Luca Ricolfi, sociologo e docente universitario, recentemente ha pubblicato La frattura etica. Saggio sulle basi etiche dei poli elettorali (Trauben 2001), consultabile anche alla pagina web www.polix.it.

Lei ha condotto una ricerca per individuare quali differenze esistano tra gli italiani dal punto di vista morale, e se queste siano legate alle scelte politiche, partitiche, se insomma siano riferibili alla dicotomia tra destra e sinistra. Ce ne può parlare?
La spinta a fare la ricerca è venuta anche dalle mie perplessità sul doppio appello morale lanciato in questi mesi da due uomini diversissimi come Berlusconi e Bobbio, entrambi convinti che sia un “dovere morale” votare per la propria parte politica.
Pur avendo non pochi dubbi su quel che chiamo il “modello BB”, ossia la credenza che il proprio avversario politico metta in forse la democrazia, non mi sento di escludere che -in modi che occorre studiare e capire- per molti italiani la scelta fra destra e sinistra si presenti davvero come un’opzione morale.
Di qui l’idea di fare una ricerca empirica sui nessi fra morale e politica o, più esattamente, su quelle che io chiamo “le basi etiche dei poli elettorali”.
Vorrei, innanzitutto, precisare che cosa intendo per differenze di tipo morale o etico.
Nella letteratura di solito questo problema viene studiato con delle liste di comportamenti e con la richiesta agli intervistati di esprimere dei giudizi di ammissibilità su tali comportamenti. Tipo non pagare il biglietto in tram, oppure tradire il coniuge, avere relazioni omosessuali, inquinare, insomma comportamenti individuali.
Invece noi abbiamo ritenuto, in primo luogo, che la lista dei comportamenti fosse gravemente incompleta, e quindi abbiamo cambiato le liste standard che si usano in questi casi. Per esempio, mettendo molta più ecologia, educazione dei figli, e anche bioetica, tematiche che solo nelle più recenti ricerche si cominciano a prendere in considerazione. E anche qualcosa proprio sul consumismo.
L’altro cambiamento riguarda il fatto che noi non consideriamo solo i comportamenti, ma anche le norme sociali e gli assetti collettivi. Per esempio, la pena di morte non è un comportamento, è un possibile assetto istituzionale; ci sono società in cui è prevista, altre in cui non lo è. Oppure l’arresto degli immigrati clandestini, che di nuovo è un problema di regole.
Quindi per etica noi intendiamo sia comportamenti individuali sia assetti collettivi.
Nel questionario c’erano 52 domande, di cui 10 su assetti collettivi e norme generali, e 42 su comportamenti individuali.
Un’altra particolarità del nostro questionario è che con esso abbiamo cercato di studiare anche un fenomeno poco indagato finora, che è quello del “doppio registro morale”. Cioè di quell’atteggiamento per cui si differenzia nettamente ciò che è giusto per se stessi da ciò che si accetta negli altri. Per cui può succedere che una persona ritenga un comportamento inammissibile per sé, ma sia perfettamente disponibile ad accettarlo negli altri.
Il tipico esempio è tradire il coniuge. Uno può dire: “per me è sbagliato, però se un altro sceglie un comportamento di questo genere io non lo disapprovo, non lo critico né tantomeno lo disprezzo”.
Per rilevare il doppio registro morale noi abbiamo costruito una batteria di 5 comportamenti apposita, capace di rilevare se una persona usi o non usi un doppio registro morale, e se sì in che misura, nell’ipotesi che questo potesse essere correlato a una delle parti politiche, in particolare alla sinistra. E in effetti la ricerca ha confermato questa ipotesi.
Bisogna poi essere molto prudenti nelle interpretazioni, perché quasi tutte le distinzioni che abbiamo trovato non sono facili da tradurre.
Per esempio, lei può interpretare il doppio registro morale come una forma di tolleranza, e quindi dargli una connotazione positiva. Però si può benissimo interpretarlo anche come relativismo morale e opportunismo, cioè non voler mai prendere posizione, tollerare tutto.
Allora che sia tolleranza o relativismo nessuno può stabilirlo a priori, perlomeno non con strumenti di questo genere. Per cui bisogna far molta attenzione poi nell’interpretazione dei risultati. Parte della ricerca è consistita proprio nel discutere il senso delle opposizioni che emergevano.
Una ricerca quindi un po’ diversa da quelle standard, con strumenti rinnovati, con la novità di aggiungere agli items comportamentali quelli sugli assetti collettivi ...[continua]

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