Marco Vigevani è uno dei più importanti agenti letterari italiani. Da due anni è il presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah di Milano, sorto lungo il binario 21 della Stazione Centrale; lo stesso dal quale, fra il dicembre 1943 e il gennaio 1945, partirono i vagoni piombati destinati ai campi di sterminio nazisti.

Visitando il Memoriale mi sono reso conto per la prima volta che la stazione di Milano è l’unica stazione sopraelevata d’Italia. Il memoriale è praticamente un magazzino al piano terra.
È più di questo. Il territorio milanese sale andando verso nord. Quando negli anni Venti cominciarono a costruire la stazione, finita nel 1931, si resero conto che i binari avrebbero dovuto essere in salita; così hanno fatto la stazione su due livelli. Sotto la stazione di Milano c’è effettivamente una seconda stazione speculare, un po’ come in Harry Potter. Quello che hai visto è un taglio di questa stazione “nascosta”, nella quale ci sono altrettanti binari rispetto a quella di superficie. La stazione inferiore, con tutti i suoi carrelli traslatori e gli ascensori, era pensata per le merci, affinché non ingombrassero il traffico dei passeggeri al piano superiore.
E in effetti, alla fine del binario 21, in corrispondenza col carrello elevatore, uno squarcio di luce illumina ancora la scritta “Vietato trasporto persone”. Così, tutto era congegnato in modo che nessuno si potesse accorgere di quello che stava avvenendo?
Questo non lo sappiamo veramente. I rastrellamenti avvenivano all’alba, è vero. Ma bisogna pensare che nella stazione lavorava tutta una serie di ferrovieri e impiegati, che dovevano per forza non solo essere al corrente di quanto avveniva, ma anche partecipare attivamente al carico. Non è pensabile che tutto fosse svolto soltanto dai militi fascisti e dalle Ss. Una movimentazione di queste dimensioni implica una grande cooperazione e organizzazione. Inoltre è immaginabile che anche i deportati, caricati nei vagoni piombati, probabilmente parlavano, urlavano, si facevano sentire. I nazi-fascisti hanno fatto di tutto perché questi carichi restassero segreti; ma che proprio nessuno se ne fosse accorto, ecco, questo mi pare improbabile.
Da qui l’importanza della grande scritta “Indifferenza” che accoglie il visitatore.
Esatto. L’organizzazione spaziale di questo Memoriale è importantissima, come dicono gli architetti Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis, che hanno curato questo bellissimo progetto. Il primo contenuto del Memoriale è ovviamente lo spazio di per sé. In questi anni, il nostro scopo principale è stato l’informazione e l’istruzione degli studenti: dall’apertura a oggi ne abbiamo ospitati già più di 150 mila.
Poi abbiamo pensato di espandere le attività a un pubblico più ampio rispetto a quello studentesco, ovvero a un pubblico cittadino, e abbiamo aperto alla città i nostri spazi facendo accordi con Milanesiana, Book City, Piano City, ovvero con le organizzazioni culturali della città, e anche con il quartiere. Questo è un quartiere interessante, che sta cambiando in fretta. L’idea era quella di realizzare iniziative culturali che rispettassero questo luogo di memoria, di storia e di educazione, ma allo stesso tempo di allargarne la fruizione ad altri tipi di pubblico.
Da quanto tempo curi gli eventi del Memoriale?
Questo è il secondo anno.
Sei arrivato a lavori ultimati.
Sì, se si possono definire così. Quando sono arrivato i lavori erano allo stadio in cui sono adesso. Siamo però riusciti finalmente a sbloccare dei fondi ministeriali, e già da quest’anno dovrebbero iniziare i lavori per ultimare la biblioteca, il bookshop e gli uffici.
Immagino che questa sia anche la ragione per cui a oggi è necessario fare un biglietto per accedere a questo luogo di memoria collettiva. Cosa succederà nei prossimi anni? Sarà possibile entrare gratuitamente?
Questo dipende da molti fattori. Finora i finanziamenti che ci sono arrivati, pubblici e privati, ci sono serviti per ultimare i lavori di recupero, per la sicurezza, per la guardianìa e per il riscaldamento. Questo luogo ha costi fissi piuttosto alti. Abbiamo poi avuto un finanziamento di tre milioni di euro dal Mibact che adesso è sbloccato, e servirà per ultimare le strutture. Bisognerà poi vedere quanti soldi rimarranno per il resto: per quanto bassi, dobbiamo coprire dei costi per le nostre iniziative, siano esse concerti, relazioni o spettacoli. Senza questo piccolo biglietto d’ingresso sarebbe impossibile ...[continua]

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