Professore, perché è importante salvaguardare il patrimonio urbanistico ed architettonico, anche quello ‘meno appariscente’, come può essere la pavimentazione di un piccolo centro della Tuscia come Vetralla?
Le pavimentazioni sono, come tutti sanno, l’elemento fondamentale nella caratterizzazione ambientale dei centri antichi, nella determinazione del rapporto tra gli edifici, le strade, gli spazi privati e gli spazi pubblici, e sono sempre state apprezzate, fotografate e anche studiate in passato.
Al di là della più o meno antica datazione delle nostre pavimentazioni, noi abbiamo assistito negli ultimi decenni a una loro progressiva scomparsa dovuta a motivi di viabilità, di rifacimento di fognature, o anche a interessi economici contrastanti. In definitiva, però, questa specie di catastrofe è potuta avvenire perché le pavimentazioni antiche non sono vincolate, non rientrano in quei beni architettonici che la sovrintendenza tutela e scheda. Sono state distrutte pavimentazioni recenti, di nessun valore, e pavimentazioni dell’inizio del ‘900, dell’800, del ‘700 e anche più antiche, senza che ci sia mai stato un movimento, neanche da parte degli studiosi, per salvarle.
D’altra parte le pavimentazioni sono in buona compagnia perché anche le mura dei centri storici, salvo casi speciali, non sono normalmente tutelate; non sono tutelate le case private, per cui sono scomparse anche moltissime case e torri medievali, e sempre perché la sovrintendenza non le ha considerate e non le ha incluse nei propri elenchi. Quindi il problema delle pavimentazioni è un problema che s’inserisce in una mancanza di tutela complessiva sui centri storici, soprattutto su quelli minori, su quelli meno studiati e che hanno meno notorietà turistica.
Perché è così difficile far comprendere agli amministratori che il tipo di pavimentazione che caratterizza un centro antico è un elemento chiave del volto urbanistico ed estetico di una città?
Questo è un caso del tutto normale. Che un’amministrazione non capisca i problemi delle pavimentazioni come noi vorremmo che le capisse è un fatto diffuso dappertutto, tanto è vero che al Nord, come al Sud, come al Centro le pavimentazioni vengono tranquillamente distrutte. Ricordo qualche anno fa un convegno tenutosi a Cervia, città fondata alla fine del ‘600, un monumento importante perché rientra nella categoria delle nuove fondazioni; nella zona, per pavimentare gli spazi pubblici, si usavano i ciottoli; la grande piazza principale di Cervia era stata da tempo asfaltata e c’era un progetto per rifare una nuova pavimentazione secondo un nuovo disegno e nuovi materiali. Il Comune negava che esistesse la pavimentazione antica sotto l’asfalto, senonché l’asfalto si rompeva e quindi dai buchi si vedevano benissimo i ciotoli che risalivano per lo meno a un secolo fa.
Quindi c’è ignoranza, malafede, ma, soprattutto, mancanza di tutela, perché se è l’organo della tutela a disinteressarsene, a maggior ragione i Comuni, che hanno altri interessi, sono autorizzati a fare quello che loro conviene.
Teniamo presente che sono state rovinate anche piazze importantissime, come le piazze umbre, circondate da monumenti addirittura romani, come la piazza di Assisi, oppure da monumenti medievali come le piazze di Foligno, e di Perugia. Tutte piazze nelle quali la pavimentazione, che magari non era antichissima, è stata distrutta e sostituita con pavimentazioni moderne, quindi spianata, regolarizzata, con il risultato che abbiamo questi monumenti sempre più spaesati perché non c’è più un supporto che ci dia qualche indicazione di un’epoca più antica.
Nella stessa Piazza della Signoria a Firenze, lo sapete, la pavimentazione è stata buttata via, venduta e rubata, dopodiché hanno usato lo stesso materiale. Ma il materiale, la roccia, è sempre vecchio: ha q ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!