Prima di tutto, vorrei chiederti qualche ricordo legato al lavoro di tuo padre, ai luoghi di ritrovamento o a giornate in cui tuo padre ha voluto renderti partecipe della sua passione.
Conservo tre ricordi di mio padre legati al suo lavoro. Giovanissimo, forse 13 anni, a Palenque, vestito come lui, al palazzo, in piedi di fronte a un bassorilievo, cerco di copiare l’immagine di un grande signore. Mio padre corregge, pazienta e mi dà spiegazioni su quello che lui identifica come un personaggio seduto sulle spalle di altri due: "Questi due sono degli schiavi, vengono da un’altra regione, hanno baffi e questo non si trova tra i popoli di Palenque. Si tratta di un halach uinic (uomo vero), perché i palencani avevano un sistema di organizzazione sociale di tipo feudale, e sicuramente la fine del loro tempo è accaduta per insurrezione del popolo, una sorta di rivoluzione, e altri popoli vicini hanno approfittato per invadere la città indebolita dai conflitti interni...”.
Ecco, lui cercava sempre di trovare una spiegazione storico-dialettica sulle evoluzioni del popolo Maya. Era la sua passione, perché è sempre stato un uomo che cercava la liberazione, l’indipendenza. Figlio di rivoluzionari cubani, era anche lui un rivoluzionario del suo tempo.
Era però molto sistematico nei confronti del lavoro archeologico, la sua ideologia cercava sempre di aggiustare le sue scoperte alla luce della ragione.
Anche se i suoi maestri, nordamericani, inglesi (Morley, Thompson) vengono dalla scuola strutturalista, lui è sempre stato fedele al marxismo, alla lotta di classe, al modello asiatico-americano...
Altra immagine. Settimane dopo la riapertura della tomba di Pakal (che lui non ha mai accettato essere il nome del personaggio, l’ha sempre chiamato "Signor Ahau 8”, da una delle date che secondo lui era quella di nascita), siamo mia madre, mio fratello Jorge e io, accanto a lui, intorno a una massa di sapone solido, a cercare di mettere insieme la maschera di giada che copriva il viso di Pakal-Ahau 8. Un vero puzzle. Siamo tutti come dei ragazzi, e mio padre conduce e fissa le regole del gioco, ognuno mette un pezzettino, poi un altro e, pian piano, pensiamo di ricostruire il vero viso del signore. Scherziamo e lui approfitta del momento per parlare della sua ipotesi riguardo all’età del personaggio: "Al tempo, i Maya non avevano aspettative di vita aldilà della quarantina o cinquantina d’anni. Le condizioni di vita, la maturità che arrivava molto presto, le malattie... Non credo che Ahau 8 avesse più di 52 anni, e l’informazione del mio collega Arturo Romano lo conferma...”.
Alla fine, quello è diventato "il vero volto” di Pakal, fino all’anno scorso, quando hanno rifatto la maschera con dei computer, utilizzando tutta la tecnologia di punta per Dna, identikit criminologici, antropologici, fisici... La scuola nordamericana di Merle Green, arriva a conclusioni molto diverse, che mio padre non ha mai condiviso. Lei afferma che la sua vera identità è quella di Pakal, e per lei non c’è dubbio che lui è Pakal Il Grande, e che è morto a 80 anni.
Il terzo: ho diciotto o diciannove anni, siamo a città del Messico e mio padre è stato confermato come direttore della ricostruzione della piazza di Tlaltelolco. Io sono diventato un contestatore e non concordo con la forma che questo lavoro deve prendere. Il governo vuole inaugurare la piazza per ragioni politiche e hanno dato a mio padre pochissimo tempo per farlo. Lui ne parla come di "archeologia al vapore”. Comunque, anche se non è felice di farlo, deve obbedire ai capi del suo Istituto d’Antropologia e Storia, e mettere da parte le sue ragioni e idee. Abbiamo un’intensa discussione e alla fine lui deve accettare che ci sono momenti nei quali l’ideologia personale si deve sottomettere all’istituzione, al dovere, al bisogno.
C’è una cosa molto bella legata alla tua personalità, che si è messa a nudo "riscoprendo le origini”: la continuità del movimento di una cultura antica che il presente ha relegato nella fissità. Un altro modo di ridare dignità e continuità all’opera di tuo padre.
Sì, Fabio Manzini, un giorno ha detto che il Dr. Ruz Lhuillier era l’archeologo del passato, Subcoyote Alberto, l’archeologo del fu ...[continua]
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