Nella gioia, ad esempio, di percorrere le stradine della Valtellina, per cui tante sere tornando da Sondrio, anziché percorrere la strada maestra lui ti faceva girare per strade e stradine, proprio per ritrovare luoghi da sempre amati o luoghi della sua infanzia. E sempre con una punta di stupore parlava della sua Poschiavo, della sua Valtellina, della sua Carona, da dove venivano i suoi genitori. Ecco io ricorderei queste tre cose, l’amicizia, la forza di sollecitazione critica e la capacità di stupirsi...
Pensando a Camillo a Tirano ho sempre pensato a un esilio. Non so se la parola è corretta. Dell’esilio di padre Turoldo, costretto in giro per il mondo, ce ne aveva parlato...
Sì sì, certo, è così. Padre Turoldo fu esiliato per motivi religiosi...
E padre Camillo in esilio a casa sua...
Diciamo che Camillo ha trascorso due terzi della sua vita lontano da Milano, che è stato il luogo dove lui ha vissuto la sua prima esperienza come frate, come sacerdote, insieme all’amico e compagno Padre Davide Turoldo, e però a Milano praticamente è rimasto se non vado errando dal ‘41 al ‘54. Nel ‘54 tutti e due furono allontanati da Milano, potremmo dire tra virgolette cacciati, ma diciamo allontanati. Davide in esilio e Camillo a Trieste, dove io ora mi trovo. Lui ha passato un anno a Trieste dal ‘54 al ‘55, e ha conservato sempre un grande amore per questa città. E quando gli dicevo: "Ti telefono dalla tua Trieste”, diceva: "Ecco, bravo, la mia Trieste”. Ma lei parlava dell’esilio...
Mi ha colpito questa cosa che lei ha detto dell’amicizia perché l’immagine che mi ero fatta, pensando al suo "esilio”, era un po’ triste, un’immagine di solitudine, di relegazione...
Ecco, no. Guardi che anche negli ultimi anni, e direi ancor più negli ultimi anni, la sua era diventata una presenza di grande saggezza, di grande sapienza, a cui facevano riferimento tantissime persone, che lo andavano a trovare regolarmente o telefonavano per salutarlo, per fargli sentire la loro presenza, la loro amicizia, ma anche e soprattutto per chiedere consigli, a livello culturale o politico, o a livello umano, per le tragedie, le sofferenze che frequentemente capitano nella vita delle persone... Ecco, da questo punto di vista è stato veramente un campione dell’amicizia...
Ma vorrei riprendere però un attimo il discorso dell’esilio perché ci pensavo proprio in questi giorni. Lui aveva vissuto la straordinaria esperienza a Milano con Padre Davide nel tempo della guerra, nel tempo della resistenza, facendo delle cose straordinarie. Mi limito semplicemente a ricordare la Corsia dei Servi, questo centro culturale di promozione culturale religiosa e politica che ha visto il convergere e l’incontro di tantissime persone molto significative e molto importanti poi nella cultura e nella vita politica italiana. A un certo punto, nel ‘54, questa straordinaria e ...[continua]

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