Oscar Bandini, giornalista, vive a Santa Sofia.

Anche a Santa Sofia in qualche modo il ricordo di Torquato Nanni era stato rimosso? E quand’è che le cose sono cambiate?
Beh, va detto che i santasofiesi di una certa età conoscevano bene Torquato Nanni e ne parlavano tutti bene, perché aveva fatto il sindaco nel 1911, primo sindaco socialista della Romagna toscana, era stato consigliere provinciale nel ’19, eletto nel mandamento di Rocca San Casciano, perché eravamo sotto Firenze e, essendo benestante, attraverso i suoi poderi e soprattutto attraverso lo stabilimento tipografico dei comuni, era stato un punto di riferimento per chi voleva lavorare. Si può dire che Torquato Nanni era uno di quei tanti socialisti alto borghesi che stavano dalla parte della gente del popolo, e infatti i suoi amici erano artigiani, contadini e faceva una vita del tutto normale. Questa memoria era rimasta in paese, ma quella del suo impegno dopo no.
Qualcosa cambia quando leggiamo il primo volume del Mussolini di Renzo De Felice,  "Mussolini il rivoluzionario”, quindi nei primi anni Settanta, e lì, nelle note e nel testo vediamo spesso citato questo Torquato Nanni, di cui non sapevamo quasi nulla. Noi eravamo tre giovani santasofiesi, io che mi ero appena laureato e le amiche Giuseppina e Ughetta Cavallucci, che per parte di madre, Nora Nanni, fra l’altro staffetta partigiana, erano parenti stretti di Torquato. È partita di lì questa curiosità. Così abbiamo scritto a Renzo De Felice, dicendogli che eravamo di Santa Sofia e che eravamo interessati ad andarlo a trovare. Lui ha risposto immediatamente: "Sì, venite pure”. Sarà stato il ’75-76. Ricordo questo mastino napoletano di nome Attila, De Felice che fumava il suo eterno sigaro e ci ha dato le indicazioni per andare negli archivi di Roma e la sua lettera di presentazione. Quindi abbiamo scritto questo saggio che lui molto gentilmente, dopo averci fatto alcune correzioni, soprattutto linguistiche, ha pubblicato nella sua rivista, "Storia contemporanea”, un saggio di 50 pagine, quindi neanche corto, e, a livello provinciale, fu subito polemica.
Sul settimanale del Pci "Il forlivese” comparve un articolo intitolato "Torquato Nanni e il suo fascismo”, in cui, dopo un attestato di stima "benevolente”, si sosteneva appunto che Nanni "era fascista” e "non lavorò esattamente per il socialismo”, ecc. ecc., "fino a quando fu ucciso dai partigiani nel tentativo di... ”. Era il 14 ottobre ’78.
Allora parlaci un po’ di Torquato Nanni e del suo impegno politico…
Lui è del 1888 quindi era di cinque anni più giovane di Mussolini. Come abbiamo detto, divenne sindaco di Santa Sofia nel 1911 e fu il primo sindaco socialista della Romagna toscana. Con lui ci fu il risveglio del paese a livello di strade, di sanità pubblica, il ricovero di mendicità, le scuole, la scuola d’arte e mestieri. Dal 1908 pubblicavano un periodico, "La Scopa”, che nasce come giornale violentemente anticlericale della Romagna appenninica, perché mentre i socialisti avevano conquistato le zone urbane, le campagne, allora abitatissime, erano in mano ai preti, ma preti per nulla lungimiranti. Poi si trasforma ne "La fonte”, dove i toni sono meno esasperati e lì ci scrive Murri e tutto il cattolicesimo espulso dal Vaticano. Ne "La fonte” si punta più all’educazione e all’informazione: condizione perché il lavoratore conoscendo i propri diritti e doveri non si doveva far raggirare. Erano giornali locali ma sempre in un quadro nazionale. Ci scrivevano Maria Rygier, Osvaldo Gnocchi-Viani, Prezzolini stesso.
Quando Torquato Nanni andò a fare un giro di conferenze tra gli immigrati italiani in Svizzera, nel 1909-10, alla guida del giornale ci fu per sette-otto numeri Pietro Nenni, che allora era repubblicano e lavorava all’ufficio del catasto a Santa Sofia. Nenni ha sempre avuto problemi di lavoro, era sempre alla ricerca di un impiego, e Nanni si fidava di lui anche perché pur essendo socialista il suo obbiettivo era quello di un fascio di forze repubblicane, formato da radicali, repubblicani, socialisti, anarchici. Infine nel ’13 la rivista si chiamerà "La Fiaccola”, ma la linea resterà quella di mobilitazione da una parte, dall’altra informativa-educativa.
Nanni si muoveva nel milieu politico culturale di Firenze, oltre che di quello forlivese, scriveva per "La Lotta di classe” diretta da Mussolini, per il "Giornale del mattino”, e poi andò a scrivere, quando era ancora s ...[continua]

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