Come nasce il progetto "Provaci ancora Sam"?
Adelina Lalli. Il progetto è iniziato 4 anni fa in seguito a una ricerca sulla dispersione scolastica e da un’esperienza nata spontaneamente sul territorio. Gruppi di educatori volontari avevano infatti messo su una scuoletta per il recupero scolastico, per cui andavano a cercare tutti quei ragazzi che avevano abbandonato la scuola media, li preparavano e i ragazzi -privatamente- si presentavano poi all’esame di terza media. La scuola entrò a far parte di questo progetto, che prese allora il nome di progetto Drop out, 4 anni fa.
L’anno successivo da questa stessa esperienza prende avvio il progetto "Provaci ancora Sam". Si tratta di 5 moduli localizzati in quartieri diversi della città, seguiti dall’educativa territoriale, dal volontariato e da 4 insegnanti di 4 aree trasversali, l’area linguistica, l’area logico-matematico, l’area motoria e l’area tecnologico-espressiva. Per cui noi, che siamo insegnanti di scuola media distaccati su questo progetto, lavoriamo a turno in compresenza con gli educatori, che sono poi operatori di cooperative di volontari che vengono retribuiti dall’istituto Pio San Paolo e dal Comune di Torino.
Angelisa Gualco. Le sedi non sono scolastiche; le aulette sono locali messi a disposizione dal Comune di Torino o dalle circoscrizioni, ma insomma fuori dalla scuola.
Quello che c’è da dire è che poi i ragazzi fanno l’esame finale con noi, cioè sostengono l’esame di terza media non come privatisti in una scuola qualunque, ma hanno diritto a fare gli esami con gli insegnanti che li hanno seguiti durante tutto l’anno, quindi hanno un programma diverso, hanno delle prove diverse, hanno questo in più. Mentre prima l’educativa li preparava all’esame poi li rimetteva in varie scuole ognuna con il suo programma, quest’anno, da quando si è attivata anche la scuola, lavoriamo con loro tutto l’anno e danno l’esame finale con noi.
L’iniziativa è rivolta esclusivamente a chi ha superato l’età dell’obbligo scolastico?
Angelisa. Non necessariamente. Il progetto è rivolto a ragazzi che abbiano 13-14 anni, pluriripetenti. Per cui se un tredicenne è ancora in prima media o un quattordicenne in seconda, può essere inserito all’interno di questo progetto. Le segnalazioni dei casi passano attraverso le assistenti sociali e quindi i servizi socio-assistenziali; le varie scuole comunicano i casi di inadempienza o di questi ragazzi che non si presentano più perché bocciati tante volte; la raccolta viene poi fatta dall’educativa di territorio che raccoglie questi nomi, contatta questi ragazzi, fa un colloquio con loro e con le famiglie e poi assieme si decide se hanno i requisiti o meno per essere ammessi a questo progetto. La decisione avviene quindi collegialmente, c’è una riunione in cui si dice: i casi segnalati sono questi, normalmente non sono mai più di 8 per modulo, quindi 40 ragazzi in un anno; l’anno scorso erano 4 quindi 32-36, perché possono esserci moduli anche con 9-10 persone, ma non di più perché non sarebbero gestibili.
Adelina. Il dato positivo è che questi ragazzi, che avevano un basso tasso di frequenza a scuola, in questa nuova realtà in genere frequentano. Ciò anche grazie alla presenza degli educatori, che si occupano proprio dell’efficacia di questo servizio, nel senso che telefonano a casa, seguono le famiglie, anche se perlopiù i ragazzi vengono spontaneamente perché trovano un ambiente che non li emargina.
Angelisa. Sì in genere, non se ne perdono: il numero iniziale è quasi sempre quello finale, almeno da questo punto di vista un risultato c’è, nel senso che è difficile che qualcuno sparisca nelle nebbie e non si faccia più vedere.
Adelina. Su 40 ne perdiamo uno...
Angelisa. E poi dipende, anche lì. E’ chiaro che non tutte le situazioni sono uguali; la resa dei ragazzi a volte è molto buona, a volte mediocre, a volte lascia tantissimo a desiderare; la situazione è legata a tanti fattori, è abbastanza aleatoria, non puoi mai prevedere come sarà; l’anno scorso abbiamo avuto un modulo terribile, in cui qualunque cosa fatta è stata un vero fallimento su tutta la linea; altri che invece funzionano e hanno risposte positive.
Adelina. Nel modulo dell’anno scorso in effetti c’è stata proprio una risposta di tipo distruttivo, con raga ...[continua]
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