Queste prime settimane hanno causato un notevole scompiglio a livello nazionale e internazionale. Ti aspettavi un tale sconvolgimento?
Trump era stato molto chiaro durante la campagna elettorale. E in effetti, alcune delle cose che sta facendo ora, aveva cercato di farle già durante il suo primo mandato, ma non ci era riuscito per varie ragioni. Comunque nei mesi passati aveva chiarito molto bene le sue idee sui dazi, sull’immigrazione, sul rapporto con l’Europa, con la Nato e soprattutto con l’Ucraina.
Durante la campagna elettorale non aveva parlato di annettere il Canada o la Groenlandia, ma per il resto, il suo marchio di fabbrica, come sapete, è quello di scuotere le cose, di essere un perturbatore.
Aveva promesso che lo avrebbe fatto e un numero sufficiente di americani l’ha sostenuto a causa dell’aumento dei prezzi, imputato all’amministrazione di Joe Biden, in realtà dovuto all’inflazione.
È una figura insolita nella storia della politica americana: ha preso in mano il suo partito politico e ne ha mantenuto il controllo, di fatto, anche dopo aver perso le elezioni nel 2020. Nella politica americana rimanere il soggetto chiave del proprio partito, anche dopo aver perso le elezioni presidenziali, è una cosa anomala.
Cosa possiamo dire del Partito democratico? Qual è il suo stato di salute; sono in corso dibattiti all’interno del partito?
Come sapete, i Democratici sono diventati sempre più il partito degli americani con un’istruzione universitaria, di entrambi i sessi e di tutte le razze. Questa parte rappresenta però solo il 35% della popolazione votante. Abbiamo assistito a un’inversione di tendenza rispetto alla loro tradizionale base di sostegno, che fino agli anni Trenta era costituita dalla classe operaia, in particolare dai bianchi, e poi gradualmente anche dagli afroamericani e dagli ispanici.
Questa volta i Democratici hanno perso le elezioni, anche se devo sottolineare che gli Stati Uniti sono ancora un Paese diviso a metà in termini di potere di ciascun partito. Voglio dire, non c’è un partito di maggioranza. In questo momento i Repubblicani controllano la maggioranza, controllano il Congresso, controllano, ovviamente, la Casa Bianca e, di fatto, controllano la Corte Suprema.
Ma dal 2008 tutte le elezioni presidenziali sono state in realtà molto combattute.
I Democratici, al loro interno, sono divisi tra i progressisti o l’ala sinistra del partito e le figure più moderate. L’ala sinistra del partito sostiene, come me, un programma populista più aggressivo dal punto di vista economico. So che in Europa populista è un termine peggiorativo, ma avendolo inventato noi nel 1890, gli diamo un’altra accezione: qui si parla di populisti economici, populisti culturali, populisti di destra, populisti di sinistra.
Ecco, i populisti di sinistra del Partito Democratico vogliono colpire le grandi aziende, i miliardari come, ovviamente, Elon Musk e Donald Trump, e vogliono che ci sia un rinnovato sforzo per organizzare i lavoratori in sindacati o in qualche altro tipo di istituzione.
I Democratici più moderati non sono necessariamente contrari a tutto questo, ma vogliono evitare di essere visti come il partito della “sinistra bramina”, come l’ha definita Piketty.
Non vogliono essere identificati con questioni culturali come i diritti dei trans, il controllo delle armi e il cosiddetto Dei: Diversity, equity and inclusion.
Anche le circoscrizioni di questi due gruppi sono molto importanti. I Democratici moderati tendono a provenire da Stati che sono tradizionalmente repubblicani o in bilico, mentre l’ala sinistra del partito, la maggior parte dei suoi membri, operano in distretti democratici consolidati.
Per esempio, le due star della sinistra che hanno girato il Paese ottenendo grandi consensi, Alexandria Ocasio-Cortez di New York e Bernie Sanders del Vermont, provengono entrambi da aree democratiche molto sicure. Il Vermont è uno Stato fortemente democratico e anche New York è una città fortemente democratica, anche se Donald Trump ha ottenuto più voti lì alle ultime elezioni che nel 2020 o nel 2016. Tuttavia, il distretto di Ocasio-Cortez non ha votato per i Repubblicani da molti, molti decenni.
Quindi c’è una sinistra che vuole combattere Trump praticamente su ...[continua]
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