Gianluca Argentin, sociologo dell’educazione presso l’università Cattolica di Milano, si occupa di politiche rivolte agli insegnanti e di valutazione di interventi in campo educativo. Ha da poco pubblicato Gli insegnanti nella scuola italiana. Ricerche e prospettive di intervento. Prefazione di Alessandro Cavalli, Il Mulino 2018.

Vorremmo parlare con te del mestiere dell’insegnante e in generale dello stato di salute della scuola.
La scuola è largamente fatta dagli insegnanti, pertanto la salute di questa istituzione dipende in larga misura dalla salute e dal benessere degli insegnanti. Devo innanzitutto sottolineare che c’è una evidente dissonanza tra l’enfasi giornalistica su alcuni episodi di cronaca, e quella che invece è la normalità di un’istituzione fatta di ottocentomila insegnanti (almeno), che quotidianamente entrano in classe e svolgono regolarmente il loro lavoro. C’è una distanza inaccettabile tra la normalità di una macchina burocratica gigantesca in azione quotidianamente con ritmi piuttosto serrati, mobilitando milioni di studenti e famiglie, e l’enfasi spropositata riservata a rari episodi eclatanti. Questi possono essere campanelli d’allarme, certo, ma vengono sovrainterpretati e amplificati a dismisura finendo per offrire rappresentazioni mediatiche sfalsate del mondo scolastico.
Un secondo aspetto che varrebbe la pena mettere in luce è che, in base ai dati raccolti su larga scala -non aneddotica giornalistica- quella dell’insegnante si caratterizza come un’occupazione con un elevato livello di soddisfazione. Molti insegnanti si ritengono soddisfatti del lavoro che hanno scelto di fare, più di loro coetanei in altre occupazioni simili per autonomia e grado di qualificazione. Gli elementi su cui si concentra l’insoddisfazione degli insegnanti sono quelli che possiamo interpretare come esterni al contesto scolastico, in primis la retribuzione.
Un terzo elemento, davvero problematico, è che la scuola è sempre più investita di ruoli educativi ampi e di raccordo con altre agenzie sociali. Ora, non è un male che i ragazzi sviluppino a scuola alcune competenze trasversali necessarie per stare al mondo oggi; anzi, si tratta chiaramente di una necessità che non possiamo eludere come sistema scolastico, per evitare che anche in questi domini si riproducano disuguaglianze sociali. Oggi a scuola si impara però anche a scrivere un cv, a sostenere un colloquio di lavoro, a gestire i propri risparmi e così via, tutti ambiti, peraltro, che stanno fuori dal perimetro di esperienza di insegnamento di molti insegnanti. L’esempio dell’alternanza è particolarmente pregnante in tal senso. Chiedere agli insegnanti di creare un progetto educativo intorno all’accesso al lavoro, senza affiancarli con figure di supporto specializzate, significa scaricare su di loro una triplice incombenza: trovare tempo nel calendario scolastico per svolgere questa attività; costruire proprie competenze e reti in un ambito estraneo al loro dominio usuale; farsi parte attiva nello sviluppo di competenze extra-scolastiche tra gli studenti. L’insegnante che segue l’alternanza scuola-lavoro si trova improvvisamente a dover contattare aziende, a documentarsi sulla normativa, a immaginare obiettivi e percorsi formativi, ecc. Il tutto, tra l’altro, senza incentivi di alcun tipo.
Richieste come queste sono un importante motore di cambiamento nelle routine di un mondo piuttosto autoreferenziale, ma possono diventare anche una fonte di malessere. Anche l’insegnante volenteroso, anche quello non rigidamente ripiegato sulla trasmissione tradizionale della propria disciplina, si ritrova in balia di qualcosa che mal governa, in cui deve spesso improvvisare e che lo costringe a uno sforzo di lavoro aggiuntivo senza nessun riconoscimento formale. Condizioni di questo tipo sono obiettivamente una fonte di disagio.
Se vuoi, è anche curioso osservare che, alla fine, la scuola, a dispetto di tutte le sue presunte debolezze e fatiche, del suo presunto "malfunzionare” e del molto vociare sulla sua crisi e fine, resta una delle istituzioni fondamentali della collettività, non solo in termini di contenuti, di valori, ma anche proprio come fulcro cruciale intorno a cui ruota quotidianamente un pezzo importante della società. Il suo essere così massiva, così granitica, rende la scuola un punto di riferimento particolarmente importante in una fase storica in cui tanti altri riferimenti intorno vanno sfarinandosi.
In fondo, l’ide ...[continua]

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